Inciviltà, ignoranza e alienazione: la crisi dell’Occidente
Written by Pino Rotta, 24 marzo 2025
di Pino Rotta
(in eglish https://www.heliosmag.it/?p=1020)
Ci sono momenti storici in cui avvengono cambiamenti culturali che in anni precedenti sarebbero stati considerati impossibili. Uno tra i tanti è la fiducia nel progresso, l’ottimismo verso il futuro L’Occidente ha vissuto questo tipo di condizione di fiducia nel futuro negli anni tra il 1950 e il 1970. Dal 1980 al 2000 comincia una ristrutturazione delle strategia di espansione del Capitalismo, che in seguito verrà conosciuta con il termine di “Globalizzazione” (questi periodi per motivi non scientificamente dimostrati, ma solo per constatazione empirica, osserviamo che si alternano circa ogni venti anni).La c.d. globalizzazione non è altro che l’evoluzione del Capitalismo che dal primario contesto euroatlantico, si dilata verso tutti gli altri paesi sia collaterali alla potenza militare e finanziaria americana che in Paesi che hanno una trasformazione, anche violenta, come ad esempio l’ex Unione Sovietica che ti trasforma in pochi anni in una finta democrazia oligarchica con il puro accaparramento dei centri di controllo che passano dal vertice dell’ex PCUS ai suoi dirigenti che in questi anni si impossessano delle ricchezze e delle strutture produttive del Paese e diventano i nuovi oligarchi di questa finta democrazia. In questa violenta trasformazione la nuova Repubblica di Russia perde il controllo di paesi di fondamentale importanza come la Romania, la Polonia, l’Ungheria, la Bulgaria e i Paesi Baltici, che lentamente vengono assorbiti nell’Unione europea, pur non condividendone ne i valori liberali e socialdemocratici ne la tradizione laica e libertaria (ho pubblicato queste analisi nel saggio POTERE Governare con la paura, edito nel 2012).Intanto Paesi come la Cina, che rimane formalmente comunista ma nella sostanza si trasforma in un vero monopolio capitalista, proprio grazie a questa forma di accentramento e controllo sia della politica che dell’economia comincia a sviluppare una sua potenza industriale e commerciale. La voracità della globalizzazione non risparmia paesi come l’India o come i paesi dell’America Latina. Nella società occidentale il contraccolpo di questa globalizzazione del capitalismo ha come risultato il depauperamento delle strutture industriali che, anche grazie al vorticoso processo di innovazione tecnologica, vengono delocalizzate spostandosi prima verso i nuovi arrivati dell’ex Unione sovietica, e poi verso l’India, i Balcani e l’America LatinaNiente industrie, niente lavoro, niente gettito fiscale e niente investimenti nello stato sociale. In particolare l’Unione Europea, cuore della civiltà socialdemocratica e laica, fondata proprio sulla preminenza della difesa dello stato sociale, diventa preda delle speculazioni bancarie che prima si impossessano dei debiti industriali e poi dei debiti degli Stati arrivando alla fine a essere nelle condizioni di dettarne le scelte, sostituendosi alle istituzioni democratiche che, nel loro tentativo di mantenere il livello di benessere preesistente, aumentano il debito e subiscono una sconfitta clamorosa che si trasforma col tempo in disagio e rabbia sociale, sapientemente indirizzata non contro il capitalismo ma proprio contro la concezione socialdemocratica, laica e libertaria.
Mentre il processo di globalizzazione, con la sua innata caratterizzazione corruttiva e amorale, continua il suo sviluppo a livello mondiale, rivelando il volto storicamente imperialista e guerrafondaio. La società occidentale, soprattutto i ceti popolari e della borghesia, si impoveriscono e cadono in un vortice di irrazionalità innescato dallo svuotamento delle agenzie educative e di una potente macchina di omologazione culturale che si è impadronita di tutti i mezzi di comunicazione da quelli tradizionali come le televisioni a quelli più attuali rappresentati dai socialnetwork. Si arriva al punto che “l’impotente” Commissione europea deve emanare delle direttive contro l’uso del linguaggio di odio razziale, omofobo e sessista. Come se si potesse per legge cambiare la cultura di massa ormai devastata dalla rabbia e dall’ignoranza e fermare l’assassinio di donne omosessuali e la discriminazione razziale e sessuale con una direttiva! La guerra tra poveri si manifesta nelle azioni di violenza contro i più poveri e i diversi che sono stati indotti ad essere considerati “il nemico” (con cinica scelta di convenienza partitica o economica dai lacchè reazionari del capitalismo che si dimostra in compenso molto generoso nei loro confronti!).