Salute e Nutrizione (a cura del dott. Antonio Calabrò)
Written by Pino Rotta, 11 dicembre 2024
ERNIA IATALE
Oggi parliamo di ernia itale.
Intanto perché si chiama ernia iatale? Ernia perché vuol dire che un viscere quindi un organo o magari anche un tessuto fuoriesce dalla cavità che dovrebbe contenerlo mentre iatale si riferisce allo iato diaframmatico esofageo che è praticamente un foro fatto apposta perché l’esofago passi per il diaframma. Questo foro chiamato iato diaframmatico esofageo è di solito stretto o perlomeno dell’ampiezza giusta per far sì che non ci passi qualcosa che non dovrebbe passarci. Nell’ernia iatale questo foro si dilatata e come possiamo immaginare questo permette al viscere in questo caso allo stomaco di risalire. Quindi ricapitolando: ernia perché lo stomaco va dove non deve andare e iatale perché lo iato diaframmatico esofageo è preso in causa. Adesso che abbiamo capito di cosa si tratta vediamo di analizzarne i tipi che sono due: l’ernia da scivolamento e l’ernia paraesofagea. L’ernia da scivolamento è il tipo di ernia iatale più comune e se ne parla nella stragrande maggioranza dei casi in presenza di soggetti che sono affetti da obesità ma anche sovrappeso. In questo tipo di ernia la parte di stomaco che sale e va dove non deve andare comprende anche il cardias.
Il cardias è un orifizio che mette in comunicazione lo stomaco e l’esofago e ha il compito di regolare l’entrata del bolo alimentare nello stomaco ed impedire la risalita dei succhi gastrici. Come dicevamo prima quando il cardias risale non trovandosi più nella sua posizione fisiologica non svolge più le sue funzioni come dovrebbe e come avrete già capito ecco che compare il famosissimo reflusso gastroesofageo. Il secondo tipo di ernia iatale prende il nome come abbiamo detto prima di ernia paraesofagea oppure ernia da rotazione. Questa è molto meno comune però la situazione comincia a farsi più seria. Qui il cardias non va da nessuna parte però il fondo dello stomaco (la parte alta) sale tanto da andarsi a posizionare accanto all’esofago. E’ vero che in questo caso non si presenta il reflusso gastroesofageo però il suo posto viene preso da una situazioni molto più serie questo perché la corretta irrorazione sanguigna allo stomaco è ostacolata. In realtà esiste anche un terzo tipo di ernia iatale che prende il nome di ernia mista che possiamo considerare come una sorta di fusione tra le caratteristiche di quelle precedenti. Adesso cerchiamo di capire quali sono le cause dell’ernia iatale. L’ernia iatale può essere collegata tra le altre cose a una perdita di elasticità dei tessuti ed è proprio per questo motivo che questa condizione è molto più probabile che si verifichi tra le persone anziane. Un’altra delle cause è quando la pressione intraddominale aumenta fino a diventare più di quella diaframmatica ed è proprio per questo motivo che prima abbiamo nominato sovrappeso e obesità. Ricordiamoci però che per esempio anche il fumo può predisporre alla sua comparsa. Per quanto riguarda i sintomi penso che li conosciamo un po’ tutti: bruciore di stomaco, difficoltà a deglutire, alitosi… però teniamo anche a mente che la situazione può anche essere asintomatica. Se sospetti di soffrire di questa condizione i metodi più sicuri per accertarsi che ci sia davvero sono il fare una radiografia oppure una endoscopia. Per quanto riguarda il trattamento questo dipende dalla gravità della situazione di sicuro possiamo cominciare riducendo la pressione sullo stomaco magari dimagrendo se è il caso e anche indossando degli indumenti più comodi poi ovviamente dobbiamo curare la dieta e l’approccio che abbiamo a quest’ultima, dobbiamo Infatti cercare di limitare gli alimenti che aumentano l’acidità gastrica e magari evitare anche pasti troppo ricchi in termini di quantità. Se questo non basta si procede con l’approccio farmacologico di solito si impiegano dei farmaci antiacidi appunto per ridurre l’acidità gastrica e anche inibitori della pompa protonica per ridurre la secrezione di acido cloridrico. Se ancora tutto questo dovesse non bastare purtroppo si parla di operazione chirurgica. Anche oggi vi ringrazio per essere stati con me, detto questo statemi bene e ci vediamo alla prossima.
SCOLIOSI
Oggi parliamo Un po’ di scoliosi, sono sicuro ne abbiate già sentito parlare soprattutto associata ai nostri ragazzi infatti la scoliosi idiopatica adolescenziale è la forma più comune secondo l’American Association of Neurological Surgeons. Andiamo per gradi però adesso andremo a capire insieme che cos’è la scoliosi come possiamo individuarla e come possiamo trattarla. La scoliosi è una deformità strutturale della colonna vertebrale che si configurano una deviazione laterale spesso associata a una rotazione vertebrale. La scoliosi è nell’80% dei casi idiopatica questo vuol dire che non ne conosciamo la causa. C’è da dire però che si suppone comunque che questa causa sia multifattoriale. Se però non parliamo di scoliosi idiopatica allora in quel caso la causa potrebbe essere per esempio attribuita a difetti congeniti oppure a eventi traumatici. Come abbiamo accennato prima la scoliosi viene suddivisa in categorie in base all’età del paziente. Abbiamo quella Infantile fino ai 3 anni, quella giovanile dai 4 ai 10, quella adolescenziale dagli 11 ai 18 e poi per gli adulti dai 18 in su. La scoliosi viene misurata in gradi Cobb che è tutt’oggi lo standard per la valutazione della scoliosi. Tuttavia È un criterio che non è perfetto per esempio prima abbiamo avuto modo di capire come la scoliosi sia una patologia tridimensionale questo vuol dire che si sviluppa su tre piani dello spazio, capiamo quindi come i gradi Cobb non siano sufficienti a darci un quadro completo e questo è solo uno tra i limiti che presenta l’angolo di Cobb, ma allora se è imperfetto perché lo utilizziamo? Lo utilizziamo perché è un tassello importante in un grande puzzle, infatti durante la visita medica vengono presi in considerazione tantissimi altri aspetti e non solo i gradi Cobb. Ovviamente l’immagine più chiara ci viene fornita dalle indagini strumentali ma come faccio a capire se è il caso che io approfondisca? Quali sono i segni, quali sono i sintomi che mi possono far capire
che forse si tratta di scoliosi? Potremmo citare per esempio un’asimmetria dei fianchi oppure l’avere una scapola più in alto rispetto all’altra oppure più prominente. Adesso arriviamo alla parte più importante e cioè come possiamo trattare la scoliosi? Il trattamento varia in base alla gravità della situazione quindi ovviamente prendiamo in grande considerazione i gradi della scoliosi ma non è l’unica cosa sulla quale porre l’accetto Infatti è anche importante considerare l’età per capire se stiamo ancora crescendo. Se ci troviamo davanti a un caso lieve potrebbe risultare bastevole un approccio posturale oppure il praticare dell’attività fisica. Tra i 25 e i 40 gradi si può intervenire con la chinesiterapia però se la situazione è più grave per esempio ci troviamo davanti a un adolescente che sta ancora crescendo potrebbe esserci bisogno dell’impiego di un corsetto ortopedico. Ovviamente il corsetto ortopedico non raddrizza la schiena però con questo approccio cerchiamo di evitare che la situazione peggiori. Per i casi più gravi di solito oltre i 40 gradi si parla purtroppo di operazione chirurgica. Sono molto felice di comunicarvi che questo video è realizzato in collaborazione con la rivista scientifica “Helios Magazine” Per me è stato un grande piacere parlare un po’ di scoliosi anche perché è un altro modo per fare sensibilizzazione. Questo è un argomento che mi sta particolarmente a cuore Infatti io stesso mi sono spesso occupato di organizzare degli screening al fine di individuare la scoliosi in tempo.