
Solitudine e impotenza
Written by Pino Rotta, 15 febbraio 2025

Una moltitudine di persone rivolge il pensiero ad un passato, spesso neanche vissuto personalmente, come un’era di benessere e di giustizia.
Sarebbe troppo facile dimostrare le atrocità che il passato, vicino e lontano, ci ha lasciato, quello che invece, a mio avviso, è interessante è capire il perché di questa visione collettiva. Una visione che finisce per indirizzare scelte politiche, negare i valori umani delle tanto decantate “radici” e del rispetto del “prossimo tuo” e del diverso.
Questo processo, per quanto costruito con un’operazione revisionista che dura da 30 anni, è piuttosto semplice però da capire.
A cominciare dalle proposte di riqualificazione urbanistica, fino alla organizzazione dei sistemi educativi, del senso e dell’azione che ci rende partecipi delle città o luoghi in cui viviamo, è molto raro che si sentano discorsi sensati di innovazione. Molto più facile (proprio per l’affetto agli anni belli della propria gioventù ormai andata) è proporre di ricostruire realtà che a quel passato si rifacciano. Dovrebbe far sentire più sicuri ed appagati “ricostruire” il passato con nuovi mattoni e vecchi ideali.
Il problema che questo processo non funziona, per un fatto oggettivo, storico: il passato non si può riproporre! Si può riproporre una falsa immagine e pessima configurazione di vecchi ricordi e luoghi della memoria costruiti con il vecchio caro cemento!
La nostalgia alla fine non portando risultati, o meglio portandone di pessimi risultati, produce alienazione, frustrazione e rabbia che, casi molto comuni ormai, si rivolge verso i soggetti deboli, le donne, gli stranieri, i diversi per qualunque condizione.
Come sempre succede nella storia (ma non essendo più abituati a studiarla “i nostalgici” non ne colgono le connessioni) sono le generazioni che rompono questi schemi che potranno ridefinire il futuro. Sono i giovani nati dalla fine degli anni ’80. Loro stanno crescendo e non accettano più supini e impotenti come le generazioni precedenti, l’ineluttabilità dello status quo!

Questi giovani, in un mondo che solo apparentemente è più difficile e rischioso del mondo degli anni passati, affrontano sempre più numerosi la sfida della conoscenza, del viaggio “senza guide turistiche” dell’innovazione tecnologica come mezzo e non come fine e hanno una consapevolezza reale della comune appartenenza dell’umanità ad un unico Pianeta: La Terra.
Sono loro che sfidano le ingiustizie mettendo in gioco la propria vita e non stando dietro una tastiera a scrivere sentenze e inutili opinioni.
L’impotenza dei nostalgici li lascia prigionieri in una dimensione irreale e li condanna alla solitudine, ad un pessimismo che nascondono inventandosi insignificanti “adunate” che fanno sorridere con compassione.
Certo i giovani sono ancora pochi e non hanno il potere di incidere sulle decisioni politiche, ma parliamo dei giovani del Vecchio Continente, ma questi stessi giovani viaggiano, incontrano, si battono al fianco dei giovani di continenti dove i giovani sono la maggioranza.
Non si ha la presunzione di fare profezie, non sappiamo quale sarà il futuro che ci attende tra dieci o venti anni. Ma un saggio una volta disse: fino a trent’anni puoi creare dopo cominci ad essere o un “insegnate” o uno spettatore dei quello che il mondo sta diventando sotto i tuoi occhi.