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Medio Oriente: dagli Accordi Segreti di Sykes-Picot alla Risoluzione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite del 29 novembre 1947 (a cura del Prof. Antonio Francesco Badolato)


Prima Parte: gli Accordi Segreti di Sykes-Picot – Gli accordi segreti di Sykes-Picot sono un’intesa segreta del 1916 fra l’Inghilterra, rappresentata da M. Sykes 1879-1918, e la Francia, rappresentata da F. G. Picot 1870-1951, con l’assenso dell’Impero Russo, per decidere le rispettive sfere d’influenza e di controllo in Medio Oriente, considerato l’imminente crollo dell’Impero Ottomano. All’Inghilterra fu riconosciuto il controllo, diretto e indiretto, di un’area comprendente la Giordania attuale e l’Iraq meridionale, con l’accesso al mare attraverso il porto di Haifa, alla Francia la Siria, il Libano, l’Anatolia sudorientale e l’Iraq settentrionale, alla Russia Costantinopoli con gli Stretti del Bosforo, dei Dardanelli e l’Armenia. Il resto della Palestina restava sotto il controllo internazionale. Tale Intesa smentiva l’Accordo Husain-McMahon del 1915, e fu poi parzialmente modificata dai Trattati del primo dopoguerra. – Le origini del processo di disfacimento dell’Impero Ottomano –La morte del Sultano Solimano avviò la disgregazione dell’Impero Ottomano, e sotto i suoi successori ebbe inizio la lentissima decadenza dell’Impero, che si accompagnò ad azioni aggressive e guerre contro gli Stati rivali, in particolare, contro la Repubblica Marinara di Venezia e l’Impero degli Asburgo. Inoltre, con l’appoggio dei Corsari Barbareschi, l’Impero Ottomano minacciò i traffici in tutto il Mediterraneo, conquistò Rodi nel 1522 e assediò, invano, Malta nel 1565. La sconfitta navale subita a Lepanto nel 1571, ad opera di un’ampia coalizione europea, mise fine al mito dell’imbattibilità dell’Impero Ottomano, ma fu compensata, in quello stesso anno, dalla conquista di Cipro e, successivamente, dal possesso della Tunisia e dello Yemen. Nel XVII secolo, il Sultano Murad IV riprese le conquiste in Asia, mentre, nel Mediterraneo la seconda metà del secolo fu segnata dalla lunga guerra di Candia, ultima roccaforte veneziana nell’Egeo, conquistata definitivamente dall’Impero Ottomano nel 1669. Già prima della fine del XVII secolo l’Impero Ottomano subì le prime perdite territoriali. Dopo il vano assedio di Vienna nel 1683, nel 1697 subì la perdita dell’Ungheria e della Transilvania, nonché, quella temporanea della Morea, che era stata riconquistata da Venezia, dalle campagne dell’ex-Doge Francesco Morosini. Vent’anni dopo, il Trattato di Passarowitz nel 1718 comportò la perdita di parte della Serbia in favore dell’Austria, inoltre, la Russia Imperiale degli Zar cominciava a premere sulle frontiere dell’Impero Ottomano. Le guerre Russo-Turche del 1768-1774 e del 1787-1792 si conclusero con la perdita della Crimea determinando l’estensione dell’influenza della Russia Imperiale degli Zar sul Mar Nero e sui Balcani. La campagna di Napoleone Buonaparte in Egitto del 1798 disgregò l’autorità dell’Impero Ottomano in Africa, fino alla concessione dell’autonomia all’Egitto nel 1805. – La dissoluzione dell’impero Ottomano – Il carattere autoritario dell’Impero Ottomano e la tragica vicenda del massacro degli Armeni, iniziato alla fine del XIX secolo, contribuirono a determinare l’indignazione della Comunità Internazionale. Nel 1909, con la Rivoluzione dei Giovani Turchi, fu deposto il Sultano ‛Abd ul-Ḥamī´d e fu costituito un regime costituzionale sotto Maometto V, che ben presto, degenerò in senso autoritario. Nel Frattempo, con la Guerra Italo-Turca del 1911-1912, fu perduta dall’Impero Ottomano la Libia e con le due Guerre Balcaniche del 1912 e del 1913 la Tracia occidentale, le ultime isole della Grecia e dell’Egeo e l’Albania. La Prima Guerra Mondiale contribuì alla fase finale della crisi dell’Impero Ottomano, alleato con gli Imperi Centrali. Tra il 1916 e il 1918, con l’autonomia di fatto di tutti i Paesi Arabi, Siria, Palestina, Mesopotamia e Arabia, il Trattato di Sèvres del 1920 mise in crisi l’unità e l’indipendenza stessa dell’Impero Ottomano.

Parte Seconda: la Risoluzione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite del 29 novembre 1947 – Il piano approvato dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 29 novembre 1947, per la spartizione della Palestina in due Stati, uno Stato Ebraico e uno Stato Arabo, con Gerusalemme che sarebbe stata un corpus separatum sotto l’amministrazione delle Nazioni Unite, fu approvato, dopo lunghi negoziati preliminari, a larga maggioranza dagli Stati aderenti all’ONU. Il Piano fu accettato dallo Stato Ebraico e respinto dalla Lega Araba e non è stato mai realizzato completamente.

Le Guerre Arabo-Israeliane Guerre che si combatterono tra gli Arabi e gli Israeliani tra il 1948 e il 1973. – La Prima Guerra trovò la sua maggiore premessa nel rifiuto da parte di tutti gli Stati Arabi di accettare la spartizione della Palestina deliberata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite con la risoluzione del 29 novembre 1947. Il giorno successivo la proclamazione d’Indipendenza dello Stato d’Israele, il 15 maggio 1948, gli Stati della Lega Araba, Arabia Saudita, Egitto, Iraq, Libano, Siria, Transgiordania e Yemen, attaccarono il territorio dello Stato Ebraico. Malgrado le strutture inadeguate del proprio esercito, Israele fronteggiò e sbaragliò le forze nemiche e invase la Penisola del Sinai. La Prima Guerra Arabo-Israeliana ebbe fine con la tregua del luglio 1948, che permise a Israele di incorporare nei propri confini la Galilea orientale, il Negev e una parte di Gerusalemme. Nel 1949 lo Stato d’Israele stipulò, separatamente, trattati di armistizio con ognuno degli Stati della Lega Araba. La Seconda Guerra Arabo-Israeliana scoppiò a seguito della nazionalizzazione del Canale di Suez ad opera del Presidente dello Stato Egiziano Nasser il 26 luglio 1956. L’Esercito Israeliano, considerata la difficile posizione internazionale in cui venne a trovarsi l’Egitto, approfittò per realizzare una fulminea avanzata nel Sinai fino al Canale di Suez tra il 29 ottobre e il 5 novembre del 1956. La situazione si complicò con l’intervento militare di Francia e Gran Bretagna il 30 ottobre 1956, i cui interessi erano stati colpiti dalla nazionalizzazione del Canale di Suez da parte dell’Egitto. Tale intervento fu duramente condannato dall’ONU, in particolare, dagli USA e dall’URSS, che, finite le ostilità il 9 novembre, inviò in Egitto un corpo di spedizione costringendo al ritiro le forze armate di Francia, Gran Bretagna e Israele. Allo Stato ebraico si riconosceva, tuttavia, il diritto di accedere per i suoi traffici al porto di Eilat sul Mar Rosso. La situazione tornò critica nel maggio 1967, quando il Presidente Egiziano Nasser chiese il ritiro dei caschi blu dislocati lungo la frontiera del Sinai e decise di bloccare gli Stretti di Tiran, bloccando il traffico navale nel Golfo di Aqabah e quindi anche il porto israeliano di Eilat. Il 5 giugno 1967 Israele aprì le ostilità, protrattesi fino al 10 giugno 1967, con un attacco aereo su vasta scala, che portò alla distruzione dell’aviazione militare egiziana che non riuscì nemmeno a decollare. Iniziò così la Terza Guerra Arabo-Israeliana, detta Guerra dei Sei Giorni. Le Forze Armate Israeliane occuparono Gaza e il Sinai dell’Egitto, la Cisgiordania e la parte araba di Gerusalemme, occupata nella Prima Guerra Arabo-Israeliana dalla Giordania, e gli Altipiani del Golan della Siria. La Guerra dei Sei Giorni ebbe fine con la Risoluzione n. 242 del 22 novembre 1967 del Consiglio di Sicurezza dell’ONU, a cui avrebbero fatto riferimento tutte le successive iniziative di pace nella regione.

Bibliografia

Enciclopedia Treccani e Testi Universitari di Storia Contemporanea.

Antonio Francesco Badolato

Curriculum Vitae et Studiorum

In prepensionamento nel 2019 e in pensione dal 2023:

Libero Docente e Docente Formatore;

Cultura Classica;

Capitano in c.do del Corpo Militare SMOM;

Banca MPS Docente Formatore ex-Funzionario Procuratore ed ex-Direttore del Settore Formazione;

Socio Benemerito dell’ANIOC;

Cavaliere Nominato con Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri;

Cavaliere di Merito dello SMOC di S. Giorgio;

Croce Alleata della Federation des Combattants Allies en Europe;

Medaglia di Fedeltà dell’ANC;

Medaglia Europea della FIDCA;

Nastrino di Merito Covid-19 dello Stato Maggiore della Difesa;

Socio dell’UNUCI;

Socio e Medaglia di Fedeltà dell’ANC;

Socio del Circolo Ufficiali di Presidio;

Socio del Circolo Ufficiali della M.M. di Napoli;

Presidente Provinciale FIDCA (Ente Morale DPR 305/86);

Università “Federico II” Corso di Laurea in Economia e Commercio ad Indirizzo Economico-Pubblico;

Laurea in Scienze dell’Organizzazione (Patrocinio MIAA prot. 3233/91);

Abilitazione all’Insegnamento;

Università Popolare di Napoli Libero Docente di Economia Aziendale e di Economia Bancaria;

Università Popolare del Mediterraneo Direttore del Dipartimento di Studi Giuridici ed Economici;

Confederazione Nazionale Università Popolari Italiane (Personalità Giuridica DMURST 203/91);

Università degli Studi di Napoli “Federico II” Collaboratore Scientifico del Centro Interdipartimentale di Ricerca.

Napoli 31 gennaio 2024

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