Comunicare i sentimenti
Written by Salvatore Romeo, 7 novembre 2024
Le parole sono gli strumenti principali attraverso le quali ogni uomo si relaziona con l’altro, si conosce e si descrive la realtà in cui viviamo, interagendo con essa. Esse, seguendo una serie codificata di regole sintattiche, grammaticali e logiche, costituiscono quello che rappresenta la peculiarità fondamentale dell’essere umano, distinguendolo, probabilmente, tra le specie animali: il linguaggio. Il linguaggio è però anche il mezzo principale mediante cui in genere si possono esprimere stati d’animo, ideali, pregiudizi, discriminazioni o stereotipi che forniscono il quadro di ciò che ognuno di noi pensa rispetto agli altri o a determinate situazioni generali, per cui, quando parliamo o scriviamo, l’uso che facciamo delle parole riflette e influenza il nostro mondo interiore, le nostre idee, i nostri valori di riferimento e il nostro modo di essere in genere e di agire nel mondo e verso il mondo. Ciò avviene in virtù del fatto che il linguaggio veicola un messaggio portatore sia di una informazione (aspetto di contenuto) che di una dimensione emozionale (aspetto di relazione). Tuttavia, la nostra disposizione interiore e la sua espressione esteriore non si manifesta esclusivamente attraverso le parole, ma mediante un linguaggio molto più complesso, che comprende espressioni verbali, non verbali e paraverbali. Il linguaggio verbale rappresenta circa il 7% della forma di una comunicazione e ne esplicita il contenuto seguendo regole semantiche condivise da tutti. Il linguaggio paraverbale, o prosodia, costituisce circa il 38% di un dialogo e riguarda l’accentazione delle parole e il flusso di un discorso, considera il tono della voce, il volume, il timbro e la velocità dell’espressione verbale, comprese le pause e il silenzio, qualità che conferiscono coloriture e significati diversi ad una frase, anche, talora, in contrasto più o meno palese con quanto asserito attraverso il contenuto. Il linguaggio non-verbale costituisce, invece, con circa il 55% di tutta una conversazione, la parte preponderante di ciò che viene comunicato, soprattutto inconsapevolmente, e si avvale di una gamma di mezzi e di codici molto diversi ed eterogenei, comprendendo da semplici segnali chimici a complicati atteggiamenti e comportamenti cinestesici. I segnali non verbali sono aspecifici e comprendono i movimenti del corpo, ovvero la cinesica, la gestualità delle mani e le espressioni del viso, la distanza interpersonale, ossia la prossemica, e l’aspetto esteriore con cui una persona si presenta e si rappresenta, compresi l’abbigliamento e tutti gli oggetti di contorno con i quali abbiamo maggiore dimestichezza. Accanto a questi codici specifici, dobbiamo però considerare anche due altri tipi di espressione comunicativa, costituiti dai linguaggi delle arti figurative e musicali, i quali possiedono un’intima correlazione con l’inconscio, derivata dal fatto che condividono insieme un linguaggio immediato, aspecifico, allusivo, ricco di simboli, di allegorie, di metafore e di rappresentazioni mentali, e pertanto strettamente intrecciato con l’universo emozionale. L’arte pittorica si esprime per sua natura con immagini e allo stesso modo tutto il nostro pensare, il nostro dialogo interiore, i nostri sogni, che sono un film realizzato dall’inconscio, prendono forma sotto l’aspetto di immagini mentali. Per questo motivo, la pittura, sia nelle sue massime espressioni di opere d’arte, che nei semplici disegni realizzati dalle persone comuni, costituiscono un mezzo transizionale importante che mette in relazione il mondo interiore con l’universo sensibile. Un quadro o anche un banale disegno sono in grado di esprimere molti aspetti della personalità dell’autore, dei suoi stati d’animo e della sua visione della realtà, in quanto derivano dalla manifestazione di alcuni meccanismi di difesa dell’Io, quali la sublimazione e la proiezione. Se parlando del linguaggio paraverbale abbiamo usato termini come ritmo e tonalità del discorso, ambedue queste qualità appartengono eminentemente anche al linguaggio musicale. Ritmo e tonalità costituiscono insieme un codice di trasmissione molto efficace mediante il quale una determinata poetica altrimenti inesprimibile, oppure determinate disposizioni emotive, possono venire veicolate come messaggio comprensibile e percepibile dal compositore all’ascoltatore. Come ogni emozione ha il proprio corrispettivo espressivo sia nella fisiognomica che nella modulazione del linguaggio paraverbale, attraverso le intonazioni, il timbro, il volume e la velocità del discorso, così una successione di suoni che segue i medesimi criteri della comunicazione paraverbale può sortire, volontariamente o meno, lo stesso tipo di emozioni o risvegliare un dato sentimento, oppure ancora esprimerlo. L’associazione tra universo musicale e mondo emozionale suggerito dal termine tonalità è connaturata alla sostanza stessa della psichiatria, se consideriamo che la normalità o l’equilibrio psicologico vengono in genere descritti ricorrendo a concetti musicali e paragonandoli ad un sistema armonico tonale, mentre uno scompenso emotivo può essere descritto invece come una forma di dissonanza non risolta.L’indeterminatezza del linguaggio musicale è la caratteristica che conferisce alla musica la capacità, quasi esclusiva, di esplorare l’interiorità dell’essere umano, al di là delle tecniche psicoanalitiche, e soprattutto di esprimerla, comunicando sensazioni ed emozioni che le sole parole non riescono ad esprimere, soprattutto quando si tratta di emozioni primordiali, molto intense e preverbali. La musica probabilmente è l’unica arte espressiva, in virtù della sua assolutezza e universalità, che riesce ad attingere a repertori arcaici della memoria emotiva personale e collettiva ed a comunicarli in maniera indeterminata ma estremamente suggestiva. Ciò che non si riesce ad esprimere in termini verbali, per mancanza o incapacità delle parole, allora lo si può esprimere col canto o con la musica, ossia con un codice che, attraverso la memoria del sentire, è in grado di evocare immagini di esperienze vissute, desiderate o rimpiante. E’ un fatto, per esempio, che la tonalità Minore, specialmente se associata ad un tempo lento, evochi stati d’animo connessi alla tristezza, alla melanconia, all’angoscia o all’intimo raccoglimento in qualsiasi individuo e in quale che sia il suo orientamento emotivo del momento, mentre in linea generale, il modo Maggiore tende a suscitare sentimenti di allegria e di energica esuberanza.
Eccellente esposizione delle molteplici forme di linguaggio; acuta disamina dei toni musicali come espressioni della soggettiva interiorità.
Il commento è sempre ben accetto. La collaborazione del dott. Romeo per noi è un privilegio!