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Il falso stallo della guerra in Ucraina


Apparentemente l’approccio mediatico al 7 ottobre in Israele, l’attacco infame di Hamas ai civili, comprese donne, bambini, vecchi, ha oscurato i media sulla questione della guerra d’invasione della Russia in Ucraina. Non è la guerra che è diventata oscura: è l’informazione fra soft news e fake news.

Non ci sono governi di paesi indecisi. Non ci sono paesi disinformati. C’è il doppio livello da ognuna delle parti ingaggiata in un conflitto fra idee agenti in opposizione. Non c’è nessuna bilancia per pesare i due attanti sociali della guerra, non c’è la lettura dei bilanci di ciascuna parte che possa fornire la direzione per uscire dalla guerra e dal suo falso stallo.

Ci sono nel mondo due blocchi di potere in opposizione per il controllo planetario? Questa è la fake news del potere come tale, come causa: come padronanza sulla morte o come possessione della morte, come dominio o come impero. Come conquista dall’alto o come conquista dal basso. Nella linguistica di Carl Schmitt: come controrivoluzione o come rivoluzione. Padroni contro schiavi o schiavi contro padroni. Vivere per morire o morire per vivere: due negazioni della vita, della parola, dell’atto, per una sopravvivenza fra fatti arcaici (guerre di famiglia e guerre di tribù) e discorsi: novelle di Dio, dei re, dello stato, del popolo, dell’uomo.

Nessuno ha l’idea della pace. Igitur qui desiderat pacem, praeparet bellum (Vegezio). Si pace frui volumus, bellum gerendum (Cicerone). Si vis pacem, para bellum: formula anonima in questa versione. Machiavelli non riprende nessuna delle forme note, le cui modalità sono il desiderio e il volere. «Debba dunque uno principe non avere altro obietto né altro pensiero né prendere cosa alcuna per sua arte fuora della guerra» (Il Principe).  L’idea dell’idea situa la guerra in un dentro e in un fuori, fra amici e nemici.

Il motto è ripetutamente utilizzato negli studi politici e nelle relazioni internazionali per legittimare la guerra di difesa. La costituzione di un apparato militare contro il nemico, per evitare i conflitti, ogni guerra. Ogni tiranno è vittima e la sua è guerra di difesa. Hitler e Putin (copie imperfette di “Putler”) confermano la diagnostica di Carl Schmitt: distinguere l’amico dal nemico. Analizzare perché ogni tiranno è nell’indistinzione e non coglie i segnali che contano, come Cesare che non sospetta nulla in provenienza da Bruto, è un altro testo e non breve. Appena un cenno: i segnali delle malattie dette mortali arrivano quasi sempre inaspettate, inconcepibili, inanalizzabili.

Non è questione di analizzare il caso Putin e di analizzare il caso Zelensky. Non ci asteniamo da questa analisi, ma non perché ci sia una risposta o una profezia da trarre dalla stessa analisi.

Nessuna idea della pace indica che il cerchio denunciato come accerchiamento (nonostante la vastità della Russia, Putin si sente accerchiato) è un’ipostasi fantasmatica impiegata per rompere l’incantesimo della minaccia del nemico: ovvero per fare la guerra giusta di difesa del cerchio buono. Apparentemente l’islam sarebbe messo a soqquadro dagli ebrei: 2 miliardi di islamici sarebbero sotto schiaffo di nemmeno una decina di milioni di ebrei. Putin con circa 150 milioni di abitanti in Russia, la nazione più vasta del pianeta, è accerchiato da 700 milioni di occidentali? Intanto Vladimir dovrebbe depennare i quasi 60 milioni di italiani, che da Trebaselghe a Rovereto lo ospiterebbero volentieri. Più le aporie del regno russo di Putin stanno arrivando alla sincope, alla paralisi e alla disfatta economica, militare, industriale, nonché estetica, etica, clinica e più Putin s’inabissa nell’autofagia e nell’autologia e più la grancassa russa trasmuta la disfatta in trionfo. La mascherata putiniana, fra parate militari e parate religiose, si estende contro il mondo intero come caricatura e guerra esterna, mentre la guerra interna gioca ancora la parodia della vita del popolo sovietico, quella del film del 1976 Ironia della sorte di Eldar Rjazanov, tratto dalla commedia teatrale del 1969 Buona sauna!, come narra Stefano Caprio in una sua nota su “Mondo Russo” di Asianews. Il mondo dell’unico e di tutti i suoi doppi e i suoi sosia, le sue stesse case in stile “khruscioviano” è il mondo nella sua esplosione epistemica e nella sua implosione ipostatica. C’è un solo modo per fermare una guerra d’invasione: fermarla. Putin non parlamenta, non discute, non interloquisce, non conosce diplomazia. Putin pratica il doppio livello dal tempo della sua formazione nel Kgb: non è Eltsin che sceglie il suo successore fra Putin e Nemtsov. Putin che recluta Eltsin. Non è berlusconi che trova un amico in Putin: è Putin che recluta Berlusconi. Ogni servizio segreto crea l’homo duplex, a immagine e somiglianza dei suoi idoli dirigenziali. Dallo stesso allo stesso attraverso lo stesso (Heidegger) il mondo russo è uguale a se stesso. E così Putin è uguale a Stalin, è uguale a Ivan il terribile: è uguale a se stesso. Questa stessità dell’unico, che necessita una troupe di sosia per evitare gli agguati, immagina e crede nella sua stessa propaganda falsa e bugiarda.

Chi nella vita s’imbatte in qualche agente segreto: trova un uomo della strada. Un uomo non problematico, un uomo non emblematico, un uomo di nessun colore, un uomo innominabile e anonimo. Un uomo che interessa solo agli scrittori di successo e al cinema di successo. L’esecutore perfetto. Vladimir Putin nel pianeta Terra (e dove altro?) è chi più di tutti fa ciò che vuole? L’altro fra i più volonterosi è un non dittatore: Elon Musk? Putin proprio facendo ciò che vuole fa ciò che prescrive l’algoritmo di uguale: è l’uomo di gomma, ottenuto per sintesi dell’uomo grigio e dell’uomo opaco. Nessuna analisi del caso Volodymyr Zelens’kyj, perché la propaganda russa non mi paga per le idee che non ha. Io ho scritto le prima tremila pagine, ma non le pubblico nei prossimi cinquant’anni. La questione della cittadinanza ucraina non sta nella battaglia fra due idee agenti e i loro cerimoniali esecutivi. Non c’è nessun principio di uguale che non sfoci nel fratricidio necessario. Il mito è narrato nelle prime pagine della Torah. Caino ha l’idea che Dio preferisca l’offerta carnea di Abele? È la voce narrante del Genesi che ha l’idea che Dio gradì Abele e la sua offerta, ma non gradì Caino e la sua offerta. Non c’è dottrina sociale che non sia una dottrina del fratricidio necessario. Non ci sono due fratelli d’origine. Il “due” è originario. Il fratricidio non esiste se non come negazione impossibile del due. Questa lezione di Armando Verdiglione è avversata da ogni dottrina del potere, che guazza nel letame del fratricidio. La diplomazia non trova sbocchi.

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