Intervista al Sen. Gianni Pittella, già Vice Presidente del Parlamento europeo. Il Garofano e la Conchiglia
Written by Pino Rotta, 20 aprile 2025
Bentrovati amici di Helios Magazine, un nuovo incontro con un personaggio che abbiamo già avuto il piacere di avere ospite delle nostre trasmissioni, è il senatore Gianni Pittella, ex Vicepresidente del Parlamento europeo, un personaggio di spicco, un personaggio che ha fatto veramente moltissimo per l’Italia e per l’Europa. Con l’occasione della presentazione del suo ultimo libro Il Garofano e la Conchiglia faremo un viaggio un po’ tra il vissuto del nostro ospite e le prospettive ovviamente future politiche italiane ma non soltanto italiane. Il nostro ospite il senatore Gianni Pittella il quale sta portando in giro, con il suo nuovo libro, il resoconto di un percorso lungo che ha cominciato da dirigente del Partito Socialista, ha continuato nelle aule del Senato, fino ad arrivare poi al Parlamento Europeo dove ha ricoperto la carica di Primo Vicepresidente del Parlamento e per tornare poi alla sua amata terra la Lucania, dove continua ad impegnarsi come Sindaco d Lauria. Questo libro è particolare perché, adesso ce lo dirà lui stesso, Gianni Pitella affronta la sua formazione politica andando dietro il padre, il padre era medico così come lo è appunto anche lui, ma da giovanissimo da ragazzino assieme al padre incontrava la gente andare in giro per i paesi nelle campagne attorno a Lauria e incontrava la gente. E questa abitudine di incontrare la gente è quello che ha caratterizzato poi il percorso anche politico di Gianni Pitella.
D.: Senatore, la ringrazio e nel darle la parola subito le faccio una domanda per capire insomma come vogliamo avviare la presentazione di questo libro. Io ho accennato al vissuto personale che comincia appunto da ragazzino, ma questo è un racconto snello che il libro percorre in un lasso di tempo veramente molto lungo e dà degli spunti di riflessione che non sono soltanto rivolti con lo sguardo al passato ma che alla fine poi da un appello ai giovani, per l’impegno concreto per l’impegno sul territorio e nella politica.
R.: Grazie Pino per l’invito, grazie per la tua attenzione, grazie per le parole che hai avute nei miei confronti e grazie per aver voluto dare lo spazio così autorevole al mio libro. Io ho scritto questo libro perché sono fortemente preoccupato dalla crisi. Per la crisi della politica, una crisi che si manifesta in forme sempre più allarmanti basti pensare al tasso di partecipazione al voto, ma anche basti pensare al fatto che i luoghi della politica non ci sono più. I partiti sono dei gusci vuoti. I giovani, in particolare i giovani, sono distanti, lontani e disinteressati alla politica. E non a torto, perché la politica offre un’immagine di sé poco attraente quando non ostile nei confronti dei giovani. E quindi, ripercorrendo le tappe della mia vita politica, che inizia in giovanissima età accompagnando mio padre nelle contrade di Lauria, lo accompagnavo insieme a mio fratello perché papà faceva, come tu hai ricordato, faceva il medico in un tempo in cui a Lauria non c’erano le strade per accedere alle contrade, ma c’erano tratturi e quindi per andare nelle case delle persone papà andava sul mulo e io e noi accompagnavamo papà e lui come dire ci ha contagiato l’amore per la gente, l’amore per le persone. Allora sì, la politica si faceva con la gente, incontrando la gente. Io ricordo il primo comizio che ho fatto, avevo dieci anni, chiamiamolo comizio, fu un breve discorsetto che feci in un negozio di una contrada di Lauria, il negozio era di una tale Zappa Rossa, questo era il soprannome della titolare del negozio che vendeva prosciutti, era una campagna elettorale nel sessantotto in cui la destra la democrazia cristiana di allora e la sinistra di allora socialisti comunisti social democratici si fronteggiavano per la guida del comune di Lauria. Arrivando in questo grande negozio con una folla enorme, io che avevo dieci anni, mi accorsi che c’era una cabina telefonica all’interno del negozio, però vidi subito che la cabina telefonica era sprovvista dei fili E allora chiesi agli organizzatori di questa manifestazione della sinistra se per cortesia potessi dire due parole. Mi misi su una sedia di vimini, perché ero basso, presi il microfono e dissi «Compagni ed amici della Valle di Salomone, perché così si chiama quella zona di Lauria, la democrazia cristiana vi vuole ingannare per la ennesima volta. Vi ha portato la cabina telefonica ma non vi ha portato i fili e lunedì quando saranno terminate le elezioni comunali verrà a riprendersi la cabina e il telefono pubblico da voi tanto sognato e agognato non sarà realizzato». In effetti quelle elezioni le vinse la sinistra poi arrivò anche il telefono pubblico e arrivò poi anche il telefono alle case. D.: Comunque, sono aneddoti che a sentirli oggi sembrano banali, ma io che ho più o meno, insomma, siamo più o meno coetanei, io mi ricordo che succedevano queste cose, succedono veramente.
R.: Certo che succedevano, ma questo l’ho detto non per fare un ricordo vanitoso di me, del mio primo confronto, ma perchè al centro della politica per me c’è il rapporto con le persone, il rapporto con i cittadini. Il mio socialismo era il socialismo di chi non voleva che i cittadini delle contrade di Lauria fossero cittadini di serie B rispetto ai cittadini del centro di Lauria che avevano i telefoni, che avevano l’acqua, che avevano la luce, che avevano le strade. Le contrade erano in una condizione di inferiorità. L’equità socialista, a cui io facevo riferimento, era questa equità, questa ricerca di equità e quindi il primo punto di questo libro è tornare alla politica, soprattutto da parte dei giovani, attraverso una grande rivoluzione: il ritorno al rapporto con i cittadini. In Italia protestiamo per tutto, a volte giustamente e a volte immotivatamente. Non abbiamo mai protestato perché c’è stato tolto il diritto a eleggere i nostri deputati e i nostri senatori. Noi ancora abbiamo una legge elettorale per le elezioni politiche basata sulle liste bloccate per cui il cittadino calabrese, il cittadino lucano, il cittadino campano, oggi non conosce nemmeno i nomi dei propri parlamentari. Quindi il primo tema spesso non conosce neanche parlamentare che non conoscono spesso non conosciamo, spesso neanche fisicamente il parlamentare, perché i parlamentari vengono scelti da fuori vengono calati dall’alto. Con tutto il rispetto, non mi riferisco a nessuno in particolare, ma il parlamentare oggi non è eletto sulla base di un lavoro fatto nei paesi, nel rapporto con i cittadini, ma è eletto sulla base del rapporto che ha con il segretario del proprio partito. Quindi ha tutto l’interesse a stare a Roma a coccolare il suo leader di partito e non a interessarsi interloquire e intercettare il consenso del cittadino la critica del cittadino il problema del cittadino e questo è il primo punto di riforma della politica, quella di riforma della legge elettorale dobbiamo ridare potere a chi deve scegliere parlamentari.
D.: Con tutta onestà pensa ci siano i margini in questa legislatura per cambiare la legge elettorale?
R.: Io non lo so se sarà fatta, però questo è un punto centrale della politica perché se ne parla da tanto, se si vuole fare, se si vuole tornare ad una politica partecipata. Se non hai nemmeno il diritto di eleggere il proprio parlamentare e di dire a quel parlamentare la prossima volta, la volta successiva, hai fatto bene, io ti confermo, hai fatto male, io non ti confermo. Ma se non c’è questo, perché il cittadino deve andare a votare? D.: Ecco il punto. È uno dei punti fondamentali della crisi della politica. Però in questa legislatura le priorità legislative sembrano indirizzate al contrario. Si parla del Premierato…
R.: Si ma si parla anche di una legge elettorale, di un cambio della legge elettorale. Allora ci vuole qualcuno che dica se si vuole fare un cambio di legge elettorale guardate il primo punto che dovete modificare fate i collegi, fate le preferenze, fate quello che volete ma ridate il potere ai cittadini di scegliere i loro rappresentanti e questo è uno dei punti del mio libro, il rapporto con i cittadini. Poi c’è tutto il punto relativo a che cosa intendo io per socialismo. L’alfabeto dei valori, il tema dell’equità, il tema della libertà, il tema della meritocrazia, il tema della visione. Oggi la politica è asfittica anche perché si vive nell’immediato, si vive nell’emergenza, non si ragiona con un raggio di visione a dieci anni a vent’anni, oggi si vive e si lavora politicamente con raggio di azione a un giorno a due giorni. C’è un’emergenza si ragiona come superare l’emergenza, ma non c’è una capacità della politica. La politica che cos’è se non la l’arte nobile, la più nobile probabilmente, di costruire il futuro? Questo dovrebbe essere la politica oggi. la politica è ridotta ad una larva che dà sì e no una risposta ai problemi dell’immediato dell’emergenza sì e no c’è una tendenza che non è solo italiana.
D.: E’ di ieri che è stato pubblicato uno studio sul voto giovanile e soprattutto in Italia ma non solo in Italia, c’erano anche altri paesi europei, in cui i giovani dai diciotto ai venticinque anni sono divisi in due categorie la maggioranza dei giovani maschi sono orientati a una scelta verso la destra e l’estrema destra mentre la maggioranza delle ragazze delle donne è orientata verso la sinistra ora questo rappresenta anche un pò il modo di fare politica che si è instaurato negli ultimi anni è una specie di antagonismo quasi da tifo da stadio.Parlando un attimo dell’essere socialista, essere socialista oggi è un pensiero quasi sconosciuto, se togliamo la Spagna di Sanchez, il pensiero socialista in Europa è praticamente in crisi totale e su questo volevo che fosse un pò più dettagliata la risposta su questo, perché poi il socialismo vogliamo spiegarlo che è alle base delle radici la socialdemocrazia e alle basi delle radici della civiltà europea.
R.: Sì la verità è che il socialismo, la socialdemocrazia non è in crisi soltanto in Europa in crisi nel mondo perché questa è la mia opinione dopo la caduta del muro di Berlino si è ritenuto che tutto fosse risolto che un mondo si aprisse per il mondo sorti magnifiche e progressive, che tutto potesse essere affidato al capitale, al capitalismo, e che il ruolo di forze autenticamente socialiste fosse un ruolo non più necessario, non più importante. Ci siamo dimenticati che la globalizzazione e l’affermazione del capitalismo, soprattutto del capitalismo finanziario, produceva nuove diseguaglianze e quelle nuove diseguaglianze che riguardano le periferie, che riguardano i giovani, che riguardano intere aree geografiche sono state dimenticate dalla sinistra progressista in quasi tutte le parti del mondo. Se tu vai a vedere come votano le periferie francesi, troverai che votano la Le Pen. Se tu vai a vedere come votano gli operai del nord Italia, che era una riserva dei partiti di sinistra, che erano una riserva del sindacato di sinistra e quegli operai votano per la Meloni quindi dall’altra parte. Abbiamo un esempio così eclatante che è l’America. L’America, la pancia americana ciò che sta nella pancia americana è un sentimento di ostilità nei confronti dei democratici perché ritenuti il partito degli insider, il partito di New York o di Washington, ma non dell’America profonda. Se no non capisci perché vince Trump. Trump incarna quei sentimenti irrazionali della pancia americana che vengono fuori dal fatto che la sinistra e il Partito Democratico americano hanno trascurato alcune esigenze. Anche il tema della sicurezza è un tema che noi abbiamo appaltato alla destra come se la sicurezza non fosse un tema che dobbiamo anche noi garantire ai cittadini, perché il cittadino italiano o americano che vuole sentirsi sicuro e che vuole che l’immigrazione ci sia ma che sia un’immigrazione governata e programmata e che non metta in discussione la coesione di una comunità. Quel cittadino che si sente insidiato nella sua sicurezza è un cittadino che vota a destra e che vota la destra più radicale, attenzione non vota nemmeno la destra liberale o la destra cattolica alla Merkel, vota la destra salviniana o meloniana o lepeniana, vota Orban in Ungheria e Trump in America. Tutto questo ci deve far riflettere e riconfigurare la proposta socialista e progressista che non può non fare i conti con questi temi. I temi delle nuove diseguaglianze post-globalizzazione. Esistono periferie non tutelate. Esistono ceti espulsi dal processo di globalizzazione. Esiste il tema della sicurezza, così come esiste il tema della demografia, che è un tema importante che non possiamo non affrontare. Esiste il tema della pace, ma di una pace che non possa essere confinata al ruolo di slogan. perché se facciamo la pace con gli slogan noi finiremo per essere invasi da qualcuno. Io non sono un guerrafondaio assolutamente e abborro la guerra ma possiamo non porci il problema oggi che c’è Trump che vuole smantellare la Nato? Possiamo non porci oggi il tema di una sicurezza europea non a scopo di guerra, a scopo di deterrenza per decenni sotto l’ombrello della NATO, oggi che la NATO rischia di venire meno perché Trump la vuole uccidere noi dobbiamo, non armarci, ma dobbiamo creare un sistema di difesa europea che è fondamentale ma guardandolo dall’ottica italiana, con la crisi economica, noi siamo sostanzialmente in recessione, e con i problemi di un’Europa che ancora politicamente non esiste. E non vogliamo fare la difesa? Non esisterà mai se non facciamo la difesa europea. Anche in termini di presenze, come dicevamo prima, ci sono delle forze socialiste che ancora comunque sono presenti sia nel Parlamento europeo che nei vari paesi, nei più importanti paesi europei.
D.: Rivolto ai giovani, quale impegno è possibile da parte di questi partiti per coinvolgerli? Poi torniamo alla conclusione del suo libro dove c’è questo appello ai giovani, però i giovani devono avere degli strumenti quali sono, quali potrebbero essere questi strumenti che le forze socialdemocratiche, progressiste italiane e europee possono concretamente far valere?
R.:Io innanzitutto dico ai giovani mettetevi in marcia, mettetevi voi sulla piazza, prendete voi la bandiera della politica.
D.: Questo avviene, però i giovani che si sono messi in marcia già da alcuni anni votano l’estrema sinistra votano Linke in Germania votano i partiti diciamo minoritari.
R.: I partiti socialisti e socialdemocratici devono rinnovare la propria proposta nei confronti dei giovani e della società, ecco perché parlavo di alcuni temi. C’è il tema ambientale, il tema della tecnologia, il tema della tecnologia dell’intelligenza artificiale, io ne parlo nel libro, bisogna trovare un punto di equilibrio tra il progresso tecnologico e anche la difesa dei diritti dei singoli cittadini la privacy la libertà individuale tra poco già oggi non siamo più liberi di nulla perché siamo tracciati in qualsiasi momento della nostra vita portandoci il telefono anche nel bagno, quando andiamo al bagno, noi siamo tracciati in ogni momento della nostra vita, non c’è attimo della nostra vita che è riservato a noi stessi.
D.: Ho intervistato Benifei su questa cosa, quando è stato Presidente della commissione sull’intelligenza artificiale. Quella direttiva però non mi pare che stia diciamo avendo dei risultati perché poi i monopoli delle comunicazioni tendono a sopraffare quella libertà degli Stati.
R.: Sì, ma almeno in Europa il problema ce lo poniamo, ma negli Stati Uniti Trump dice non ce ne frega niente andate avanti come i carri armatile grandi piattaforme digitali vadano avanti. Almeno noi in Europa il tema di un regolamento, di una regolamentazione, ce lo siamo posti e stiamo dando delle risposte. Ma questo è anche un tema che deve interessare i giovani. Quindi io indico alcuni temi su cui ricostruire, ritessere un rapporto con i giovani. Nel mio piccolo, cosa sto facendo? Nel mio piccolissimo, perché io adesso sono un modesto sindaco, di una cittadina che amo che è la Lauria e non ho ruoli parlamentari e non ne avrò nel futuro perché non sarò più candidato a nulla, però nel mio piccolo sto mettendo insieme una chat di giovani di diversi orientamenti politici, o anche senza orientamenti politici, ma con la voglia di fare politica. Facciamo una chat e ci riuniamo da remoto una volta al mese e discutiamo di un tema insieme con l’esperienza che posso portare io che ho fatto cinquant’anni di politica e con l’esperienza che può portare e la freschezza che può portare un giovane che ha vent’anni, venticinque anni e che ha un diverso approccio culturale dal mio, io mi arricchisco se parlo con questi giovani e credo che anche i giovani si arricchiscano se parlano con una persona come me che ha fatto politica a livello europeo e a livello internazionale. Io sono fiducioso
D.: I giovan, soprattutto quelli nati dopo il duemila, si stanno un pò diciamo impegnando e questo è fondamentale. Siamo alla fine e prima di salutarci volevo un attimo capire quali sono le prossime tappe. So che sarà in Calabria, il prossimo mese di aprile.
R.: Il cinque pomeriggio sarò, il cinque aprile pomeriggio sarò a Siderno e il sei alle ore undici sarò a Cosenza.
D.: Per finire. Questo libro ha un seguito? Avrà un seguito? È previsto un seguito a questo libro?
R.: Adesso andiamo a fare le cose una alla volta. Perché si potrebbe scrivere un altro libro per ogni capitolo. Un altro libro? Per ogni capitolo. però adesso voglio fare un anno almeno di presentazione in tutta Italia, nei piccoli comuni, perché c’è una voglia di discussione e non ci sono i luoghi per farla. Guarda che finora non c’è stata una sola presentazione che non ha visto almeno cento persone. C’è voglia, c’è una grande voglia e non ci sono più occasioni di incontro e se tu vai in un paese e vai a presentare un libro e discuti con i cittadini, li fai intervenire come l’altra sera ad Albano di Lucania, un piccolo paese della provincia di Potenza dove ha vissuto Franco Adamo storico socialista che purtroppo è morto qualche anno fa, c’erano cento persone non so quanti sindaci e sono intervenute quindici persone. C’è voglia di partecipazione, c’è per fortuna. Sono stato a Milano, sono stato a Napoli, sono stato a Trebisacce, sto andando nei paesi anche i più piccoli. Adesso facciamo questa semina, poi verranno sicuramente nuovi stimoli, anche perché il mondo che va avanti, le società che presentano nuovi problemi e nuove provocazioni, noi dobbiamo saperle raccogliere e trasferirle agli altri. Un politico di lungo corso come me, che ha definito la conclusione della sua stagione istituzionale ha però un dovere che è quello di mettere a disposizione degli altri quello che ha imparato e che ha sedimentato in tutti questi decenni se non lo fa è un egoista, io voglio fare mettendomi a disposizione, mettendo a disposizione quello che ho preso, quello che ho imparato, quello che ho sedimentato soprattutto con i giovani.