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La guerra nella poesia di Marco Nastasi vista dallo scrittore Santo Gioffré


Poi la Guerra irak-soldat
perché credi solo alla voce delle bombe
quando il silenzio non smette di divorare
dove il mondo sprofonda invisibile
in quegli angoli di realta’
che non devono disturbare
il programma dello spettacolo
la linea retta della farsa
quella corda sempre tesa e affilata
per impiccare coscienze
oscilla
senza pause
il pendolo dell’ineluttabilita’
Cosa muove i riflettori
il fuoricampo di ieri
oggi il cuore in mano
stritolato da unghie fameliche
non staccate il piano sequenza
queste lacrime
che fanno da controfigura al temporale
il vento che violenta la polvere
quella che dicevano sorridesse puttana
Cosa eccita questi riflettori
ieri erezioni con amanti bugiarde
Poi la Guerra
ti dicono
ti raccontano
quando gli aquiloni vengono fatti atterrare
perché nel cielo c’è posto solo per banconote danzanti
Gli aquiloni non vogliono tornare
bruciano
perché la Guerra dicono
lampi ciechi
nuvole batuffoli gonfie di trucco.

Marco Nastasi non sa tacere dentro l’infinito cosmo dell’ovvio conformismo in cui è precipitata la cultura ultima calabrese, ormai mossa sol da impulsi quando carburante improprio e rimunerativo appare.
Per lui, esprimere in poesia gli stati complessi del suo animo, sono uguali agli stessi attimi del trascorrere della sua vita.
Scrive sempre, ciò che vede e lo contamina. Elabora e lo mischia con le proprietà naturali che possiede: l’estro poetico!
In questa poesia, la guerra, nel suo aspetto più brutale perché non trova nemmeno un misero loco in cui la coscienza degli uomini possa eclissarsi, onde ritrovare nobili e santi ardori per giustificane i massacri, compare nuda.
Nuda, come sono tutte le guerre che da sempre ubbidiscono alla sete di sangue del danaro, unico e grande Dio della Guerra.
Nastasi, attraverso la descrizione di quadri tragici e disarmanti, come l’impotenza dell’Umanità difronte alle consuete ed, ormai, giornaliere stragi, sente e canta le grida antiche che gli provengono dal fondo dei depositi della coscienza. Simili, i canti, per intensità, a quelli che, da sempre, nei secoli fuori dal tempo, bruciarono di ansia e di dolore gli uomini che odiavano le guerre.soldato-bambini
Gli ultimi conflitti hanno abbandonato le presunte, nobili retoriche che riuscivano ad esaltare cuori impavidi e malati. Le bombe degli aerei che scalzano gli aquiloni dai cieli limpidi volano per un tempo che fanno intravedere il deserto di fiamme, sotto. Gli uomini li dirigono e li osservano, mentre il rito del sacrificio si compie. Agamennone scannò la figlia Ifigenia per ingraziarsi i venti e gli Dei. A Lui, magnifico Eroe, la vendetta lo raggiunse nei modi più disparati.
Il crollo delle minime ansie, nate dalle grandi Rivoluzioni, che rendeva le coscienze degli Uomini dolenti difronte alle immani e brutali stragi, fan sì che nemmeno la vendetta all’orizzonte si nota.
E’ il grido di dolore che nella poesia di Marco Nastasi squarcia l’eco delle inutili e false cantilene del pensiero dominante, forse, è un alito di Resistenza da parte di un Poeta, bravissimo, che farà molta strada.
Santo Gioffrè

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