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Un bouquet di narcisi per il Re Sole


L’epoca attuale sembra una sorta di società narcisista, costituita da entità apparenti ed effimere, che recitano ruoli non scelti, ma obbligati. E’ la società dei personalismi, nella quale anche le sigle politiche, le squadre di calcio, gli Enti si identificano con “nomi” e non con programmi, ideali o capacità collettive.
La cultura del narcisismo è caratteristica delle società nelle quali la crisi dei valori, insieme alla diverse trasformazioni sociali, non ultima la percezione della transitorietà e della precarietà, ha stravolto il senso dell’esistenza, facendo ripiegare l’individuo su se stesso.
Ma questo è un individuo incerto, dubbioso, profondamente e inconsciamente disorientato, poichè il dubbio di essere diversi da tutti gli altri, consapevolezza che ovviamente è un fatto normale e indiscutibile per tutti, diviene per il narcisista una sorta di prigione da cui non riesce a liberarsi. Egli si percepisce come una persona superiore e speciale, ma non ne è sicuro e questa sua incertezza lo logora, per cui impronta tutta la sua esistenza nella ricerca di rassicurazioni sulla propria unicità. Da ciò deriva il suo bisogno di esibirsi e di esibire una personalità grandiosa, che rappresenta il solo modo di attirare l’attenzione degli altri e, con essa, la loro ammirazione.
Pur di ottenere queste conferme, alla fine, egli non si preoccupa neppure di agire, talora, attraverso la menzogna, la manipolazione, i multiformi mutamenti di atteggiamento, in una totale mancanza di empatia verso gli altri. Anzi, al contrario, quando questi ultimi dimostrano dissonanze con il suo modo di vedere le cose e di pensare, quando non gli concedono il loro plauso incondizionato, essi vengono svalutati, screditati, criticati pesantemente, umiliati ed emarginati, mettendo in atto in questo modo tutta l’aggressività invidiosa che ha come unico ed esclusivo scopo quello di distruggere tutto ciò che di buono vi sia negli altri (invidia distruttiva di Melanie Klein).
Tutto ciò si va amplificando sempre di più nel momento in cui la realtà virtuale creata dalla nuova comunicazione di massa, soprattutto quella dei selfie e dei social network, si fonda in massima parte su immagini superficiali, sulla transitorietà, sull’allargamento dei contatti, a scapito della qualità, della sostanza e della profondità dei concetti e delle relazioni.
La generazione dell’Io…io…io è quella rappresentata da individui che ritengono di meritare il successo, l’approvazione e l’ammirazione senza sforzi, talvolta senza prove, ma solo in virtù della propria personale unicità e particolarità.
Poiché sembra un fenomeno particolarmente diffuso, non è facile riuscire a distinguere quando si possa trattare di un vero e proprio disturbo della personalità, oppure di un semplice adattamento ai nuovi canoni culturali e sociali.
Una stima di sé artificialmente gonfiata, d’altronde, è difficile che non rientri in una cornice quantomeno inusuale e abnorme, che a lungo andare può provocare sofferenze e disagi tanto al diretto interessato, quanto a coloro che con lui si relazionano, o da cui dipendono in maniera più o meno diretta ed evidente. In questo caso, infatti, i rapporti interpersonali vengono concepiti come funzioni strumentali per confermare il proprio valore e validare l’autostima, per cui le persone verranno trattate come oggetti da utilizzare, da manipolare o da abbandonare a seconda delle proprie esigenze.
Al fondo di una personalità narcisista esiste un’autovalutazione difettosa del proprio valore: essi si sentono, nel loro intimo e inconsciamente, insufficienti e inadeguati rispetto a un ideale dell’Io perfetto o ad un determinato e sognato standard esistenziale. Difettano, in ultima analisi, di autostima. Vivere il narcisismo vuol dire, pertanto, immergersi in una realtà apparente, dalla quale cercare di trarre in continuazione elementi utili al proprio bisogno di autostima. Il narcisista si nutre di gratificazioni, ne ha bisogno per la propria sopravvivenza psicologica e allo stesso tempo rifugge ogni contatto che possa intaccare il suo autoconvincimento di essere una persona speciale.
E’ in funzione di questa esigenza che verrà costruito un mondo popolato da figure comprimarie, necessarie a proclamare e a celebrare la superiorità o, meglio, l’unicità, di una sorta di Re Sole circondato da una corte adulante.

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