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Il caso Verdiglione


“Io ho inserito l’inquisizione nella mia esplorazione linguistica, fin dai primi scritti.”Armando Verdiglione, 1 gennaio 2022.Da più di quarant’anni, dal 1977, analizzo e leggo l’elaborazione di Armando Verdiglione.

Avvio l’analisi con Armando Verdiglione nel 1994 e prima l’ho avviata nel 1982 con Fabrizio Scarso, che è stato suo allievo. Questi che impiego sono elementi linguistici che indago ancora e ancora. Mi sono laureato in psicologia nel 1982. La questione era la psicanalisi. La mia proposta di tesi sulla nozione di verità in Armando Verdiglione non è stata accolta.Mi ero accorto che in Freud c’era un granello d’intellettualità che non pagava dazi ai saperi stabiliti, universitari e mediatici. Ho letto Freud con Lacan. Ho letto Freud e Lacan con Verdiglione. Poi ho analizzato e analizzo ancora migliaia e migliaia di libri, non senza Armando Verdiglione. Non mi accontento della mia lettura dell’elaborazione di Armando Verdiglione e non mi accontento della sua elaborazione infinita. Opero alcune incursioni intellettuali in ambiti in cui non trovo più l’analisi di Verdiglione, che in breve posso dire che si è confrontato con l’essenziale della cultura degli ultimi tremila anni. Incursione nella psicanalisi, nella psicologia, nella psicoterapia. Incursione nella matematica, incursione nella filosofia, incursione nell’ebraismo, incursione nel cibo e nella cucina. E così sono sorte altre specificazioni e precisioni linguistiche. Sin dalla mia infanzia la mia linguistica non aveva nulla di comune con la linguistica di tutti, la linguistica sociale, la linguistica che mi bollava come balbuziente. La mia alinguistica non accetta la balbuzie come malattia, come difetto, come problema, come sintomo di cui sbarazzarmi. Ancora balbetto e non sono balbuziente e non ho la balbuzie. “Avere” e “essere” sono elementi linguistici che non ho mai gettato fuori dall’onda della mia vita. Non ho fatto l’analisi per guarire dalla balbuzie, ma per la ricerca intellettuale, che non avrebbe risparmiato la questione della balbuzie. Armando Verdiglione quando ha scritto la sua tesi di laurea sui Giganti della montagna di Pirandello non ha fatto uno studio sociale, culturale o del discorso scientifico. Era, come oggi, l’analisi della sua vita e della nostra vita. L’analisi della civiltà. Fin dai primi scritti Verdiglione analizza l’inquisizione e pubblica dopo cinquecento anni dalla sua pubblicazione la prima traduzione del Martello della streghe, il manuale dell’inquisizione per incenerire le donne. L’inquisizione contro Armando Verdiglione si prepara sin dall’inizio della sua attività pubblica nel 1973. Nel 1974 i trombetti parlano già a vanvera contro l’elaborazione di Armando Verdiglione. Il discrimine non è teorico, intellettuale, civile: è ideologico. La sua matrice è l’invidia sociale. La costruzione del personaggio Armando Verdiglione, la sua pianificazione e il suo allestimento ancora non si è concluso. Il matrimonio cimiteriale proposto dalla nomenclatura italiana per chiudere il dossier come vittima sacrificale non è appetito da Armando Verdiglione, la cui vita non ha nulla da spartire con lo spettro edificato contro di lui e contro la sua industria intellettuale. Ho letto ancora gli scritti dell’inventore della cifrematica dal 1973 al 1985, quando l’inquisizione innalza il patibolo per uccidere, non solo in effigie, Armando Verdiglione, la moglie Cristina Frua De Angeli, i suoi collaboratori e la sua impresa intellettuale. Nella fiaba dovrei dire che nei primi scritti c’è l’elaborazione di quel che verrà sotto il nome di inquisizione e di persecuzione. Mi sono trovato così l’anno scorso a sfogliare nuovamente l’elaborazione dell’inquisizione di Armando Verdiglione e a trarne altri aforismi e altre piste di letture ancora. Non basta infatti accorgersi che, come nel processo a Socrate, nel processo a Gesù, nel processo a Giordano Bruno, nel processo a Enzo Tortora, si tratta sempre di un innocente eretto a vittima sacrificale affinché resti tabù analizzare la provincia, il partito di spirito, le oligarchie locali, gli scribi al servizio del potere di turno. Occorre appunto leggere i totem e i tabù sociali e politici. Certo l’apparato inquisitorio e persecutorio non lo tollera.  “L’analisi della persecuzione è l’analisi della provincia Italia, della sua ideologia, del suo formulario, della sua unilingua, del suo vocabolario”. Armando Verdiglione, 1 gennaio 2022.

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