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Est e Ovest: Giovani e Media


L’Occidente dei venti anni dopo la Seconda guerra mondiale ha conosciuto un momento esaltante sia dal punto di vista economico sia culturale.

Le macerie dell’orrore nazifascista erano ormai rimosse e la fame e la miseria cominciavano a diventare un brutto ricordo.

Erano gli anni della crescita ma anche gli anni delle grandi mobilitazioni sociali e delle nuove proposte nel campo della musica, dell’arte, del cinema, In Occidente (in Italia con qualche anno di ritardo) arrivavano le spinte delle nuove generazioni che volevano cambiare il mondo.
I giovani, a partire dalle università degli Stati Uniti e poi in Europa (con il ’68 francese) e perfino in Cina facevano sentire queste voci di cambiamento. Il tutto è durato circa dieci anni, dall’inizio del 1960 all’inizio del 1970. Dopo arrivò la crisi prima energetica poi economica con gli anni di piombo che hanno segnato il tragico epilogo di quella “utile utopia” che ha portato il femminismo, l’ambientalismo, le conquiste per i lavoratori.

Momenti che ormai vediamo nei documentari televisivi come i grandi concerti di Woodstock o di Central Park a New York. La musica dei Beatles, e poi dei Rolling Stone e dei Pink Floyd, i grandi musical, avevano un elemento che li accomunava: i Giovani! Quelli che credevano nel Futuro!

E c’era un motivo anche scientificamente tangibile in tutto questo, cioè negli anni sessanta del secolo scorso in Occidente la popolazione vedeva una prevalenza tra persone sotto i trent’anni e quelli che ne avveno di più in rapporto di 60 a 40 a vantaggio dei giovani. E si sa che quando c’è crescita economica i giovani sono quelli che accettano le sfide e si lanciano verso le avventure del futuro.

La crisi e la disoccupazione che seguirono agli anni settanta hanno avuto una forte ricaduta sulle nascite e dopo una ventina di anni, a cominciare dal 1980 circa, la popolazione occidentale comincia a invecchiare e i giovani a diventare sempre più minoranza marginale, delusa e frustrata dai sogni infranti. Si arriva così alle soglie del nuovo millennio e Televisioni, nazionali e internazionali, colgono e sfruttano questo cambiamento, tutt’ora evidente se si guarda i programmi le serie televisive incentrate sull’angoscia e sulla nostalgia del passato e su proposte delle grandi case cinematografiche in cui la proposta offerta è la paura, il pericolo, il crimine!

E’ un caso che l’offerta degli ultimi venti anni dei network televisivi occidentali abbiano cavalcato l’angoscia e il pessimismo in offerta omaggio agli “ex-giovani” tanto da far passare nell’immaginario collettivo il senso di impotenza e di rassegnazione?

Io credo di no, la risposta è nella progressiva espansione della finanza globale verso i paesi dell’Est, soprattutto del Sud Pacifico, Cina e India.

Ed ecco la riprova della tesi sopraesposta. I paesi dell’Est asiatico e dell’India sono circa la metà della popolazione di quel Continente, numeri che raffrontati a quelli occidentali devono far riflettere: su tre miliardi di abitanti circa un miliardo hanno un’età inferiore ai trent’anni e il tasso di natalità e in continua crescita!

E i media internazionali, soprattutto di Corea e India si sono appropriati dell’entusiasmo di questi giovani ormai proiettati nel mondo del capitalismo globale e non solo lo rappresentano nel cinema e nelle televisioni ma lo incoraggiano e lo indirizzano.

Non sembri strano quindi che le grosse aziende occidentali vadano in cerca di giovani talenti proprio in questi paesi e quei paesi stessi abbiano creato degli strumenti di incentivazione imprenditoriale, nei settori strategici dell’innovazione. Il sogno attira e attiva le giovani menti e il mercato se ne appropria!

Non tutto però è così roseo! Perché nella grande competizione sono moltissimi quelli che restano disperati e disillusi ma continuano a credere che il modello culturale è giusto e se loro fallisco è perché non sono stati all’altezza della sfida.

Ma non dimentichiamoci che perché qualcuno tragga enormi benefici moltissimi ne devono pagare il prezzo! E questo comincia a vedersi in Cina, India e Sud Pacifico ma con drammatica violenza (abilmente nascosta dai network nazionali ed internazionali!) nel Continente cha da sempre paga lo sfruttamento della povertà e la depredazione delle risorse naturali cioè l’Africa, con forti ripercussioni nei paesi del Medio Oriente e del Caucaso!

In questi Paesi le guerre non sono più, come dice in una recente intervista di Nino Fezza che abbiamo pubblicato e che è presente sul canale youtube di Helios Magazine), guerre convenzionali ma a macchia di leopardo, ma quello che conta è non sono visibili se non per gli effetti che producono con le grandi migrazioni che l’Europa, prima destinataria (attraverso il corridoio italiano e greco) riceve in maniera ostile e frustrata (oltre che strumentalizzata!) perché se non passa in Televisione (e neanche sui social in massima parte ormai in regime di monopolio!) la guerra, la violenza, la fame da cui questi giovani africani scappano, semplicemente non esiste!

Ma gli africani esistono e il numero di giovani è in continua crescita. Fino a quando i Media riusciranno a nascondere queste realtà?

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