Scandalosa Mente!      - La Baronessa è pazza?

di Pino Rotta

Pino Rotta - Direttore di Helios Magazine


Gioia Tauro porto di speranze e dolori. Di recente la magistratura ha concluso uno dei processi più delicati degli utimi anni. Molti ergastoli ma anche molte assoluzioni e queste vanno ascritte soprattutto a quelle persone che erano ritenute la falange economica quella che riciclava e reinvestiva il denaro sporco.

Il 23 febbraio dello scorso anno la Commissione parlamentare antimafia convocò per un audizione relativa alle infiltrazioni mafiose nella gestione del porto di Gioia Tauro la baronessa Maria Giuseppina Cordopatri. Le dichiarazioni della baronessa furono a dir poco inquietanti (ne riportiamo sotto una parte per far capire il contenuto) ma non si hanno notizie di un seguito giudiziario mosso nei confronti della Cordopatri. Scandalosa Mente si chiede come mai? L’hanno giudicata insana di mente forse? Comunque ecco lo stralcio dell’audizione (domanda dell’On. Novi, Presidente On. Del Turco):

NOVI. Chiedo alla dottoressa Cordopatri se conferma quanto affermato dalla Procura nazionale antimafia con una richiesta appunto della sua ammissione al servizio di protezione che risale al 19 novembre 1997. In quella richiesta veniva denunciata sostanzialmente una strategia dell’attenzione della criminalità organizzata nei confronti dei ricadenti

nell’area di sviluppo del porto di Gioia Tauro. (……)

CORDOPATRI. Quella è la punta di un iceberg che il consigliere Macrì insieme al Procuratore nazionale evidenziarono dopo essere stati chiamati da un magistrato, uno dei pochi che ho incontrato nel distretto di Reggio, serio, onesto, non pavido e non servo del potere che si chiama Fulvio Rizzo. Quando egli vide questo muro di gomma erto intorno a me dal prefetto Rapisarda, un vero bandito (chiamo le persone con i loro veri epiteti e mi assumo le mie responsabilità) che rappresenta lo Stato da cinque anni ormai a Reggio Calabria, un autentico bandito, quando Fulvio Rizzo vide tutto questo, quando vide il comportamento, il ping-pong...

PRESIDENTE. Avevo avvertito la Commissione che si incorreva in problemi di questa natura. Sono costretto a richiamarla, dottoressa Cordopatri, perché lei sta parlando di un prefetto della Repubblica e lo sta facendo in un’Aula parlamentare: lei ha tutto il diritto di avere le sue opinioni e di esprimerle come crede salvo pagarne poi le conse-guenze. Ho già pregato i colleghi di tener conto che questa rappresenta una delle ipotesi dell’audizione.

CORDOPATRI. Da anni uso questo epiteto in verbali anche registrati e questo signor prefetto si è guardato bene dal denunziarmi per calunnia, diffamazione od altro perché sa che ciò che affermo è dimostrabile e che non sono la sola a dirlo: in provincia di Reggio Calabria lo sanno anche le pietre, di tutti i colori politici. Tornando al discorso che stavo facendo, Fulvio Rizzo, quando si accorse del muro innalzato dal comitato dell’ordine e della sicurezza e dal Rapisarda (chiamiamolo così per non disturbare la suscettibilità delle vostre orecchie), quando vide il comportamento omissivo, collusivo della Procura di Palmi, il ping pong che c’era stato tra questa e la parte deviata della DDA di Reggio (perché a Reggio l’ufficio di procura è staccato in due ed il capo resta con la parte sana, credo che questo voi lo sappiate già) quando egli vide tutto questo ed i rischi che correvo perché il giochino che si faceva era di non riunire i comitati per non darmi una forma di sicurezza ed io ero costretta a restare in quei luoghi perché avevo interessi economici e non potevo andarmene altrove, Rizzo chiamò a Roma in Via Giulia ed era il 19 di agosto 1997; successivamente scese da me il consigliere Macrì il quale mi condusse da Vigna; quest’ultimo si rese conto delle mie ragioni. (…)


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