ACCATTONE: CARITA’ O GIUSTIZIA?
di Pino Rotta
Reggio Calabria - A dispetto dei tanti bei discorsi fatti per le televisioni locali che magnificano la politica dell’Amministrazione comunale e dei Servizi sociali, la realtà che abbiamo sotto gli occhi tutti i giorni è ben diversa. Decine di bambini, donne e anche uomini fermi sui marciapiedi della città chiedono l’elemosina, toccando spesso il cuore, ancora vivo per fortuna, dei reggini. Sono tutti o quasi stranieri, quasi tutti slavi e rumeni, ormai è difficile vedere in giro per l’elemosina "zingari nostrani" (chissà come mai? Forse sono stati delocalizzati!?).
Quando ci ferma una bambina di dieci-dodici anni o anche più piccola, una mamma incinta, a meno che non siamo del genere ("ma perché non vai a lavorare?!!" frase in genere detta da quelli che vivono da sempre frodando lo Stato o vivendo sulle spalle degli altri!) siamo divisi tra due sentimenti: fare la carità perché comunque è quello che possiamo fare individualmente o non farla per non incoraggiare il fenomeno dietro cui sappiamo esiste una rete di sfruttamento dei bambini e di prostituzione. Non abbiamo una risposta a questa domanda che appartiene alla coscienza di ognuno. Quello che ci pare serva e non si veda è l’intervento delle istituzioni, per reprimere gli sfruttatori ed accogliere in istituti idonei donne e bambini che vivono questa realtà di sfruttamento senza poter scegliere. Non è che una bambina (avete notato che sono quasi tutte femmine?!) al momento di nascere in quelle condizioni gli viene fatto scegliere se vuole vivere a Beverly Hills e laurearsi ad Harward e quindi "di andare a lavorare"! già da quando nascono il loro destino è segnato, spesso vengono proprio partoriti per aumentare il "giro di affari". Ma anche questo ragionamento ci sembra riduttivo perché non tutti gli accattoni sono uguali. Ci sono quelli dei paesi dell’ex Jugoslavia, scaraventati qui dai massacri etnici e dalle guerre degli ultimi vent’anni; ci sono quelli dei paesi dell’est, figli del "libero mercato", che vagano in cerca di qualche cantuccio più caldo dei cunicoli della metropolitana di Bucarest dove vivono migliaia di "cavernicoli" che non hanno una famiglia che può mantenerli fino a trent’anni ed oltre, ci sono i marocchini che hanno un senso dell’orgoglio più sviluppato e quindi tentano di camuffare l’elemosina con lo straccio lavavetri, ci sono quelli che hanno fatto della strada la loro vita, magari da artisti o ex artisti, ecc. Questa è la nostra società e sarebbe stupido ignorarla oggi, tanto domani si ripresenterà ancora più crudele a presentarci il conto in termini di sicurezza e di degrado sociale.
Ma risposte in questo senso non se ne vedono, a parte le battute razziste dei ministri leghisti, l’attenzione su questo fenomeno e solo in chiave repressiva. Ed è uno strano comportamento questo da parte di un governo e di istituzioni locali che mentre a parole predicano "daremo il voto agli immigrati" in concreto poi bocciano gli statuti comunali che, in Toscana ad esempio, recepiscono già questo indirizzo, mentre si dimostrano tanto interessati alle sorti dei detenuti nelle carceri, portando loro conforto, rieducazione e migliori condizioni di vita (fatto ammirevole visto che eravamo ancora abituati alla memoria di tempi nefasti quando nelle carceri i boss si organizzavano da soli festini a base di donne e champagne, ammirevole e imprevedibile proprio perché viene da chi fino a pochi mesi addietro propugnava la pena di morte!) Ma i tempi cambiano salutiamo le ritrovate pecorelle smarrite, e poi ci sono detenuti e detenuti! Vorremmo alla fine vedere un gesto di concreta solidarietà sociale per tutti gli umili e non solo propaganda elettorale.
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