critica - L’Anno Della Lepre di Arto Paasilinna
(Edizione Iperborea- pag. 204, Euro 11,00)
Ci sono libri che pur nella loro semplicità possiedono
qualcosa di così emotivamente magico da
confondere e capovolgere i ruoli. Noi iniziamo a leggerli poi pagina dopo pagina
scopriamo di leggerci intimamente. "L’anno della lepre" è uno di
questi. Pubblicato nel 1975 è diventato subito in Finlandia ed in tutti i paesi
nordici un libro culto, dando origine ad un nuovo genere letterario, il romanzo
umoristico ecologico. In Italia la prima edizione risale al 1994 ed a undici
anni di distanza questa stupenda novella non ha ancora ottenuto la giusta
notorietà. Il protagonista è un giornalista quarantenne che la mancata
realizzazione dei suoi sogni giovanili ha reso cinico ed infelice.
Durante un viaggio in macchina con un suo collega investe un leprotto, l’animale benché ferito ad una zampa posteriore riesce a scappare ed a nascondersi tra l’erba di un piccolo campo poco distante dalla strada. Vatanen, questo è il nome del protagonista, scende dall’auto e trovata la lepre, ormai immobile per la frattura all’arto, la prende in braccio. Vatanen sente quel piccolo cuore battere all’impazzata per la paura e ridotto a brandelli un fazzoletto gli fascia con un ramoscello la zampa. Poi completamente incurante del collega, che furioso lo chiama alternando colpi di clacson ad insulti, con la lepre delicatamente sistemata nella tasca della giacca si inoltra nel bosco. Egli così abbandona la moglie, il lavoro e il caos della civiltà per iniziare un lungo viaggio all’interno della natura più incontaminata, sicuramente molto familiare all’autore, il quale prima di affermarsi come scrittore faceva il guardaboschi. "L’anno della lepre" non è soltanto un divertente libro d’evasione e un delicato inno alla libertà ma anche una pacifica rivolta nei confronti di quelle sovrastrutture culturali che quotidianamente ci plasmano secondo un modello accettato socialmente. Ed è in nome di questo modello che la moglie di Vatanen quando apprende della volontaria sparizione nel bosco del marito domanda: "era ubriaco?", perché è troppo difficile accettare che a volte la vera "follia" è il lasciarci spingere passivamente verso l’omologazione. Personalmente riconosco alla lepre, coprotagonista di questo libro, un significato simbolico: il candido animaletto rappresenta la parte più nobile e pura che c’è in ognuno di noi, quel "daimon" che inudito urla la nostra vera identità, negata dalle mille che ci vengono imposte da una società sempre più sterile e massificata .
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