recensioni - BRUCE CHATWIN IN PATAGONIA (ed. Adelphi, pag. 259 € 14,46)

 

 

 

 

di Gianni Ferrara


Nel 1977 con " In Patagonia " il talentuoso giornalista freelance Bruce Chatwin debuttò come scrittore, anche se forse sarebbe più corretto dire che quello che avrebbe dovuto essere un articolo giornalistico s’ ingigantì tanto fino a diventare un romanzo.

Si dice che Bruce Chatwin propose al proprio editore, il direttore del Sunday Times Magazine, Magnus Linklater, un pezzo su Butch Cassidy e Sundace Kid i due leggendari fuorilegge che decisero, spinti dallo spirito d’avventura e dalla sete di libertà, di raggiungere quel luogo che nell’immaginario collettivo rappresenta il confine del mondo, la regione più misteriosa e lontana, la Patagonia.

Bruce Chatwin annunciò al direttore la sua improvvisa partenza con un brevissimo quanto inequivocabile telegramma " Andato in Patagonia per sei mesi " Da quel viaggio tornò senza l’articolo per il giornale, al suo posto invece c’era il materiale per il più bel libro di viaggi del secolo. " In Patagonia " comunque si apre con un’altra motivazione che spiega le ragioni di quel viaggio. La nonna di Bruce Chatwin conservava come una sacra reliquia dentro l’armadio un pezzo di pelle di brontosauro, che in seguito si rivelò essere di un milodonte o bradipo gigante. Quello strano cimelio gli era stato spedito dalla Patagonia da suo cugino Charley Milward il marinaio. Quel pezzo di pelle, il cugino della nonna e soprattutto la Patagonia diventarono nella mente del piccolo Bruce i protagonisti delle sue più ardite fantasie infantili. Lo stile narrativo di Chatwin è unico, il suo periodare breve ma intenso e altamente descrittivo (In Patagonia è suddiviso in ben 97 paragrafi) denota la rara abilità di catturare il lettore evocando immagini, personaggi e stati d’animo con poche ma ricercatissime parole. Viaggiare per Chatwin era una fuga da quella morte spirituale rappresentata dal "domiciliare" da quello stare nello stesso posto in totale disaccordo con l’innato, irrequieto nomadismo che anche se addomesticato dalla civilizzazione continua ad essere l’essenza più profonda dell’essere umano. "In Patagonia" è più di un bellissimo libro di viaggi, è una piccola mappa dell’animo umano, di quella misteriosa geografia dai confini ancora sconosciuti.


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