Libri - L’uomo con gli occhiali
di Gianni Ferrara
C’era una volta in un piccolo villaggio
persiano un ragazzo che si infilava sotto le coperte per leggere i libri, voleva
conoscere le idee e le culture di paesi lontani, ma soprattutto voleva sapere
quali erano le vere energie e leggi che governano la natura. Era assetato di
conoscenza e leggeva tutti i libri che riusciva a procurarsi anche quelli che,
ritenuti "pericolosi", erano stati proibiti dal regime degli ayatollah
.Quel ragazzo si chiamava Hossein Sadjadi Ghaemmaghami Farahani, nome troppo
lungo e difficile da pronunciare e ricordare per noi occidentali. Quando quel ragazzo diventò
adulto, il padre, un annodatore di tappeti sordomuto, scherzosamente gli
modificò il nome in "l’uomo con gli occhiali", forse cercando con
questo cambiamento di superare i limiti del linguaggio dei gesti .Anche io per
comodità lo chiamerò così. L’uomo con gli occhiali riuscì a vincere una
borsa di studi che gli garantiva l’ammissione all’università di Teheran
nella facoltà di fisica: il suo più grande sogno sembrava realizzarsi,
finalmente poteva studiare i libri difficili, i libri "sulla luce e sull’aria",
ma purtroppo non fu così. A Teheran entrò presto a far parte del movimento
clandestino di resistenza che si era opposto prima al regime dello Scia e poi a
quello di Khomeini . L’uomo con gli occhiali iniziò a lottare per una
maggiore libertà e giustizia con l ‘unico mezzo che conosceva: la penna. Come
un moderno Shahrazàd ogni giorno scriveva un "storia" che poi
stampava con un vecchio ciclostile in tanti volantini, ma non gli bastarono le
famose mille e una notte per rendere il cuore del "sultano"più tenero
ed aperto all’ascolto.La repressione dei servizi segreti di Khomeini fu
durissima : le due sorelle dell ‘uomo con gli occhiali finirono in carcere ed
il fratello dopo aver subito un processo sommario venne condannato a morte per
attività sovversiva. La storia che ho appena raccontato è una storia vera. L’uomo
con gli occhiali c’è ancora e vive,come rifugiato politico,in Olanda, molto
lontano dall’Iran, la sua amata patria. Si fa chiamare Kader Abdolah , come un
suo amico e compagno di lotta assassinato dalla polizia , ed anche se oggi usa
una lingua straniera, il nederlandese, continua a scrivere in nome della
libertà. In tutti i suoi libri si respira un’atmosfera da fiaba, anche se i
temi ricorrenti sono l’esilio, la fuga e il timore di perdere le proprie
radici, e nella vita dei protagonisti dei suoi romanzi,oriente ed occidente,
cosi come modernità ed antichità, si fondono per affermare un diritto
inalienabile dell’uomo: il diritto all’identità.
Scrittura Cuneiforme edizioni Iperborea pag.
327 euro16,50
Ismail,alter ego dell’autore, è un rifugiato politico iraniano che con pervicace determinazione cerca di acquisire la cultura e la lingua della sua nuova patria: l’Olanda. A interrompere il suo lavoro di integrazione sarà un misterioso plico speditogli dall’Iran. Il plico contiene un diario scritto in una lingua incomprensibile, il diario che suo padre, tessitore di tappeti sordomuto e analfabeta portava sempre con sé per annotare tutti quei pensieri che gli affollavano la mente. La scrittura che utilizzava era quella cuneiforme, appresa osservando un’iscrizione rupestre ricca di leggende per la quale gli umili abitanti del suo villaggio nutrivano un rispetto religioso carico di aspettative. Tradurre quei difficilissimi caratteri diventa per Ismail un dovere verso il padre abbandonato e a mano a mano che ci riesce la sua fuga diventa un ritorno, il presente passato. Il linguaggio con la sua forza ed i suoi limiti è il vero protagonista di questo romanzo. Linguaggio visto e vissuto nei suoi diversi idiomi, attribuendo ad ognuno di loro valori diversi. Così per Ismail la sua madrelingua, il persiano, diventa la lingua soffocata dalla tirannide, quindi la lingua della schiavitù, mentre l’olandese quella della libertà. Tra queste due lingue s’impone quella sconosciuta cuneiforme che, antica depositaria di miti universali, per essere decifrata impone a Ismail di ricercare i sopiti codici dell’anima.
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