Don Chisciotte : il cavaliere della Bellezza
di Gianni Ferrara
Ad un anno di distanza dal quattrocentesimo
anniversario dalla nascita di Don Chisciotte (la prima parte del libro "Don
Chisciotte della Mancia" fu pubblicata nel 1605), in tutto il mondo si
allestiscono ancora mostre, si mettono in scena rappresentazioni teatrali e si
svolgono miriadi di iniziative culturali per continuare a celebrare degnamente "il
cavaliere dalla triste figura".Ad esempio nell’ultima edizione del
Festival del cinema di Venezia, conclusasi il 9 settembre,
l’artista Mimmo Paladino ha presentato il film "Quijote,"nel cui
cast figurano nomi celebri, ma inusuali per il mondo del cinema, come Beppe
Servillo degli Avion Travel che interpreta Don Chisciotte, e Lucio Dalla che
oltre ad avere curato le musiche debutta come attore nei panni di Sancho Panza.
Il fascino inesauribile del personaggio creato da Miguel De Cervantes Saavedra
ha nel corso di questi quattro secoli ispirato, influenzato e in una certa
misura portato a riflettere e ad interrogarsi artisti come Picasso e Dalì,
filosofi come Voltaire e Schelling e scrittori come Faulkner e Borges. Durante
il Romanticismo Don Chisciotte veniva riconosciuto come un campione dell’idealismo
per il suo essere sempre pronto a combattere in difesa di quei valori che non
avevano più spazio nella realtà. Oggi autori come Milan Kundera gli
riconoscono anche il primato del relativismo; lo scrittore ceco, nel suo saggio
"L’arte del romanzo", afferma che quando il nostro eroico hidalgo
esce per la prima volta di casa con tutti i paramenti da cavaliere errante, la
Verità unica-divina si frantuma e viene sostituita da molteplici verità
umano-relative, dando vita ai tempi moderni. L’interesse che ha suscitato e
che continua a suscitare Don Chisciotte è determinato da quel bisogno insito
nell’uomo, in qualsiasi epoca esso viva, di credere nel potere del sogno o,
trasponendolo nel particolare, di credere nel donchisciottismo, ovvero in quella
magica follia che impone l’ideale nel reale, stabilendo la bellezza come
principio la dove non c’è. Il nobiluomo Alonso Chisciano stanco di vivere
nell’ozio, in una società ormai priva di eroismo, si ordina cavaliere
errante, cambia il suo nome in Don Chisciotte e subito, come per incanto,
nobiltà, coraggio e onore irrompono nella realtà abbellendola, riempiendo
tutti quegli spazi lasciati vuoti dalla perdita dei valori cavallereschi. Come
ogni cavaliere degno di chiamarsi tale anche Don Chisciotte ha bisogno di un
fedele destriero e per ottenerlo, come se possedesse una bacchetta magica, gli
basta battezzare il suo ossuto e malato ronzino, con l’altisonante nome di
Ronzinante, per trasformarlo in un purosangue. Ha inoltre bisogno di una dama
che resti incantata dalle sue gesta, di una donna da amare, perché "un
cavaliere errante senza innamoramento è come albero senza foglie né
frutto", ed ecco che la rozza contadina Aldonza Lorenzo diventa
Dulcinea del Toboso, principessa d’incomparabile bellezza. La missione di Don
Chisciotte è appunto quella di adornare la realtà con il dorato manto della
bellezza, e così egli la rivela al suo scudiero:"Caro Sancio, tu devi
sapere che io nacqui, per volere del cielo, in questa età di ferro per farvi
risorgere quella d’oro". Durante le sue avventure-disavventure
incorrerà in molti errori comici come lo scambiare i mulini a vento per
giganti, le osterie per castelli e le prostitute per dame, tutti inganni che il
prode cavaliere attribuirà a quei misteriosi "incantatori" suoi
acerrimi nemici. Errori che comunque non sono privi di sottili significati
simbolici e metaforici: ad esempio lo scagliarsi contro i mulini a vento
ritenendoli dei giganti può significare, tra le molte interpretazioni, il
combattere l’arroganza dei potenti e la loro pretesa di sfruttare tutto e
chiunque. Oggi che i mulini-giganti sono quei centri di potere che vogliono
imporci il "pensiero unico" e gli "incantatori" le
superpotenze che continuamente cambiano il "vero e giusto" a seconda
dei loro interessi , il donchisciottismo è avere fede nel "dubbio" e
non accettare acriticamente quella che ci viene presentata come realtà
oggettiva ed incontestabile. Per chi crede ancora che si possa cambiare il
mondo, la via di Don Chisciotte, quella della bellezza, è l’unica
percorribile e l’unica forma di eroismo possibile.
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