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Recensione

Corrado Augias - La verità della fede e la fede nella verità

(Mondadori editore)

di Gianni Ferrara

 

 

Non si sono ancora placate le polemiche scatenata dal romanzo "Il Codice Da Vinci" che la pubblicazione di un altro libro viene a turbare nuovamente l’autorità della Chiesa e le coscienze dei cattolici. Se con il best seller di Dan Brown era stato sufficiente affermare che si trattava solo di un prodotto di fantasia privo di basi storiche per "bollarlo" come una "trovata pubblicitaria", con il libro "Inchiesta su Gesù" di Corrado Augias non può essere ripetuta la stessa "tattica" e sperare di ottenere il medesimo risultato. L’impossibilità di una semplicistica e sommaria critica del libro in questione è determinata dal fatto che il giornalista Augias non si limita ad esprimere le proprie opinioni e perplessità sulla figura storica di Gesù, ma utilizza le stesse come base da cui far partire una serie di domande rivolte ad uno dei massimi conoscitori del cristianesimo, lo storico e biblista Mauro Pesce. Il libro è pertanto fondamentalmente un esauriente saggio storico, anche se in forma di intervista, sull’uomo chiamato Gesù e come tale va considerato. Teologi e intellettuali di formazione cattolica hanno comunque alzato un coro di proteste perchè secondo loro indagare sulla vita di Gesù, come se fosse un qualsiasi personaggio storico, significa offendere la fede di chi crede nel " figlio di Dio", dimenticando che generazioni di teologi hanno trovato nell’esistenza storicamente accertata di Gesù un’arma contro gli attacchi di un certo ateismo qualunquista. Dopo venti secoli la Chiesa non vuole cambiare atteggiamento e, sempre più lontana dalle masse di credenti e non credenti, cerca di imporre la sua visione di una "Verità" unica e incontestabile, la verità della fede. Verità che paradossalmente non può essere né provata né negata in quanto "intima certezza", ma proprio in nome di questa "Verità", secondo la Chiesa, si dovrebbe fermare la ricerca della verità storica. Lo scontro è tra i più antichi: credere senza conoscere (la verità della fede) o conoscere per credere (la fede nella verità). Scontro che nasce per un principio errato: l’unicità della verità. Quando Pilato chiese a Gesù "Cos’è la verità?", come risposta ottenne un lungo silenzio, silenzio che io non interpreto come l’impossibilità di comunicare cosa sia la verità ma come l’affermazione che è il silenzio stesso la risposta, perché in quella pausa convivevano tutte le più diverse e possibili risposte. Per sintetizzare al massimo l’analisi sviluppata nel libro "Inchiesta su Gesù", riporto una piccolissima ma significativa parte della postfazione di Mauro Pesce: "Gesù era un ebreo che non voleva fondare una nuova religione. Non era un cristiano." Il Gesù storico che ci viene presentato da Mauro Pesce è molto distante dal Gesù della fede o per meglio dire da quello riconosciuto dalle chiese cristiane, ma dalla sua analisi ad essere messa in discussione è la "fede" o l’origine storica del cristianesimo? Sono molte le riflessioni che nascono dalla lettura di questo libro: nella nostra società , ad esempio, ormai divenuta multietnica, quanti tra quelli che si definiscono cristiani conoscono il vero significato delle festività religiose che con tanto ardore sono disposti a difendere dall’ipotetica "invasione culturale" islamica? Forse tra la verità della fede e quella della conoscenza c’è un’altra verità, quella dell’intuizione. Un poeta "pensante" scrisse "quando gli dei erano più umani gli uomini erano più divini": pertanto nel ricercare i lati umani di Gesù non si commette nulla di offensivo nei confronti della fede, anzi è proprio riconoscendo a Gesù delle debolezze umane che si può attribuire al suo sacrificio un valore eccezionale. Personalmente al Gesù figlio di Dio ho sempre preferito il Gesù figlio dell’Uomo e se il compito della religione è quello di mettere in "relazione" gli uomini con Dio, essa non può ignorare che nell’animo umano abitano sia l’esigenza di credere che l’ansia di conoscere.

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