Letti da Gianni Ferrara
Carlos Castaneda e la visione tolteca della realtà
A dieci anni dalla sua scomparsa, avvenuta il 27 aprile 1998,
ed a quarant’anni dalla pubblicazione del suo primo libro, Carlos Castaneda
continua ad essere ancora un autore tutto da scoprire, se consideriamo la
profondità degli insegnamenti spirituali contenuti nella sua vasta opera
letteraria. Era il lontano ed ideologicamente "movimentato" 1968 quando un
giovane studente di antropologia pubblicava le sue ricerche sulla cultura
sciamanica, e sull’importanza che questa scuola esoterica attribuiva
all’utilizzo di piante medicali psicotrope per giungere a sempre più alti gradi
di conoscenza. Lo studente si chiamava Carlos Castaneda
e
il frutto dei suoi studi divenne un best seller di fama mondiale con il titolo
di "A scuola dallo stregone" . Le ricerche, a dire dell’autore, erano state
condotte in Messico sotto la guida esperta di un anziano indio Yaqui, don Juan
Matus. Il testo, che fu presentato come tesi di dottorato, in realtà conteneva
molto poco dal punto di vista scientifico, apparendo piuttosto come una raccolta
di appunti ben narrati intorno al percorso iniziatico che lo studente, per
"caso", aveva intrapreso per diventare un "uomo di sapere". L’apprendistato,
iniziato nel 1961, comprendeva l’uso di allucinogeni come il peyote o
mescalito, come don Juan preferiva venisse chiamato, per vivere esperienze
di realtà non ordinaria. Il libro, anche se divise l’opinione pubblica, fu un
successo strepitoso e divenne subito un testo di culto per tutti quei giovani
che, assetati di libertà, cercavano un maestro da seguire, trovandolo finalmente
in Carlos Castaneda. Non furono poche, comunque, neanche le pesanti accuse di
bieca ciarlataneria e di "corruzione morale" ,che una buona parte degli
intellettuali "benpensanti" indirizzò nei confronti dell’autore. In Argentina,
ad esempio, fu vietata la pubblicazione del libro per i numerosi riferimenti
alle droghe che conteneva. La tesi dello "studente"divenne presto un fenomeno
letterario e culturale di vastissime proporzioni, arrivando a dar vita ad una
generazione di scrittori che ancora oggi pubblicano romanzi di successo, ed
apportando un importantissimo contributo alla nascita di quella nuova "filosofia
di vita" che prenderà il nome di New Age. Castaneda, divenuto famoso, si vide
costretto non solo a respingere le critiche di chi lo riteneva un astuto
imbroglione ma anche a rifiutare energicamente l’aura e il titolo di guru che
tantissimi gli volevano conferire. Egli stesso, nelle numerose interviste
rilasciate, frequentemente si definì un "semplice" ricercatore dell’insegnamento
tolteco, spiegandone il vero significato:"Tolteco è chi conosce i segreti
dello stregone e del sogno". Successivamente ad "A scuola dallo stregone"
furono
pubblicati altri undici suoi libri nei quali lo "studente" narra di come,
compiute estenuanti esercitazioni fisiche e mentali e superate prove
estremamente dure e rischiose, era riuscito a diventare uno stregone tolteco.
L’intera opera di Castaneda, infatti, è la storia della sua straordinaria
esplorazione dall’interno della visione tolteca della realtà, una esplorazione
tesa a disintegrare progressivamente i "solidi pilastri" della concezione
razionale-occidentale dell’universo che, riconoscendo come verità indiscutibile
la lineare limitazione spazio-temporale, preclude all’uomo la possibilità di
comprendere e quindi di vivere negli infiniti mondi nascosti. Secondo gli
antichi stregoni toltechi ogni componente dell’universo è energia luminosa, ed
il centro dal quale essa viene emanata prende il nome di aquila; l’uomo,
che ovviamente è anch’egli composto da queste fibre luminose, una volta
diventato un "guerriero di luce" può vedere come è realmente l’universo,
e muoversi in esso liberamente senza nessuna limitazione determinata dal corpo
fisico. Se nei primi tre libri di Castaneda gli insegnamenti di don Juan sono
più pratici, basandosi essenzialmente sull’uso delle "droghe" e per
questo identificati anche come "gli inganni di don Juan", gli altri hanno
un’impronta più "teorica-filosofica" e comprendono il disvelamento dell’insieme
delle antiche tecniche spirituali tolteche, come "l’arte dell’agguato e
l’arte del sognare". Ancor oggi, a distanza di tanti anni, non solo non
siamo in grado di stabilire la veridicità delle esperienze che Castaneda dice di
aver vissuto e sull’esistenza di don Juan, ma addirittura sembra che le nubi del
mistero si infittiscano sempre più su di loro. Di una cosa però possiamo esser
certi : in un periodo nel quale avevamo perso il coraggio di "sognare" e ci
rimaneva solo la lontana eco di una sterile libertà "on the road", Carlos
Castaneda e don Juan ci hanno indicato una nuova strada da percorrere: "la
strada che ha un cuore".
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