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SOCIETà
Il Sessantotto con gli occhi delle donne
"Gli anni Sessanta rompono le catene e le donne occidentali
cominciano a rivendicare e a ottenere il diritto alla propria
libertà."
di
Pino_ rotta
Maria aveva quindici anni, Pasquale venticinque, da circa un
anno lui gli girava sotto casa, non si sono mai incontrati da soli, poi è
arrivato il gran giorno Pasquale prende "informazioni" e manda un messaggio, il
padre di Maria prende "informazioni" e da un tacito consenso, Pasquale va a casa
di Maria, e nel giro di un anno saranno sposati, dopo nove mesi Maria ha il
primo figlio. E’ una femminuccia e, il giorno della nascita, Pasquale spara 4
colpi di fucile per aria. Peccato! se fosse stato maschio ne avrebbe sparati 7 e
avrebbe festeggiato con gli amici.
Questa è una storia comune di una ragazzina del Sud degli
anni sessanta, una come le altre.
Gli anni sessanta, sembrano lontanissimi nella nostra
memoria. In America ed in Europa, comincia la "contestazione studentesca", in
Italia, soprattutto al Sud, le ragazze si sposano appena adolescenti. Non c’è
ancora il divorzio, non c’è la pillola anticoncezionale, non c’è la legge
sull’aborto ma l’aborto è una pratica clandestina che uccide migliaia di donne
ogni anno, il delitto d’onore è ancora nel Codice Penale italiano che prevede
una riduzione della pena per l’assassino della donna (Codice Penale, art. 587.
abolito nel 1981, solo dopo i referendum su divorzio e aborto), in Vaticano
c’è ancora la pena di morte (abolita nel 1981 ma rimasta nell’ordinamento
vaticano fino al 2001), nelle feste religiose del Sud i boss mafiosi hanno
l’onore di guidare la processione dei santi, mentre nelle chiese e nelle scuole
maschi e femmine siedono separati, il tasso di analfabetismo delle donne è il
doppio di quello degli uomini che pure è altissimo, toccando punte del 60%.
La televisione porta nelle case le immagini del "rivoluzione
dei figli dei fiori" che sta dilagando in occidente, la musica fa da
catalizzatore e miccia di una trasformazione culturale. Non sono gli anni
Settanta, gli oscuri ed ancora avvolti da tanti misteri "anni di piombo", gli
anni degli opposti estremismi, delle stragi di Stato, sono gli anni Sessanta,
gli anni della "fantasia al potere", dei Beatles, di Joan Beaz e Bob Dylan, gli
anni delle manifestazioni oceaniche contro la guerra in Vietnam, gli anni del
"fate l’amore non fate la guerra". Sono gli anni dell’ottimismo e del boom
economico, del "miracolo italiano". E’ una rivoluzione culturale e solo molto
dopo politica. Sono stati solo dieci anni, ma dieci anni che hanno rivoluzionato
la cultura mondiale ed anche quella italiana. Al centro di questa rivoluzione
c’è la liberazione della donna. La liberazione dal suo ruolo di subalternità non
solo culturale ma anche civile e soprattutto fisica. Gli anni Sessanta rompono
queste catene e le donne occidentali cominciano a rivendicare e a ottenere il
diritto alla propria libertà di autodeterminazione. Il nudo era un simbolo non
"un consiglio per gli acquisti"!
Oggi, con grande disinvoltura, nel grande processo di
arretramento culturale e fondamentalista in atto in Italia e nel resto del
mondo, c’è un processo di revisionismo storico che mischia tutto, annacqua
valori, ideali, che mette sullo stesso piano carnefici ed assassini, cercando (e
purtroppo spesso riuscendo!) di convincere la gente che la storia tutto sommato è
una cosa vecchia, inutile, che quello che conta è quello che dice la
televisione.
Gli anni Sessanta hanno messo in discussione tutto, ogni
valore, ogni istituzione, ogni regola sociale. Le hanno messe in discussione ed
hanno spinto la gente a cambiare tutto. Hanno costretto la politica ad accettare
il cambiamento, quella politica che ieri più di oggi era in mano ad una cultura
maschilista e violenta, quella stessa politica che, proprio perché costretta al
cambiamento, anziché governare il cambiamento non lo ha mai accettato ed ha
cercato di svuotarlo e di distruggerlo dall’interno. Quelli che hanno più di
cinquant’anni lo possono ricordare, non è detto che ci riescano o che lo
vogliano, ma possono farlo. Possono ricordare la demonizzazione mediatica e la
repressione violenta delle istanze giovanili di quegli anni. Il martellamento
quotidiano di stampa e televisione, la rinascita dei movimenti nazifascisti,
fino ad arrivare ai tentativi di colpi di stato fascisti della fine degli anni
sessanta ed inizi anni settanta.
Ci furono degli eccessi, degli errori, delle colpe? Quando a
muoversi sono contemporaneamente milioni di persone è evidente che si compiono
degli eccessi, ma lo snaturamento dei valori di quegli anni è da imputare alla
repressione ed alla cultura reazionaria della classe dirigente, non certo alla
genuità della nuova visione del mondo, alla radice pacifista e nonviolenta. Il
male che ne scaturì lo troviamo nella contrapposizione violenta tra lo Stato e
la sua gente che chiedeva il cambiamento.
Senza gli anni Sessanta Maria si sposerebbe ancora a quindici
anni, con uno sconosciuto e farebbe figli senza possibilità di scegliere della
propria vita. Gli anni Sessanta sono anni che non hanno fatto la storia, fanno parte
della storia e sono da ricordare al femminile.
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