Società
La storia recente e precaria dei diritti civili e umani
A guardare la realtà in cui viviamo oggi chi sosterrebbe senza indugio che l’Europa, la nostra Europa, è stata la terra in cui sono nate e si sono affermate l’idea e la pratica della democrazia e dei diritti dell’Uomo?
Non bisogna lasciare però che ciò venga dimenticato. Né negli Stati Uniti d’America, dove pure si è affermato il più grande governo democratico della modernità e tanto meno nel resto del mondo orientale o ex sovietico o islamico si sono radicati ideali e pratiche di solidarietà, fratellanza, tolleranza e rispetto dell’inviolabilità della persona umana, come è successo in Europa, con la tragica eccezione degli anni del nazifascismo. Questi valori sono diventati i nostri valori fondanti, le nostre "radici culturali". A guardare la realtà odierna si direbbero dispersi e dimenticati questi valori, ma la storia ci viene ancora una volta incontro con i suoi insegnamenti. Le scelte politiche ed economiche degli ultimi venti anni hanno segnato profondamente il tessuto economico e culturale dei paesi europei, con paradossi culturali come l’Italia, il Belgio, l’Olanda in cui la crisi economica è stata gestita non tutelando i principi della solidarietà sociale ma cavalcando in maniera populista la rabbia e la paura diffuse nella società ed indirizzate verso forme di xenofobia e di protezionismo economico che è arrivato presto a diventare volontà separatista e odio etnico al punto che sia in Italia che nei Paesi Bassi il separatismo è diventato un cavallo di battaglia vincente e pericolosamente violento (dimenticandosi dei balcani insanguinati, fino a ieri, da dieci anni di guerra e pulizie etniche, fomentate dagli interessi economici e strategici). D’altra parte continua ad essere spacciata come evento imponderabile l’arrivo di una crisi economica nei paesi occidentali che invece è connaturata alla cosiddetta globalizzazione, ed ampiamente prevista. Crisi dovuta alla scelta di abbattimento delle barriere commerciali e di produzione, a cominciare dai paesi dell’ex Unione Sovietica. Senza più frontiere le industrie europee e statunitensi hanno massimizzato i loro profitti delocalizzando le produzioni in quei paesi ricchi di infrastrutture, poveri socialmente e ingannati politicamente. Questi venti anni hanno portato una riduzione delle tutele e dei diritti (a volte anche formali) nei paesi dell’Unione Europea ed una devastazione sociale dei paesi dell’Est che dopo l’inganno di una vita migliore si sono ritrovati con banche predatrici, corruzione, criminalità e rigurgiti nazionalisti, spesso sfociati in conflitti armati. L’Europa, in questi ultimi venti anni, è stata anche piegata dagli interessi economici e strategici da parte degli Stati Uniti, di Regan e dei Bush, che hanno portato quasi tutti i paesi con Governi vassalli come l’Italia, la Spagna, l’Inghilterra e la Polonia ad impegnarsi in otto anni di guerra in un’Iraq pericolosa solo per l’avanzamento degli interessi cinesi nei mercati africani e dei paesi arabi. Una guerra con costi di vite umane e distruzione di risorse economiche inaccettabili per cittadini europei che non avessero perso la memoria delle loro lotte per la conquista dei diritti degli uomini e delle donne, per la tutela del lavoro, per la laicità dello Stato, per l’equilibrio tra i poteri istituzionali, eredità dell’Illuminismo francese e del Umanesimo italiano. In questi ultimi due decenni le paure e le nuove povertà hanno generato egoismi, razzismi, analfabetismo di ritorno e, in fin dei conti, hanno riportato, soprattutto in Italia, la concezione che la dignità della persona, rappresentata dal diritto al lavoro, all’istruzione libera e plurale, alla salute. Alla casa e alla libertà di spostarsi da un paese all’altro anche solo per curiosità, tutte queste cose sono ore indicate come un lusso a cui solo pochi possono accedere o perché possono comprarlo o perché gli viene concesso in cambio della rinuncia al pensiero critico. I diritti civili, e di conseguenza i diritti dell’Uomo, devono tornare al centro della proposta civile in un’Europa che era e resta, seppure stordita e drogata, ancora oggi l’albero da cui fiorì e può ancora rifiorire la dignità degli uomini e delle donne a prescindere dalla razza, dal sesso, dalle convinzioni religiose e dallo status economico. Un’Europa, e di conseguenza l’Occidente, che continua a perdere queste radici è destinata a sprofondare nel nichilismo che devasta le risorse e le coscienze e nell’integralismo politico e religioso, politico ed etnico, di cui pensavamo, erroneamente, di esserci liberati per sempre dopo la caduta del nazifascismo e del comunismo. Oggi nuove forme di coercizione e di annientamento della dignità umana producono le medesime conseguenze che hanno provocato in passato; cambiano i modi del totalitarismo e della discriminazione, non certo gli effetti sulla vita degli uomini, delle donne e dei bambini, di oggi e del futuro.
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