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Recensione
POTERE, Governare con la paura, di Pino Rotta
(Città del Sole edizioni, pagg. 262, euro 14,00)Il libro potrà essere prenotato on-line scrivendo a:
Di eresie non se ne hanno mai abbastanza, Soprattutto quando
il mondo sembra rassegnarsi all’omologazione ed alla rinuncia della ragione. Le
eresie aiutano a guardare passato e futuro con occhi diversi. Molte cose
contenute nel precedente saggio (Pino Rotta, E’ un mondo complesso)
si sono realizzate nella realtà sociale e politica dell'Occidente a cominciare
dal clima di terrore, alla conseguente riduzione delle libertà personali, allo
scontro tra civiltà, al dominio del mercato sull'individuo e sulle collettività
ed alla conseguente implosione dello stato di diritto che aveva caratterizzato
l'Europa fino al 2000. Non solo queste cose erano già presenti nelle analisi del
saggio del 2001 ma anche le azioni di denuncia, divulgazione su stampa e
televisione, impegno politico e sociale, che mi hanno visto coinvolto assieme a
milioni di persone nel mondo. Azioni che non sono servite ad impedire che una
guerra inutile sconvolgesse prima gli assetti politici degli Stati e poi le vite
di ognuno di noi. E non sono servite a fermare il ritorno di una politica
mediocre e corrotta, di cui l'Italia detiene il primato in Europa pur essendo in
buona compagnia. Oggi viviamo in quelle condizioni di ricatto esistenziale e
materiale che pure avevamo in tanti previsto e denunciato. C'è quindi una prima
considerazione da fare nell'accingersi a pubblicare un libro: a che serve? Forse
a mettere a fuoco con maggiore chiarezza le lacune dello studio passato o anche
per rivolgersi a chi aveva il compito di agire per il bene comune e non ha
saputo o voluto farlo. Rivolgersi quindi alla politica ed ad un'opinione
pubblica sempre più confusa e smarrita. In un primo momento mi sembrava
opportuno rivolgermi ad un pubblico che, per l'esperienza fatta nel campo degli
studi sociologici e dell'impegno sociale, avesse condiviso una certa visione dei
fatti politici e sociali con il background ideale e culturale in cui io stesso
mi sono formato. Sono un uomo che ama definirsi "di Sinistra" ed in tale campo
politico e sociale ho da sempre operato. Ma questo saggio con una tale
impostazione, sarebbe stato solo un ulteriore contributo ad un dibattito che da
tempo sento non appartenermi più, quello cioè di quale sia in Italia il ruolo
della Sinistra, se non addirittura arrivare a porsi in forma assolutamente seria
la domanda: esiste ancora la Sinistra? Non era questa l'esigenza che sentivo ed
allora ho provato a continuare a fare quello che, più o meno bene, mi riesce di
fare: studiare ed esporre fenomeni sociali, fare sociologia, in questo caso
sociologia politica. E proprio facendo questa considerazione mi sono accorto che
un discorso del genere si ricollegava perfettamente alla questione della
Sinistra politica e sociale. Mi è venuto in mente l'atteggiamento che, fino agli
anni '80 del secolo scorso, la Sinistra ha tenuto proprio nei confronti della
sociologia. Un atteggiamento perlomeno diffidente essendo questa disciplina
considerata, dalla Sinistra, una scienza "borghese". Questa etichetta è sempre
stata stridente con la mia formazione culturale e lo è divenuta sempre di più
mano a mano che avanzavo nei miei studi. Ho sempre considerato l'atteggiamento
di gran parte della Sinistra, nei confronti delle scienze sociali, non solo
sbagliato ma addirittura miope e autolesionista. Uno dei motivi per cui oggi la
Sinistra si trova in una condizione di minoranza politica e sociale è senza
dubbio il ritardo culturale che ha accumulato in questa branca di studi che, tra
l'altro, gli ha impedito di intercettare il punto di rottura tra il pensiero
liberale ed il pragmatismo liberista. Povera di strumenti di analisi adeguati ai
mutamenti imposti dal liberismo, la Sinistra si è limitata a denunciare ma non
ha saputo affrontare e governare, nei tempi e nelle forme opportune, le
trasformazioni che si vedeva scorrere davanti. Ai sociologi spetta il compito di
studiare e di tentare di spiegare la realtà, ai filosofi di cercare risposte
esistenziali ed alla politica di trovare strade per cambiarla la realtà. Ecco
che, affrontando l'analisi degli avvenimenti politici e sociali verificatesi
negli ultimi dieci anni, non solo in Italia, ho provato a darne una lettura in
termini sociologici, concentrandomi, soprattutto nella parte finale del testo,
sulle dinamiche della comunicazione strumento fondamentale non solo per capire
la realtà ma anche per intervenire su di essa. Che il mio approccio metodologico
si possa inquadrare in quel filone considerato un pò eretico è un fatto, ma non
dimentichiamo che siamo in Italia, paese di democrazia populista e confessionale
(imposta dalla destra e ampiamente condivisa dalla Sinistra!) che non ha mai
conosciuto una vera epoca liberale e socialista. Il mio approccio eretico,
perchè laico e perchè pone problemi inerenti al progressivo svuotamento del
senso della democrazia, credo di poterlo rivendicare, ma gli strumenti di
analisi adoperati sono quelli di una "scienza" che per me era e rimane
semplicemente scienza sociale senza ulteriori aggettivi. In definitiva questo
saggio si propone di offrire ancora strumenti di riflessione e di conoscenza con
l'auspicio che la risposta sia certamente critica e dialettica ma
contestualizzata su analisi ragionate e non su semplici reazioni emotive agli
eventi che subiamo spesso con un senso di impotenza. (redazionale, tratto dal
testo)
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