Società

La casta invisibile

Dopo Tangentopoli la clientela si è spostata dai Partiti alle Famiglie

 

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di Pino Rotta


L'ondata di antipolitica, certo ampiamente giustificata dalla mediocrità della classe politica nazionale e locale, ha finito con l'oscurare, forse non senza la complicità di giornali e TV che, soprattutto a livello territoriale, sono pienamente inseriti nel sistema di caste e privilegi, ingigantirsi, spesso prevalendo, sulla stessa politica, il potere dei vertici della burocrazia sia statale che locale. Un processo che inizialmente fu pensato per arginare lo strapotere della "politica" all'epoca di Tangentopoli, ma che finì col creare una "deresponsabilizzazione dei politici" ed un sistema di complicità tra i vertici della burocrazia e i politici che si erano scrollati di dosso il peso della "gestione". Una separazione di funzioni, pensata per ottimizzare la macchina amministrativa, che invece, almeno inizialmente, fu funzionale alla gestione clientelare di assunzioni e gestione di appalti pubblici, e con il tempo, proprio il basso livello di competenza e credibilità del ceto politico, finisce con il far prevalere gli interessi di una piccola minoranza, spesso di tipo familistico, sulla stessa politica innestando una potente azione di autoriproduzione e tutela dei privilegi che via via vengono accumulati e difesi. Oggi si sente parlare di "blocco dell'ascensore sociale" e l'attenzione della gente va, a buona ragione, agli ordini professionali ed ai gruppi dirigenti dei partiti e dei sindacati ma non si è mai posta attenzione alla nomenclatura della Pubblica Amministrazione. Eppure non sarebbe neanche difficile farlo, volendo... (ottimo lavoro quello di Paolo Pollicheni nel libro Casta Calabra, Falco editore, molto dettagliato e documentato, forse un pò troppo indulgente con la Chiesa cattolica, sommariamente definita come "in ritardo e distratta", dimenticando che proprio nel suo seno si è formata la classe dirigente, non solopolitica, sorprattutto al Sud e che non c'è indagine giudiziaria, da Mani Pulite a Why Not, alle Cricche Balducci & C., che non portino a questa evidenza). I posti più ambiti, in questi lunghi anni di crisi, sono diventati naturalmente i vertici ma anche i sottovertici (le "liste d'attesa" sono ormai intasate) del contratto "pubblico". Esercito, Forze dell'Ordine, Ministeri, Dirigenza negli Enti Locali, negli Enti e Organi di Governo centrali e locali. Pochi infatti conoscono il meccanismo contrattuale della Pubblica Amministrazione, che non è affatto "pubblica". A tutti livelli dalla Presidenza della Repubblica alle ASL o ai piccoli Comuni (seppure con differenti riferimenti giuridici), solo i Dirigenti godono dello status "pubblico" con un trattamento economico e previdenziale mediamente otto volte superiore rispetto alla media dei "contratti" del resto dei dipendenti che "impropriamente" vengono definiti pubblici, ma che di fatto non lo sono più dal 1990 (i principali riferimenti normativi sono la legge nr. 142 del 1990 e il decreto legislativo nr. 29 del 1993).Quelle stesse norme che erano state pensate per separare l'indirizzo politico, dalla gestione e dal controllo sulla gestione sono state di fatto svuotate e neutralizzate in fase di attuazione. Basta dare un'occhiata ai meccanismi ed agli organi di controllo di gestione. In teoria questi ultimi dovrebbero essere "terzi" e possibilmente estranei all'organo amministrativo, di fatto invece, con il sistema delle nomine politiche o dei regolamenti, l'organo politico "nomina" i propri controllori o, peggio ancora, si autovaluta, con buona pace dei principi di efficienza ed efficacia. I "controllori" nominati e stipendiati dall'Amministrazione si guardano bene dal valutare nel merito i risultati dell'operato dell'Amministrazione, pena la non riconferma. Per cui il controllo è esercitato sul piano puramente formale, il che significa che basta avere "le carte a posto" per definire raggiunti gli obiettivi che la stessa Amministrazione si pone. E i nominati hanno spesso legami di parentela con i vertici burocratici o politici. Ciò avviene, ad esempio negli Enti Locali, con i cosiddetti "Nuclei di Valutazione" ma a livello delle Amministrazioni Centrali è ancora più sfacciato, queste fissano gli obiettivi all'inizio dell'anno, gli obiettivi vengono poi calati agli organi territoriali che devono attuarli ed alla fine dell'anno gli stessi responsabili dei livelli territoriali "valutano" il raggiungimento dei propri obiettivi (mai sentito di obiettivi non raggiunti!) e trasmettono i risultati alle Amministrazioni centrali che si limitano a "prenderne atto", elargendo ovviamente benefit di migliaia di euro ai singoli dirigenti. Ovviamente i benefit non sono solo economici ma anche, anzi soprattutto, di carriera, incarichi, sedi più prestigiose, ecc. Si può discostare da questo sistema il dirigente un pò più "diligente"? Certo, solo che nel migliore dei casi ci rimette di tasca propria e quasi sempre viene emarginato dalla "casta invisibile".

 

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