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Società

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In ritardo sulla storia
La coscienza diacronica della moltitudine

Di Pino Rotta

 

 

 

 

 

 

La globalizzazione dei mercati, iniziata negli anni '80 del secolo scorso, ha operato principalmente su tre livelli, correlati ma non simultanei. Il primo livello è stato quello finanziario, il cui obiettivo è stato quello di spostare ingenti capitali dal mercato occidentale a quello orientale e di altri paesi, oggi individuati con la sigla BIRC (Brasile, India, Russia e Cina). Questa fase che ha reso popolare il termine new economy è stata resa possibile dall'espansione a livello globale dell'economia virtuale attuata attraverso le nuove tecnologie telematiche. Virtuali solo apparentemente perchè i capitali spostati sono stati soldi veri e solo successivamente si è assistito al boom dei cosiddetti "titoli tossici" come strumento di speculazione sui bilanci pubblici dei paesi occidentali (niente di nuovo, già le crisi del 1800 e del 1900 seguivano lo stesso schema) . Ma l'evoluzione del sistema capitalistico da occidentale a globale è stata reale e concreta, oltre che relativamente veloce. La seconda fase si è caratterizzata dalla destrutturazione dei sistemi politici che avrebbero potuto essere di ostacolo al processo di globalizzazione. L'Asse atlantico tra Stati Uniti e Inghilterra ha innescato due fronti di criticità che (vedi Helios Magazine, 2003) da un lato puntava a sgretolare l'Unione Sovietica e dall'altro a fare implodere l'Unione Europea. In ballo, ed è la terza fase, c'era la conquista dei processi di industrializzazione nei paesi orientali ed il monopolio delle risorse energetiche e delle materie prime a basso costo dei paesi africani e sudamericani. Che tutto ciò non sarebbe stato indolore era nella realtà delle cose e così è stato. La novità di questi ultimi trenta anni è stato il potenziale innovativo ed inarrestabile allo stato delle cose, del nuovo corso capitalistico: la velocità. La velocità, frutto delle nuove tecnologie non solo di comunicazione ma anche di produzione di beni materiali, si è riversata nella vita quotidiana di ognuno di noi senza darci il tempo di elaborare gli effetti dei cambiamenti che si stavano verificando "realmente" non virtualmente come ci si è fatto volutamente credere attraverso l'effetto narcotico dei mezzi di comunicazione di massa. Produzione e quindi ricchezza sempre più realizzata fuori dai paesi occidentali. Oggi i risultati in termini di riduzione del benessere, della sicurezza sociale e delle garanzie nel mondo del lavoro sono sotto gli occhi di tutti. Ma in che modo si è arrivati a questo punto? Si poteva evitare? Dal 2000 in poi la risposta è no, non si poteva più evitare. Prima c'era ancora qualche possibilità ma da quell'anno in poi tutto si è svolto come era stato previsto dagli strateghi della globalizzazione, ed è ancora in atto. Vediamo perchè. Alla fine degli anni '80 l'Unione Sovietica, schiacciata dal suo apparato e senza più alcun tipo di consenso né interno né internazionale, crolla lasciando un vuoto politico devastante ed un enorme mercato che viene subito conteso, soprattutto, tra Germania e Stati Uniti. Contemporaneamente si avvia la strategia (fallita!) di isolamento della Cina, in primo luogo tagliando la via del petrolio. Saddam Hussein, antico amico di russi ed americani, si sente minacciato e cerca di mettere le mani sulle raffinerie del Kuwait. E' la prima guerra del Golfo, il 1990. L'Europa non assiste inerme anzi partecipa, controvoglia ma partecipa. Controvoglia perchè in Europa si capisce che la prossima vittima sarà proprio l'Unione Europea. Ma l'Unione è ancora poco più che un'idea e quando, con il supporto militare degli inglesi, la Bosnia-Erzegovina precipita nella sanguinosa guerra dei Balcani, noi assistiamo impotenti alla loro ed alla nostra disfatta civile, umana e politica. Una guerra dopo l'altra, certo fuori dai nostri confini ma con una partecipazione attiva del nostro Paese, e siamo alla fine del secolo e del millennio, si sta avvicinando l'11 settembre ed il balzo militarista degli Stati Uniti. La guerra in Iraq, assolutamente controproducente per la lotta al terrorismo islamico, viene fatta per completare il posizionamento strategico americano. Paesi come l'Italia, la Spagna, la Grecia, il Portogallo, che hanno il futuro nel Mediterraneo, partecipano al proprio suicidio politico ed economico, grazie alla corruzione dei loro governi. Si mettono al riparo solo Francia e Germania che non partecipano alla guerra e continuano la loro espansione politica ed economica nel nord Africa e nell'ex Unione Sovietica. L'Europa è di fatto messa in ginocchio mentre le moltitudini popolari, drogate dai mass media, applaudono. Ed oggi arriva la resa dei conti. La ricchezza non più prodotta e le risorse finanziarie scomparse non permettono più il mantenimento del tenore di vita "stile europeo". Ormai è troppo tardi. Ci sono stati quelli che hanno contestato mostrando la "luna" ma la maggior parte ha continuato a guardare il "dito". Quella che si dice la "diacronia delle coscienze".

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SOMMARIO

Società

In ritardo sulla storia
La coscienza diacronica della moltitudine

Di Pino Rotta


 

 

 

La globalizzazione dei mercati, iniziata negli anni '80 del secolo scorso, ha operato principalmente su tre livelli, correlati ma non simultanei. Il primo livello è stato quello finanziario, il cui obiettivo è stato quello di spostare ingenti capitali dal mercato occidentale a quello orientale e di altri paesi, oggi individuati con la sigla BIRC (Brasile, India, Russia e Cina). Questa fase che ha reso popolare il termine new economy è stata resa possibile dall'espansione a livello globale dell'economia virtuale attuata attraverso le nuove tecnologie telematiche.


 

Società

Scrittura e arte - Quale ideografia

di giancarlo calciolari

 

 

Se la querelle delle immagini non è mai cessata e ancora oggi il pianeta è preda dell’oscillazione tra iconoclastia e iconolatria è perché l’immagine sfugge a qualsiasi campo di battaglia. L’immagine originaria ha una potenza tale che non c’è centrale di controllo che non rischi di esplodere. Ecco l’importanza dell’immagine costituita, istituita e infine destituita. Pare addirittura che oggi le guerre, per altro invisibili, siano dapprima guerre di immagini.


Società

Significato e percezione nell'opera d'arte
Di
Salvatore Romeo

 

 

 

Quando i nostri antenati non avevano ancora molta dimestichezza con la divinità e non erano ad essa tanto vicini, presero della materia e la plasmarono in immagini, infondendo magicamente in questa nuova sostanza una grande forza sovrannaturale. Inventarono l’arte e costruirono statue e graffiarono figure, edificando idoli capaci di compiere cose meravigliose e indicibili in virtù di quella forza sovrannaturale. I nostri antenati, non essendo capaci di creare delle anime, in fin dei conti, invocarono le anime delle divinità e le infusero nelle statue e nei disegni per mezzo di riti sacri.


 

Società

L'arte e la psiche. Come vediamo la realtà?

di Maria laura falduto (*)

 

 

 

«Non sono interessato a finire un lavoro perché esso si completa nella mente dello spettatore», affermava P. Cezanne lasciando libero spazio all’interpretazione delle sue opere. Secondo la Programmazione Neurolinguistica infatti, "la mappa non è il territorio" ma sono le influenze culturali, le esperienze e l’ambiente che ci circondano ad influenzare le nostre mappe/schemi mentali.


 

Società

Art brut - Cosa è il bello e il brutto?

di kreszenzia gehrer

 

 

 

 

 

 

«La definizione del concetto di "bello" implica necessariamente quella del suo opposto complementare, il "brutto". Infatti sin dalle sue prime formulazioni, il bello contiene in sé, come ambiguità essenziale, l’immagine del suo doppio.» Così Remo Bodei scrive a proposito dell’estetica del brutto. Il brutto, insomma, diviene una sorta di «sezione necessaria dell’estetica», per dirla con le parole di Karl Rosenkranz, che già nel 1853 ne ammirava la torsione concettuale. Oggi si rende effettiva questa rivoluzione copernicana: il brutto capovolge la gerarchia estetica tradizionale e accede alla casa


Società

L'arte come Dio - Tra ricerca del salvifico e concretezza
Di Katia Colica
 

 

 

 


L’eterno esiste, e fa selezione. Perché l’eterno non è per tutti ma per chi se lo fabbrica; per chi riesce a scovarlo dentro la forza di un’espressione quasi mistica, poiché al di là del tempo e dello spazio. Quando scegliamo di cibarci di altezze giganti, di nudità, di protezione al malvagio, allora la strada si biforca: possiamo rifugiarci nelle promesse religiose di vita eterna o scegliamo di abitare l’arte, di entrarci dentro, di migrarci con tutto un bagaglio pieno di brutture, di menzogne, di deformità.


 

Società

L'arte e il paradigma della contaminazione

di angela pellicano'

 

 

 

 

 

 

Mi chiedo quanta circospezione si applichi come metodo davanti a un’opera contemporanea; quanto silenzio si consumi dentro le nostre teste perplesse o quanto rumore caotico si celebri al cosiddetto vernissage d'obbligo in quest'ultimo decennio.
Amplificare le risonanze evocative ci può aiutare nel processo di "elaborazione dati" seppur non siamo macchine; ma a volte, quello che ci fa esclamare - Questa è arte!! - non è solo l'avvio del motore mnemonico... è spesso l'illusorio collettivo, l'artificio del neolinguaggio che necessita all'uomo evolutivo.


 

 

Società

Unione Europea - Unione di Popoli non solo di mercati

di mohammad alkilani

 

 

L’Unione Europea ha avuto assegnato il premio Nobel per la pace, varie manifestazioni di scetticismo e varie critiche sono piovute da una parte degli Stessi Europei che, sembra non abbiano compreso le ragioni e la ratio di questa assegnazione. Si può criticare tutto, si può essere scettici sulla stessa natura dell’Unione Europea e sul suo ruolo; e qualche critica sarebbe anche giustificata ed avrebbe anche un corretto fondamento ma di una cosa si può essere certi: L’Unione Europea merita sicuramente il Premio Nobel per la Pace, se non altro perché ha posto le basi e creato i presupposti per la più lunga pace in Europa (quella comunitaria per lo meno);

 

 

Società

La bellezza delle persone: quando un leader mette voglia di "scoperta" e collaborazione

di valentina arcidiaco (*)

 


 

C’è un’aria avvolgente e serena in quel di Colle Val d’Elsa, piccolo borgo nel cuore della Toscana, dove all’interno di un antico convento situato in via Gracco del Secco 100, c’è la sede di Intercultura, organizzazione educativa di volontariato che promuove, favorisce e realizza programmi di scambio tra l’Italia e oltre sessanta Paesi del mondo. Già precedentemente, proprio su Helios Magazine, c’eravamo soffermati a riferire sinteticamente di questa Organizzazione Onlus che ogni anno permette l’arrivo in Italia di studenti stranieri ma, permette contemporaneamente, anche a studenti italiani di trascorrere un anno, un semestre o un trimestre in uno dei paesi aderenti all’AFS "associazione internazionale che favorisce gli scambi di studenti e adulti".


 

 

ARte

Van Gogh - Hioroshige e il sogno giapponese

di antonella iurilli duhamel

 

 

La Pinacoteca di Parigi, sta ospitando due mostre, distinte ma interdipendenti: "Hiroshige, l’Art du Voyage" e "Van Gogh, Rêves de Japon." La prima presenta due serie di dipinti del maestro giapponese Utawaga Hiroshighe (1797-1858), noto come il Leonardo da Vinci giapponese. Le "Cinquantatre stazioni della strada per Tokaido " e le " sessantanove stazioni della strada per Kisokaido", seguono diverse rotte tra Edo (odierna Tokio) e Kyoto. Ognuna di queste fermate illustra i luoghi più ameni del tragitto e documenta le pene e le delizie dei viaggiatori lungo queste due famose strade.


 

arte

La pittura di Kreszenzia Gehrer - Altra da sé

di gianluca romeo

 

 

 

 


Il carattere dirompente dell’opera d’arte non si rivela qui come ritorno all’età perduta, ad un presunta purezza originaria, ad un senso primordiale dell’esistenza e delle cose. Il senso evocato dalla potenza tellurica che scaturisce dalla creazione artistica non ha nulla a che vedere con la dimensione tradizionale della temporalità: né passato, né futuro non c’è nostalgia e neppure attesa messianica, non linearità e neanche eterno ritorno.


 

Intervista

"L'uomo nero" di Luca Poldelmengo

di cristina marra

 

 

Puoi incontrarlo per strada, si confonde tra la gente, passa inosservato o si insinua nella mente e la assilla perchè cerca vendetta, perchè ha un obiettivo: è l’uomo nero che dà il titolo al nuovo noir di Luca Poldelmengo (Edizioni Piemme, pp.237, euro 15,00). Sceneggiatore e scrittore romano, Poldelmengo vince il Premio Crovi come migliore opera prima nel 2009 con "Odia il prossimo tuo" (Kowalski) ed è stato finalista al premio Scerbanenco 2012 col suo secondo romanzo "L’uomo nero" (Piemme, pp.237, euro 15,00).


 

recensione

Branduardi la musica e la vita

Intervista a Saverio Simonelli

di elisa cutulle'

 

 

Quante storie, quanti volti e quanti mondi si possono trovare analizzando le canzoni di un autore? A volte si parla di amore, sì. Ma cosa si nasconde nelle canzoni di Branduardi? Bambini, anziani, animali piccoli come pulci e orizzonti più grandi di ogni sguardo. Signori di castelli medievali, viaggiatori del futuro e donne in attesa davanti al mare, ciliegi che piegano i rami, mele ancora da cogliere e lepri che vanno a finire sulla luna. Branduardi queste storie le ha musicate, con una chitarra e un violino.


Libertà di pensiero

Acquario
Di Mimmo Codispoti

 

 

 


Un dolore l’aveva reso paziente di uno studio medico. Nella sala d’aspetto una marea di gente riempiva lo spazio come l’acqua l’acquario a cui dedicava il suo tempo e il suo amore. In quel luogo si sentiva come un pesce sulla riva e senza proferir parola, in osservanza al detto che i pesci son muti, rivolse l’attenzione ai suoi compagni più di croce che di crociera, abbinando alle loro caratteristiche un nome confacente.


Recensione

Il Museo Immaginato - Il SECOLO LUNGO della MODERNITA'

(Philippe Daverio, pagg. 544, Rizzoli 2012, euro 39.00)
Di pino Rotta


"Qui vi vorrei spiegare a che cosa serve il mestiere dell’antropologo culturale rispetto a quello dei critici. Questi ultimi dividono la storia delle arti in base a scuole e categorie che consentono loro di assumere una convinta importanza sulle pagine scritte, nei musei e nell’opinione. L’opinione pubblica ha assoluto bisogno di questi criteri per non perdere il nord e la testa. Per questo motivo il critico, più è abile, più è incline a esprimere giudizi di merito che siano adatti a distinguere il bello dal brutto, il buono dal cattivo, l’utile dall’inutile.


 

recensione

Ancora una scusa per restare di Katia Colica (ed. Città del Sole)

di antonio aprile

 

 

 

 

"Capita di sentirsi considerati una specie di eroi solo per il semplice fatto di aver ripreso in mano la propria vita"

"Ma è solo il concetto di normalità che confonde le cose, un concetto che, in fondo, non esiste"

 

 

È un processo di ricostruzione quello attuato da Katia Colica nel suo libro "Ancora una scusa per restare". La ricostruzione di una identità negata come può essere quella urbana, di una piccola città come Reggio Calabria che diventa paradigma della società che non potendo eliminare le differenze, perché anche su queste basa il proprio dominio sul singolo, preferisce eliminare la loro percezione.

arte

Caterina (Katia) Spanò "Il velo di Kore"

di pino rotta

 

 

La copertina di questo numero di Helios Magazine "IL VELO DI KORE” (acrilico su tela-45x90)

 

“Tu sei madre, terra ferita dalle radici feroci, arida, generosa, accogliente perdono. Sei la sposa bambina, violata,  donna sensuale, velenosa, ricostruita; generi e ti rigeneri ‘fenice tra nettare e melograno’, tra graffi, velluti scuri e seta bagnata d’azzurro. Hai un nome, mille volti, senza età, luogo o riposo”(K.S.)

 

 


Contatore visite visite dal 1° gennaio 2000
La rivista Helios Magazine e' iscritta dal 7/03/1996 al nr. 3/96 Trib. di Reggio Calabria (I) 

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