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CULTURA

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 CULTURA

Il dio di Graziano

DI GIANCARLO CALCIOLARI

 

 

 

 

 

Da uno psicanalista che da sempre legge il diritto, Armando Verdiglione, e da un erudito giurista che si è formato poi come psicanalista, Pierre Legendre, mi viene l’indicazione che le istituzioni occidentali provengono dal diritto romano-canonico. Istituzioni pubbliche e private, partiti, chiese, associazioni, imprese: il loro statuto poggia sul diritto romano canonico. La secolarizzazione del diritto romano canonico sino a un certo suo smantellamento parziale nel discorso tecno scientifico economico e manageriale non occulta completamente la sua traccia. Pierre Legendre riapre il cantiere della formazione del diritto romano canonico, in particolare con il libro L’altra Bibbia. Il monumento romano-canonico. In ben altro modo Armando Verdiglione legge il diritto romano canonico e restituisce il suo discorso in altra cifra. Sinora nessun esperto di diritto si è interessato alla sua teoria del diritto dell’Altro e non dei diritti dell’uomo. Mentre alcuni linguisti e logici hanno affrontato la linguistica e la logica della cifrematica, la scienza inventata da Armando Verdiglione. Decretum Gratiani è il nome con cui è più comunemente conosciuta la celebre opera denominata Concordia discordantium canonum, una raccolta di fonti di diritto canonico redatta  dal monaco benedettino Graziano nella prima metà del secolo XII (1140-1142 ca.) in base alle conclusioni  dei concili pregressi. Tale prima raccolta fu poi integrata attraverso numerose compilationes, alle quali si affiancarono  e più recenti norme canoniche, dette extravagantes, perché stavano, letteralmente, extra Decretum Gratiani (decretali vari e Corpus Iuris Canonici). Graziano nacque in Umbria verso la fine dell’XI secolo. Molto scarse le informazioni sulla sua vita. Monaco benedettino, priore, solo in seguito il suo monastero passò ai camaldolesi. Il Decretum venne accolto come la raccolta più completa di leggi compilata a quel tempo, includendo materiale compreso dai canoni apostolici fino a quelli emanati da papa Innocenzo II (1130-1143) e dal secondo concilio lateranense (1139). Raccoglie circa 4000 testi. È il primo libro  del Corpus Iuris  canonici, la raccolta fondamentale del diritto della Chiesa  cattolica fino al 1917, anno della promulgazione del Codice Piano-benedettino.  L’algebrista decreta. I geometristi eseguono. Qual è il logos di Graziano? Quale discernimento? Quale raccolto? Ha inizio l'inarrestabile processo che porterà alla totale separazione tra diritto e teologia nel mondo occidentale? Carl Schmitt non ha torto a sostenere che ogni politica è teologia politica. Tale postulato della separazione tra diritto e teologia, sostenuto anche da Hans Kelsen, è insostenibile e proprio a partire dall’opera di Graziano. Il Decretum Graziani, ossia la Concordia dei canoni discordanti, comincia così: Humanum genus duobus regitur. I due modi della reggenza del genere umano sono per Graziano il Vangelo e i costumi. La legge del Vangelo e la legge dell’impero romano, in cui si è operata la trascrizione della legge che emerge dai costumi del popolo romano e di quelli dell’impero. Se il dio ebraico regge il genere umano e gli ha fornito la legge, la Halaka, il dio di Graziano fornisce metà dell’opera. È un mezzo operatore. Il Vangelo ha bisogno anche della legge degli umani. Dio opera o non opera? Interviene nella storia o no? Si è fatto uomo o no? Il cristianesimo è un’eresia dell’ebraismo, anche se ha cercato e cerca di inghiottire l’ebraismo. Il compromesso tra diritto canonico e diritto romano evita la missione intellettuale, e la missione del discorso fattasi compromissione obbliga a circolare nella mortificazione diurna e notturna. Così vivono coloro che si percepiscono come facenti parte dei tutti, anche se spesso a titolo eccezionale. Nel senso che tutti sono eccezionali, ovvero nessuno. Nonostante l’evoluzionismo identifichi l’homo erectus, occorre annotare come il Decretum Graziani indichi che tale uomo non si regge. E deve essere retto. L’uomo dev’essere esecutore: sulla terra come superficie piana, senza squarcio, deve circolare. E se circola allora per il sistema regge. È un uomo retto, improntato dalla linea che all’infinito è un cerchio. E qui la critica della rettitudine di Adriana Cavarero annota come l’idealità della rettitudine si realizzi in modo storto e contorto, altroché la perpendicolarità del primato del fallo. Dissipare l’ordine patriarcale richiede poi la restituzione del discorso in altra qualità, non basta la critica, che è un compromesso con la krisis: il giudizio non è dell’uomo né di dio. È il giudizio de tempo. Da Agostino a Spinoza tra le righe si può leggere che dio è operatore, la fede opera, e non per l’umano, per farlo vincere o perdere alla lotteria della vita. La fede opera in direzione della qualità e non della quantità, rappresentata in due metà, una positiva e una negativa, il bene e il male. La nostra lettura è più vicina a quella di Maimonide. Dio non interviene nella storia degli uomini, ovvero non si antropomorfizza. E Gesù come figlio di dio richiede un’altra lettura, oltre l’istanza cristiana e cattolica. Ho già incontrato la modalità compromissoria di Graziano. Ai primi del novecento era operativo Kronecker, il matematico istituzionalmente più importante al tempo di Georg Cantor, che ha subito il suo ostracismo. Ebbene Kronecker è noto per la frase: Dio ha creato i numeri interi e l’uomo il resto. Ha un certo interesse che l’uomo non possa prendersi per creatore di tutto. L’uomo non è divino. Tuttavia Kronecker non ha restituito, appunto, il resto e ha imperato nella ricerca ponendo restrizioni anche all’attività di matematico di Cantor. Occorre quindi restituire al fantasma il dio di Graziano, il dio del compromesso, il dio che avvalla il giudizio sull’insensatezza delle interpretazioni ebraiche della Bibbia, il dio operatore dimezzato. Dio è l’idea che opera e quindi nessuna idea di dio. Il dio di Graziano lo chiamo così perché è l’idea di dio che ha Graziano. E l’idea di dio è la negazione di dio. L’idea di dio è teismo e non monoteismo. E quindi dio è operatore, anche di questo scritto. Dio opera alla conclusione di ciò che si scrive dell’esperienza.

 

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