Condividi su facebook 
CULTURA
Il dio di Graziano
DI GIANCARLO CALCIOLARI
Da uno psicanalista che da
sempre legge il diritto, Armando Verdiglione, e da un erudito giurista che si è
formato poi come psicanalista, Pierre Legendre, mi viene l’indicazione che le
istituzioni occidentali provengono dal diritto romano-canonico. Istituzioni
pubbliche e private, partiti, chiese, associazioni, imprese: il loro statuto
poggia sul diritto romano canonico. La secolarizzazione del diritto romano
canonico sino a un certo suo smantellamento parziale nel discorso tecno
scientifico economico e manageriale non occulta completamente la sua traccia.
Pierre Legendre
riapre il cantiere della formazione del diritto romano canonico, in particolare
con il libro L’altra Bibbia. Il monumento romano-canonico. In ben altro
modo Armando Verdiglione legge il diritto romano canonico e restituisce il suo
discorso in altra cifra. Sinora nessun esperto di diritto si è interessato alla
sua teoria del diritto dell’Altro e non dei diritti dell’uomo. Mentre alcuni
linguisti e logici hanno affrontato la linguistica e la logica della cifrematica,
la scienza inventata da Armando Verdiglione.
Decretum Gratiani è
il nome con cui è più comunemente conosciuta la celebre opera denominata Concordia
discordantium canonum, una raccolta di fonti di diritto
canonico
redatta dal monaco benedettino Graziano nella
prima metà del secolo
XII (1140-1142 ca.)
in base alle conclusioni dei concili pregressi.
Tale prima raccolta fu poi integrata attraverso numerose compilationes,
alle quali si affiancarono e più recenti norme canoniche, dette extravagantes,
perché stavano, letteralmente, extra
Decretum Gratiani (decretali vari
e Corpus
Iuris Canonici). Graziano
nacque in Umbria verso la fine dell’XI secolo. Molto scarse le informazioni
sulla sua vita. Monaco benedettino, priore, solo in seguito il suo monastero
passò ai camaldolesi. Il Decretum venne accolto come la raccolta più
completa di leggi compilata a quel tempo, includendo materiale compreso dai
canoni apostolici fino a quelli emanati da papa Innocenzo II (1130-1143) e dal
secondo concilio lateranense (1139). Raccoglie circa 4000 testi. È il primo
libro del Corpus Iuris canonici, la raccolta fondamentale del diritto
della Chiesa cattolica fino al 1917, anno della promulgazione del Codice
Piano-benedettino. L’algebrista
decreta. I geometristi eseguono. Qual è il logos di Graziano? Quale
discernimento? Quale raccolto? Ha inizio l'inarrestabile processo che porterà
alla totale separazione tra diritto e teologia nel mondo occidentale? Carl
Schmitt non ha torto a sostenere che ogni politica è teologia politica. Tale
postulato della separazione tra diritto e teologia, sostenuto anche da Hans
Kelsen, è insostenibile e proprio a partire dall’opera di Graziano. Il
Decretum Graziani, ossia la Concordia dei canoni discordanti,
comincia così: Humanum genus duobus regitur. I due modi della reggenza
del genere umano sono per Graziano il Vangelo e i costumi. La legge del Vangelo
e la legge dell’impero romano, in cui si è operata la trascrizione della legge
che emerge dai costumi del popolo romano e di quelli dell’impero. Se il dio
ebraico regge il genere umano e gli ha fornito la legge, la Halaka, il
dio di Graziano fornisce metà dell’opera. È un mezzo operatore. Il Vangelo ha
bisogno anche della legge degli umani. Dio opera o non opera? Interviene nella
storia o no? Si è fatto uomo o no? Il cristianesimo è un’eresia dell’ebraismo,
anche se ha cercato e cerca di inghiottire l’ebraismo. Il compromesso tra
diritto canonico e diritto romano evita la missione intellettuale, e la missione
del discorso fattasi compromissione obbliga a circolare nella mortificazione
diurna e notturna. Così vivono coloro che si percepiscono come facenti parte dei
tutti, anche se spesso a titolo eccezionale. Nel senso che tutti sono
eccezionali, ovvero nessuno. Nonostante l’evoluzionismo identifichi l’homo
erectus, occorre annotare come il Decretum Graziani indichi che tale
uomo non si regge. E deve essere retto. L’uomo dev’essere esecutore: sulla terra
come superficie piana, senza squarcio, deve circolare. E se circola allora per
il sistema regge. È un uomo retto, improntato dalla linea che all’infinito è un
cerchio. E qui la critica della rettitudine di Adriana Cavarero annota come
l’idealità della rettitudine si realizzi in modo storto e contorto, altroché la
perpendicolarità del primato del fallo. Dissipare l’ordine patriarcale richiede
poi la restituzione del discorso in altra qualità, non basta la critica, che è
un compromesso con la krisis: il giudizio non è dell’uomo né di dio. È il
giudizio de tempo. Da Agostino a Spinoza tra le righe si può leggere che
dio è operatore, la fede opera, e non per l’umano, per farlo vincere o perdere
alla lotteria della vita. La fede opera in direzione della qualità e non della
quantità, rappresentata in due metà, una positiva e una negativa, il bene e il
male. La nostra lettura è più vicina a quella di Maimonide. Dio non interviene
nella storia degli uomini, ovvero non si antropomorfizza. E Gesù come figlio di
dio richiede un’altra lettura, oltre l’istanza cristiana e cattolica. Ho già
incontrato la modalità compromissoria di Graziano. Ai primi del novecento era
operativo Kronecker, il matematico istituzionalmente più importante al tempo di
Georg Cantor, che ha subito il suo ostracismo. Ebbene Kronecker è noto per la
frase: Dio ha creato i numeri interi e l’uomo il resto. Ha un certo interesse
che l’uomo non possa prendersi per creatore di tutto. L’uomo non è divino.
Tuttavia Kronecker non ha restituito, appunto, il resto e ha imperato nella
ricerca ponendo restrizioni anche all’attività di matematico di Cantor. Occorre
quindi restituire al fantasma il dio di Graziano, il dio del compromesso, il dio
che avvalla il giudizio sull’insensatezza delle interpretazioni ebraiche della
Bibbia, il dio operatore dimezzato. Dio è l’idea che opera e quindi nessuna idea
di dio. Il dio di Graziano lo chiamo così perché è l’idea di dio che ha
Graziano. E l’idea di dio è la negazione di dio. L’idea di dio è teismo e non
monoteismo. E quindi dio è operatore, anche di questo scritto. Dio opera alla
conclusione di ciò che si scrive dell’esperienza.
|