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ESTERI

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 ESTERI

Brasile – Intervista a Celia Regina Rossi (*)

“in Brasile diritti umani calpestati”

DI DOMENICO GRILLONE

 

 

 

 

 

Premessa

In Brasile, caratterizzato da forti diseguaglianze economiche e sociali, nonostante il piano di aiuti economici per le famiglie più bisognose portato avanti dal governo, il 21,4% della popolazione vive al di sotto della soglia di povertà. I poveri assoluti sono ancora 16 milioni. Coloro che vivono nelle favelas sono oggi più di 12 milioni, ovvero il 6% della popolazione; nella maggior parte dei casi, essi non hanno accesso né a servizi né a strutture igienico-sanitarie dignitose. Negli ultimi anni è aumentato il livello di violenza sociale, esercitato in particolare dalle forze dell’ordine per reprimere manifestazioni di dissenso politico. Nel 2014, in occasione dei Mondiali di Calcio, ha creato scalpore l’uso della forza contro coloro che domandavano miglioramenti del sistema sanitario ed educativo e rispetto dei diritti dei lavoratori. Drammatica è, inoltre, la situazione delle popolazioni indigene, come le comunità guarani-kaiowà e terena, confinate in spazi limitati all’interno dei quali vivono in gravi condizioni di precarietà abitativa e sono colpite da denutrizione e da mancanza di acqua sicura.

 

Intervista

Un quadro preoccupante, quello brasiliano, in cui i diritti umani vengono quotidianamente calpestati. Incontriamo a Piracicaba, Stato di San Paolo, Celia Regina Rossi, professoressa di Psicologia, Dipartimento di Educazione dell’Università UNESP di Rio Claro. Ma soprattutto esperta sul tema dei diritti Umani (consulente e coordinatrice in diversi progetti promossi dal governo di Brasilia). 

“In un momento in cui il Brasile è governato da Dilma Roussef, espressione del PT (Partido dos Trabalhadores) – esordisce la professoressa Celia Rossi -l'affermazione dei diritti umani sembra aver perso lo smalto dei tempi in cui Lula aveva sorpreso tutti per le tante aperture alle classi sociali più deboli ed emarginate. Non bisogna dimenticare che prima dell'avvento di Lula l'esclusione sociale aveva raggiunto limiti intollerabili per le donne, negri, per tutti coloro che ogni giorno dovevano combattere per poter accedere ai più elementari diritti. E gli omicidi contro la classe Lgbt, in particolare nei riguardi degli omosessuali, aveva raggiunto numeri davvero preoccupanti. Insomma, una situazione di diseguaglianza sociale che, grazie al governo Lula, comincia ad essere cambiata con una serie di riforme che hanno toccato il campo dell'educazione, della cultura, dell'economia”. Si è fatto un lavoro incessante di formazione nelle scuole – continua la professoressa brasiliana di evidenti origini italiane - non soltanto con gli studenti di tutte le classi ma soprattutto con le famiglie. Si è lavorato molto anche nelle scuole rurali, proprio perché la diseguaglianza sociale coinvolgeva, e coinvolge tutt'ora anche se in misura minore, soprattutto gli indios. Un lavoro portato avanti con l'obiettivo di raggiungere l'equità e che vuole toccare tutti i campi d'esclusione sociale”. Un processo culturale e di educazione, così come spiega la professoressa nel corso di una lunga intervista, che ha toccato prima di tutto la classe degli insegnanti e professori per una formazione continua a servizio poi della comunità. “Si è trattato di un vero cambiamento, sostenuto da documenti ufficiali in relazione ai diritti umani. Abbiamo in questo momento una Segreteria nazionale per i diritti umani ben strutturata e molto forte, anche dal punto di vista economico perché è necessario fare degli investimenti mirati”. Ma rimane perlomeno inquietante il rovescio della medaglia, quello che si oppone al rinnovamento sociale e dei diritti. “Allo stesso tempo – continua la professoressa - esiste un gruppo di cattolici radicali, quelli più conservatori, evangelici neo pentecostali e della Chiesa Universale che si oppongono al cambiamento e sostenuti da tutte quelle persone che ancora non hanno elementi per capire l'importanza di questo tipo di cambiamento. Nel momento in cui il tema dei diritti umani comincia a prendere più forza, questi gruppi, economicamente molto forti (hanno comprato radio, televisioni e riviste in tutto il paese), sostenuti dall'opposizione ed in genere dai conservatori e dall'ultradestra, si oppongono al rinnovamento e propongono una educazione che va esattamente nel senso opposto. Ed a questo punto il governo Lula ha cominciato a mediare con questi gruppi, ed ancor di più il governo Dilma, più fragile politicamente rispetto al governo precedente proprio perché l'opposizione è più forte e lei ha bisogno di maggior consenso politico, parlo dei numeri in parlamento, per far passare leggi di natura economica. Ed ecco che il compromesso per lei diventa indispensabile e di conseguenza i risultati raggiunti nel campo dei diritti umani cominciano a vacillare. Con Dilma, proprio a causa di una maggiore pressione dei tanti gruppi d'opposizione, è diminuita la formazione continua nelle scuole, Ma la Costituzione del Brasile parla chiaramente di uno stato laico e federale. E quindi non può essere organizzato e amministrato secondo una prospettiva religiosa”.  

Insomma, il cambiamento continua ma comincia a perdere forza “a causa di una opposizione sempre più vigorosa e pronta ad ‘evangelizzare’ il popolo, quello più indifferente all'immenso valore dei diritti umani, verso valori retrivi e smaccatamente fascisti”. “Ad esempio – continua Rossi – risulta assurda la proposta del governo dello Stato di San Paolo, governato dal Psbd (il partito che ha svenduto in passato a favore dei privati le più importanti aziende pubbliche), di chiudere un numero ingente di scuole trasferendo gli studenti in altri istituti di periferia, lontano dalle loro case Gli studenti, assieme alle loro famiglie ed i professori, e senza nessun partito ad appoggiarli, sono scesi in piazza in maniera pacifica, ricevendo per tutta risposta le più inaudite violenze. Così come è successo, per lo stesso problema, in Paranà e Goias. In pratica, si chiudono le scuole pubbliche per favorire quelle private, a pagamento. Si tratta di una ondata conservatrice che mette in pericolo tutte le conquiste che il Brasile ha faticosamente raggiunto”.

E per quanto riguarda il futuro?

“La diseguaglianza continuerà – conclude Celia Regina Rossi - a causa anche di un momento economico molto critico ma credo che i giovani rappresenteranno una forza determinante, pronta a cambiare il paese. E nelle prossime elezioni assisteremo ad un panorama politico molto diverso dal passato. Si è seminato molto in questi anni e si sta assistendo ad una maggiore coscienza politica e sociale da parte dei giovani. Saranno loro a cambiare il paese, nonostante tutto. Credo che il Brasile nel prossimo futuro avverrà una grande trasformazione”.

 

Info:

Celia Regina Rossi

Tra le sue innumerevoli esperienze professionali, la psicologa Celia Regina Rossi ( Dottorato presso l' Università di Sao Paulo,2005, e Post-dottorato presso l' Università di Lisbona, Portogallo) ne vanta diverse nel campo dei Diritti Umani: è stata, infatti, coordinatrice presso la Segreteria per i Diritti Umani per lo Stato di San Paolo e fa parte, assieme a tanti altri ricercatori, della rete dell’Unesco che si occupa permanentemente del problema. Fino a poco tempo addietro ha coordinato, all’interno dell’apposita segreteria istituita dal Ministero brasiliano per l’Educazione, uno specifico lavoro di formazione e valutazione rivolto agli insegnanti ed alle famiglie (GDE + 5) riguardo la diversità di genere in tutte le scuole del Brasile.  

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