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SOCIETà
Un bouquet di narcisi per il
Re Sole
DI SALVATORE ROMEO (*)
L’epoca attuale sembra una
sorta di società narcisista, costituita da entità apparenti ed effimere, che
recitano ruoli non scelti, ma obbligati. E’ la società dei personalismi, nella
quale anche le sigle politiche, le squadre di calcio, gli Enti si identificano
con “nomi” e non con programmi, ideali o capacità collettive.
La cultura del narcisismo
è caratteristica delle società nelle quali la crisi dei valori, insieme alla
diverse trasformazioni sociali, non ultima la percezione della transitorietà e
della precarietà, ha stravolto il senso dell’esistenza, facendo ripiegare
l’individuo su se stesso.
Ma questo è un individuo
incerto, dubbioso, profondamente e inconsciamente disorientato, poichè il dubbio
di essere diversi da tutti gli altri, consapevolezza che ovviamente è un fatto
normale e indiscutibile per tutti, diviene per il narcisista una sorta di
prigione da cui non riesce a liberarsi. Egli si percepisce come una persona
superiore e speciale, ma non ne è sicuro e questa sua incertezza lo logora, per
cui impronta tutta la sua esistenza nella ricerca di rassicurazioni sulla
propria unicità. Da ciò deriva il suo bisogno di esibirsi e di esibire una
personalità grandiosa, che rappresenta il solo modo di attirare l’attenzione
degli altri e, con essa, la loro ammirazione.
Pur di ottenere queste
conferme, alla fine, egli non si preoccupa neppure di agire, talora, attraverso
la menzogna, la manipolazione, i multiformi mutamenti di atteggiamento, in una
totale mancanza di empatia verso gli altri. Anzi, al contrario, quando questi
ultimi dimostrano dissonanze con il suo modo di vedere le cose e di pensare,
quando non gli concedono il loro plauso incondizionato, essi vengono svalutati,
screditati, criticati pesantemente, umiliati ed emarginati, mettendo in atto in
questo modo tutta l’aggressività invidiosa che ha come unico ed esclusivo scopo
quello di distruggere tutto ciò che di buono vi sia negli altri (invidia
distruttiva di Melanie Klein).
Tutto ciò si va
amplificando sempre di più nel momento in cui la realtà virtuale creata dalla
nuova comunicazione di massa, soprattutto quella dei selfie e dei social
network, si fonda in massima parte su immagini superficiali, sulla
transitorietà, sull’allargamento dei contatti, a scapito della qualità, della
sostanza e della profondità dei concetti e delle relazioni.
La
generazione dell’Io…io…io è quella rappresentata da individui che ritengono
di meritare il successo, l’approvazione e l’ammirazione senza sforzi, talvolta
senza prove, ma solo in virtù della propria personale unicità e particolarità.
Poiché sembra un fenomeno
particolarmente diffuso, non è facile riuscire a distinguere quando si possa
trattare di un vero e proprio disturbo della personalità, oppure di un semplice
adattamento ai nuovi canoni culturali e sociali.
Una stima di sé
artificialmente gonfiata, d’altronde, è difficile che non rientri in una cornice
quantomeno inusuale e abnorme, che a lungo andare può provocare sofferenze e
disagi tanto al diretto interessato, quanto a coloro che con lui si relazionano,
o da cui dipendono in maniera più o meno diretta ed evidente. In questo caso,
infatti, i rapporti interpersonali vengono concepiti come funzioni strumentali
per confermare il proprio valore e validare l’autostima, per cui le persone
verranno trattate come oggetti da utilizzare, da manipolare o da abbandonare a
seconda delle proprie esigenze.
Al fondo di una
personalità narcisista esiste un’autovalutazione difettosa del proprio valore:
essi si sentono, nel loro intimo e inconsciamente, insufficienti e inadeguati
rispetto a un ideale dell’Io perfetto o ad un determinato e sognato standard
esistenziale. Difettano, in ultima analisi, di autostima. Vivere il narcisismo
vuol dire, pertanto, immergersi in una realtà apparente, dalla quale cercare di
trarre in continuazione elementi utili al proprio bisogno di autostima. Il
narcisista si nutre di gratificazioni, ne ha bisogno per la propria
sopravvivenza psicologica e allo stesso tempo rifugge ogni contatto che possa
intaccare il suo autoconvincimento di essere una persona speciale.
E’ in funzione di questa
esigenza che verrà costruito un mondo popolato da figure comprimarie, necessarie
a proclamare e a celebrare la superiorità o, meglio, l’unicità, di una sorta di
Re Sole circondato da una corte adulante.
(*) psichiatra
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