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ESTERI

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 ESTERI

Cuba si apre al libero mercato

DI PIETRO STILO (*)

 

 

 

 

 

Che la fine della Guerra Fredda abbia portato a dei cambiamenti epocali nella geopolitica delle relazioni internazionali è ormai un fatto storicamente acclarato, ma che, anche l’ultimo baluardo dell’economia socialista si aprisse verso il liberismo economico è un aspetto sul quale nessuno (credo) avrebbe mai scommesso. Ed invece stiamo assistendo anche a questo.

Il Governo cubano, con il Decreto N° 313 del 2013 ha dato avvio alla costituzione nel Porto di Mariel di una Zona Economica Speciale (ZES), la quale oltre ad avere un’importanza strategica di grande valore per lo sviluppo economico dell'isola caraibica, è soprattutto il simbolo di una apertura impensabile fino a qualche anno fa. L'istituzione della ZES è stata di fatto legata a delle riforme che mirano anche ad armonizzarla con l’intera impalcatura giuridico-economica del paese, per affermare e dimostrare al mondo che il governo di Cuba garantisce gli investimenti esteri. In questa direzione va anche l'abolizione del doppio regime cambiario introdotto nel 1994.

Inizialmente dicevamo che i cambiamenti sono stati numerosi e questo è vero, se pensiamo a come siano cambiate le relazioni internazionali in questi ultimi anni. La linea scelta dall’Amministrazione Obama ne è l’esempio più evidente. Nessun analista avrebbe mai sprecato la tastiera del proprio laptop, per prevedere che tra Usa e Iran avremmo avuto una distensione così rapida ed in tempi così brevi, così come con la Cuba dei fratelli Castro, dove l'opera di Papa Francesco ha avuto sicuramente un ruolo determinante. Il cambio di strategia nei confronti dell’Iran, così come la fine delle relazioni tese con Cuba sono un dato da leggere con grande attenzione, sia dal punto di vista geopolitico, che economico, e vanno interpretati in una stessa direzione, e cioè quella che gli Usa così facendo, mescolano le carte sul tavolo delle relazioni internazionali, dimostrando al mondo, e soprattutto ai propri alleati storici, che sono ancora loro a dare le carte e non altri (almeno per il momento). 

Cuba sotto la guida di Raul Castro, si sta aprendo alle riforme in campo economico sull’esempio di quelle realizzate in Cina negli anni ’70, in particolare sulle ZES. Infatti dopo le riforme attuate da Deng Xiaoping, furono proprio le ZES lo strumento che più di ogni altro attirò gli investimenti esteri in Cina, e grazie anche a tutto ciò, in circa trent’anni la Cina è diventata la seconda potenza economica globale. In tal senso emblematica, diventa dunque per Cuba, l'istituzione della ZES nel porto di Mariel a circa 45 km dall’Havana, con l’obiettivo di attrarre investimenti esteri, trovandosi Mariel tra l’altro, in una posizione geograficamente strategica per l’approdo delle navi super post Panamax in vista dell'allargamento del Canale di Panama.  Il porto di Mariel è quasi un simbolo nella storia di Cuba, nel 1980 infatti, si imbarcarono circa 120 mila cubani verso la Florida, un esodo in massa sostenuto (secondo gli Usa) dal regime di Fidel Castro, essendo per la maggior parte detenuti o pazienti psichiatrici presso manicomi cubani. Oggi invece questa città e soprattutto questa infrastruttura, diventano il luogo del cambiamento. Area nella quale i BRICS hanno forti interessi: in particolare la Cina e il Brasile che ha finanziato l’ammodernamento dell’infrastruttura e la creazione della ZES, per un importo di 682 milioni di dollari, un’operazione di diplomazia economica di alto spessore, volta ad aumentare la sua influenza nelle Americhe, in un punto strategico in cui gli Stati Uniti non hanno (almeno per il momento) grandi possibilità di manovra.

La ZES di Mariel, è inoltre un banco di prova per lo sviluppo economico dell’isola ed un catalizzatore per gli IDE (Investimenti Diretti Esteri) sia greenfield che brownfield, ad oggi tra i maggiori veicoli di tecnologia e know how industriale, finalizzati alla crescita della produzione e diffusione di servizi ad alto valore aggiunto. La ZES ha come obiettivi dichiarati quelli di promuovere e tutelare le imprese, i progetti, l’industria meccanica, il turismo, i prodotti agricoli industriali ed in generale tutte le attività consentite dalla legge cubana che utilizzano tecnologie pulite e producono beni ad alto valore aggiunto e servizi basati sulla conoscenza e l'innovazione, incoraggiando così la creazione di posti di lavoro ed incrementando il capitale umano.

La zona del porto avrà un molo di 2,5 Km, circa 130 ettari di area stoccaggio per i container e nell’arco di 1.000 miglia potrà interagire con ben 32 porti di 17 differenti paesi, un punto strategico di alto livello dunque per lo sviluppo dell'economia marittima nell’aera caraibica e non solo in essa.

 

*)  Centro Studi IR- Consult - Università Mediterranea di Reggio Calabria

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