PARNASO: INCONTRI NEL TEMPO

Giovanni CAMERANA.

di Gianni FERRARA
Giovanni CAMERANA (1845 - 1905), avviato alla carriera di magistrato visse il suo rapporto con la poesia come un amore illegittimo tant'è che la maggior parte delle sue poesie furono pubblicate sulle riviste letterarie firmate solo con una Y.
Anche se non aderì completamente al movimento culturale letterario della scapigliatura milanese, nella sua poetica sono presenti i temi portanti di questa corrente come l'insolubile dualismo ideale-reale.
Per tale motivo rileggere oggi le poesie di Camerana significa rivivere il passaggio dalla crisi del romanticismo, che comunque è presente nei luoghi comuni delle sue prime composizioni, all'apertura verso tematiche care a Baudelaire e al simbolismo francese.



PREGHIERA DEL MATTINO
Ti chiegga, o cielo, a questa pallid'ora
La fervida signora
Di peregrini cor nuove vittorie
E nuove glorie;
Ti chiegga i gingillin frutti vietati,
E nuovi accalappiati
La ganza, e pesci nuovi alla sua rete
Ti chiegga il prete;
Io, bardo sitibondo,
Da queste coltri faticose, a mani
Giunte, un fecondo
Raggio ti chieggo che mi sveli arcani

Paesi di melodi,
Un raggio che mi tolga all'ombra morta, E alle custodie
Urne del Bello mi sia fida scorta.

Milano, 3 maggio 1865

Nella sua nicchia argentea,
Dentro la queta chiesetta del lago,
Il bimbo al seno e in ricamata gonna
Stassi la sculta imago
D'una madonna.

Stamane, all'ora mistica
Dell'alba, fiso fiso io la mirava,
E intanto de la casta infanzia mia
Risuscitar tentava
L'estasi pia.

Ma d'improvviso ridere
Udir mi parve dall'augusta sede
La santa, e blanda sussurrarmi al core:
"Se invece della fede
Ti dessi amore?..."

Lago d'Azeglio, 25 settembre 1865
Non vederti mai più! Meglio il martirio.

Fra cielo e terra dei confitti in croce,
Meglio nel folto circo il morso atroce
Che non vederti più!

Non vederti mai più! Sentir nel torrido
Cielo, il canto dei sogni e dei fulgenti
giorni, gli olezzi delle gioie ardenti,
E non vederti più!

Più non vederti - stendere le braccia
Verso te, verso te - sempre - chiamarti
A nome - oltre ogni uman confine amarti,
E non vederti più!...
Luglio, 1883

LAZZARO

In quel tempo la voce Sua tuonò:
"Lazzaro! Vieni fuora!" Oh, non comparve
Larva più bianca fra le bianche larve
Come quella che al grido si drizzò

Dal buio speco, e lenta camminò,
Tale il quadridüan, raggiando, apparve,
Dai limbi emerso delle morte larve;
Così al sol dei viventi egli tornò.

Alla queta ei tornò sua Betanìa
Tornò ai purpurei vespri, alla dolcezza
Dei colloquii di Marta e di Maria.

Noi, la voce del Dio non chiama!... L'ugna
Contro la pietra sepolcral si spezza
Orribilmente nella inutil pugna.

Torino, 22 gennaio 1899.

HELIOS Magazine ANNO II - n.4 HELIOSmagazine@diel.it