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 cultura

“La strana vita di Ivan Osokin”  di P. D. Ouspensky

(Edizioni I. Te. R.  pag 190 euro 13,00)

di saul ferrara

 

 

 

 

 

“Perché, anche se sapevo come sarebbe andata a finire, ho fatto ciò che ho fatto? Perché non ho agito diversamente? E, se è vero che non avrei potuto fare altrimenti, allora perché ho spesso la sensazione che tutto dipenda interamente da me?”

Ritengo che tutti  noi abbiamo pensato o detto almeno una volta: “potessi tornare indietro nel tempo!...”  con la ferma convinzione di poter cambiare gli eventi della nostra vita. A Ivan Osokin, il protagonista di questo romanzo, viene concessa da un mago questa straordinaria possibilità, ma egli,  pur mantenendo un certo grado di consapevolezza che gli consente di ricordare la propria “storia” inizialmente con lucida precisione e poi solo a tratti in modo intuitivo, ripeterà la stessa sequenza di errori, ora spinto da un’insostenibile senso di noia ora da una sorta di apatico fatalismo che lo spingerà ad affermare “accada ciò che deve accadere”. Ma quali sono gli errori di Ivan Osokin? E chi o che cosa lo spinge a commetterli? Ivan ha un animo inquieto ed all’età di quattordici anni si fa espellere dal collegio, questo è il primo errore al quale potrebbe rimediare, ma non lo fa ed altri ne seguiranno. Rimasto orfano va a vivere da un ricco zio, con l’impegno di studiare da autodidatta per superare gli esami di ammissione all’università, ma invece di studiare, inizia un'appassionata  relazione con Tanechka, una  giovane bella ed istintiva. Anche lo zio di Ivan, però, nutre un certo interesse per Tanechka, e scoperto la loro relazione manda immediatamente il nipote all’accademia militare. Sarà poi la breve infatuazione per l’affascinante Anna Stepanovnala a causare l’espulsione di Ivan dall’accademia militare. Ed infine l’amore, non più corrisposto, della colta e raffinata Zinaida porterà Ivan alla disperazione. Il giovane penserà inizialmente addirittura al suicidio, ma  sarà quest’ultima delusione a spingerlo a riflettere sui suoi errori trovando come unica soluzione quella razionalmente assurda di chiedere al  mago di farlo tornare indietro nel tempo, esattamente a quando aveva quattordici anni. Tre donne segnano le svolte più importanti della vita di Ivan, tre come le vie tradizionali; quella del fachiro, quella del monaco e quella dello yogi; tre come  i centri inferiori dell’uomo e come le tipologie di uomini dell’umanità meccanica. Ivan ama queste donne in modo diverso, la prima è un amore fisico, la seconda emozionale e l’ultima intellettuale. Zinaida però  rappresenta anche una sorta di “shock addizionale” che permette ad Ivan di svegliarsi momentaneamente  dal suo profondo “sonno coscienziale”.

In questo romanzo Ouspensky tratta in modo acuto un tema fondamentale dell’insegnamento di Gurdjieff, ovvero la meccanicità dell’essere uomo. Per quanto possa essere difficile da accettare le nostre azioni sono costantemente dettate dalla volontà di una serie innumerevole di “condizionamenti” che come invisibili ruote dentate ci muovono lasciando che una falsa personalità si alterni ad un’altra, fino a seppellire la nostra reale identità. A questo punto dovrebbe venire naturale il chiedersi che cosa possiamo fare per conquistare la libertà. Io ho trovato la risposta nella famosa massima di Seneca: “Vuoi ottenere la vera libertà? Renditi schiavo della filosofia.”, apportandovi però una piccola modifica, ovvero sostituire il termine filosofia con quello di “lavoro”, intendendo quest’ultimo come l’impegno a far crescere in reciproca armonia il sapere e l’essere.

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