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SOcietà
Responsabilità e ruoli educativi nell’era
delle nuove tecnologie
Quando educazione fa rima con digitalizzazione
di
LUISA NUCERA
Siamo davvero sicuri che
l’inserimento delle nuove tecnologie nei contesti socioeducativi, come la scuola e la famiglia,
consenta di migliorare le pratiche e la struttura fondamentale della relazione educativa?
Per rispondere a questi
interrogativi occorre pensare e ragionare sull’essenza dell’azione educativa tentando di coglierne
le strutture portanti che la costituiscono. Luogo di riflessione su queste tematiche è stato offerto
dal Liceo Classico Tommaso Campanella, grazie all’iniziativa promossa dal Kiwanis Club Reghion 2077
RC.
Sono
intervenuti:
Autorità scolastiche Liceo Classico "T.Campanella" e I.C. "Vitrioli-Principe di Piemonte";
Andrea Casile, Presidente del Kiwanis Club Reghion 2007;
Francesco Cardile, Presidente del Kiwanis Club Juppiter Reggio Calabria
Ha moderato:
Anna Maria Reggio, Chair Comunicazione Kiwanis Distretto Italia-San Marino
Relatori:
Pino Rotta, sociologo - La città ostile: rapporti tra spazi urbani ed interazione sociale
Antonio Bruno, psichiatra - "Vorrei ma non posto": i giovani e le dipendenze tecnologiche
Ornella Attisano, avvocato referente AIAF RC-Responsabilità genitoriale nei nuovi modelli
familiari
Menita Crucitti, psicologa/psicoterapeuta - Le "connessioni" genitori-figli:nuove sfide educative
ha concluso i lavori:
Domenico Castagnella, Luogotenente Governatore Kiwanis Divisione 13 Calabria.
L’acquisizione
di responsabilità e consapevolezza del ruolo educativo non può prescindere dalla sua più intrinseca
funzione etica che consiste, non tanto in una semplice trasmissione di valori e conoscenze, quanto
nel tracciare un percorso di vita che porti a riconoscere l’essenza umana più profonda ed autentica,
coscienza della propria singolarità, autonomia e libertà. L’introduzione dell’era digitale ha
modificato notevolmente gli assetti della classica struttura educativa. E lo ha fatto con forza ed
energia, partendo dalla famiglia, insinuandosi all’interno dell’Istituzione scolastica ed avanzando
irrimediabilmente al di fuori delle aeree deputate a veicolare cultura e valori. Per strada, in
automobile, nelle sale d’attesa di ambulatori medici e persino al cinema, dove, mentre si proietta
un film romantico e sentimentale all’insegna dell’emozione, si digita sul proprio smartphone a
caccia di notizie o contatti online, in nome di una società multitasking dove gli individui svolgono
più attività contemporaneamente dedicando ad esse un’attenzione superficiale ed immediata. E così,
mentre si allargano gli orizzonti virtuali, si restringono gli spazi urbani che confluiscono in una
città ostile, tema trattato dal sociologo Pino Rotta che ha parlato, in occasione della giornata
dedicata alla famiglia, dei rischi che corrono i giovani perennemente immersi nel flusso mediatico.
Ha tuttavia chiarito, nel corso del suo intervento, che la media europea, classifica i ragazzi
italiani in una soglia di rischio nettamente inferiore rispetto ai coetanei di altri paesi, il che
rivela, malgrado tutto, un grado maggiore di coesione tra giovani, famiglia e scuola. Si limitano
gli spazi aperti di condivisione empatica e i ragazzi vedranno prosciugata la capacità di
relazionarsi attraverso lo sguardo, la parola, la gestualità. Proprio come un bicchiere colmo
d’acqua sotto un sole rovente d’estate, per usare la calzante metafora del Dott. Rotta. Ma il
rischio diventa allerta psiche quando la dipendenza tecnologica sfiora la patologia e lo smartphone
diventa l’unico interlocutore fedele generando solitudine, aggressività ed indifferenza come
chiarisce lo psichiatra Dott. Antonio Bruno, illustrando la sua relazione attraverso slide che
parlano di zombie society popolata da esseri che ben si identificano come smombies, ignari del mondo
che li circonda ed ovviamente incapaci di provare emozioni. Emozioni possibili e ancora recuperabili
attraverso i legami e non le connessioni mediatiche, sottolinea la psicoterapeuta Dott.ssa Menita
Crucitti, citando i rischi conseguenti della società liquida, già ampiamente descritta da Bauman. In
un contesto tecnologico dinamico e veloce occorre soffermarsi sull’aspetto giuridico atto a
tutelare i rapporti tra genitori e figli di cui ha offerto un ampio resoconto l’avvocatessa Ornella
Attisano nella sua relazione conclusiva. L’atmosfera familiare createsi in occasione del Convegno ha
offerto spunti interessanti sul futuro ruolo educativo, inevitabile obiettivo di un’epoca che
sembra aver preso la rincorsa nel suo itinerario virtuale. Una sfida educativa dettata dai tempi e
che non deve opacizzare, dietro l’innovazione digitale, l’umanità vera. Un’umanità che sappia
parlare guardando negli occhi stringendo la mano e che, soprattutto, sia ancora capace di ascoltare.
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