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Architettura e ambiente
Confronto tra
la struttura delle case in terra della penisola arabica (Yemen, Oman, Iran)
e la
struttura dei termitai desertici rispetto ai gradienti termici
di vanessa riitano (*)
Introduzione
Cap.1 L’architettura dei territori della
penisola arabica
Cap.2 La terra cruda
Cap.3 Effetti dei flussi termici sulle
strutture
Cap.4 L’architettura animale: i termitai
desertici
Cap.5 Confronto fra la struttura delle
costruzioni in terra e quella dei termitai
Cap.6Possibili applicazioni in vista del
risparmio energetico
Comparison between the
structure of
the houses in the
land of the Arabian
peninsula (Yemen,
Oman, Iran) and
the structure
of desert termite
mounds compared to
thermal gradients.
Introduction
Chapt.1
The architecture
of the Arabian Peninsula territories
Chapt.2 Raw earth
Chapt.3 Heat flows
on structures effects
Chapt.4 The Animal
Architecture: the desert termite mounds
Chapt.5 Comparison between
the structure
of earth
construction and that
of the termite
Chapt.6 Possible applications in
energy savings
Introduzione
In natura le dimensioni sono fondamentali,
esse hanno da sempre determinato in maniera cruciale le possibilità e i modi di
sopravvivenza degli esseri viventi. Tanto l’uomo, quanto gli animali devono le
dinamiche della loro evoluzione alle dimensioni di cui sono dotati.
La grandezza e la forza di cui è dotato
l’uomo, gli hanno consentito, nel corso della storia dell’umanità, di eseguire
una serie di attività necessarie alla sua sopravvivenza, alla sua difesa, al suo
adattamento, alla sua specializzazione tecnologica e al suo sviluppo
socio-culturale. L’utilizzo del fuoco, per esempio, al fine di riscaldarsi,
cucinare, difendersi da bestie feroci, forgiare metalli, è una peculiarità
dell’uomo, che ne ha determinato la specificità e la profonda differenza dal
resto dell’ampio e variegato regno animale.
Tuttavia, è necessario sottolineare che se da
un lato la natura ha profondamente differenziato le specie animali per forma,
dimensioni, abilità, habitat, comportamenti e rapporti sociali, dall’altro essa
ne ha accomunato alcuni aspetti, tanto da poter riscontrare, all’interno di un
determinato ambiente, delle tendenze adattative comuni a diverse specie.
Ciò non è altro che la diretta conseguenza di
un’organizzazione per scale dimensionali che la natura ha operato all’interno
della sua immensa gamma di elementi; l’ecologia, intesa etimologicamente come
“studio dell’ambiente”, non può pertanto prescindere da un’analisi per scale
dimensionali, un approccio, che consenta di analizzare un qualsiasi aspetto
della natura o dell’ambiente a vari livelli, dal macro al micro e viceversa.
Il clima è uno dei fattori che da sempre
condizionano l’adattamento dell’uomo e delle specie animali in genere,
attraverso delle vere e proprie selezioni naturali o, comunque, delle modifiche
sulle abitudini, sui modi e sui luoghi di sopravvivenza degli individui.
Le condizioni climatiche, soprattutto se
estreme, costituiscono il primo vero fattore limitante per l’adattamento di una
specie ad un determinato habitat, non solo, a volte queste possono determinare
delle convergenze adattative tra specie che sembrerebbero non avere nulla a che
vedere l’una con l’altra.
Lo scopo di questo lavoro è proprio quello di
analizzare e confrontare l’architettura animale con quella umana e, più
specificatamente, la struttura dei termitai desertici con la struttura e i
criteri costruttivi delle case in terra rossa dei territori della penisola
arabica (Yemen, Oman, Iran), al fine di evidenziare come una certa situazione
climatica, possa rendere simile l’adattamento dell’uomo e degli animali rispetto
ad un dato habitat.
Cap. 1 L’architettura dei territori della
penisola arabica.
Da quando gli uomini hanno cominciato a
vivere al riparo di luoghi coperti hanno
adattato le loro
abitazioni alle particolari condizioni climatiche.

Il materiale da costruzione, le
porte, le finestre, la forma generale dell’edificio
rispondono alle esigenze del
clima dei rispettivi
luoghi.
Nei
climi freddi,
le case tendono ad essere
solide,
con
muri spessi
che assicurino un adeguato
isolamento termico
e
grandi finestre sul lato
che guarda il sole, che consentano di ricevere la maggiore
quantità possibile di calore solare. Nei
climi caldi
le case sono progettate per
assicurare l’ombra
e
consentire la massima
circolazione dell’aria all’interno.
Nelle
regioni desertiche,
dove al caldo cocente del pomeriggio segue spesso un rapido abbassamento della
temperatura durante la notte, le case hanno bisogno di
muri spessi
che assicurino il dovuto isolamento per il necessario equilibrio termico; le
stanze, in tal modo, sono
più fresche durante il
giorno e
più calde durante la
notte.
Lo Yemen e l’Oman fanno parte della penisola
arabica, questi territori sono caratterizzati da un clima torrido nelle zone
costiere e temperato in quelle montuose, con inverni molto freddi e intense
escursioni termiche.
L’Iran è uno stato mediorientale,
caratterizzato da un clima di tipo continentale, con estati particolarmente
calde lungo il litorale che si affaccia sul golfo Persico e il golfo di Oman.
Sugli altipiani centrali il clima è più temperato, ma estremamente arido. Anche
qui sono molto marcate le escursioni termiche, diurne e stagionali.
In virtù di quanto sopra descritto, le
soluzioni architettoniche e urbanistiche di questi territori non possono che
essere la risultanza di un perfetto equilibrio tra caratteristiche climatiche,
possibilità di reperire facilmente i materiali da costruzione e, in misura non
trascurabile, anche retaggi storico-politici che in questi paesi plasmano
profondamente la società e la cultura locali.
Di questi elementi è soprattutto il clima a
dettare “le regole dell’arte” e il materiale da costruzione a determinare gli
“stili”; quest’ultimo viene individuato soprattutto tenendo conto della
reperibilità locale delle materie prime.
In questi luoghi l’adattamento dell’uomo ad
un clima talvolta inclemente, ha portato ad una fusione tra architettura ed
ambiente e, contemporaneamente, ha tenuto in debita considerazione una struttura
sociale estremamente conservativa.
La maggior parte delle costruzioni arabiche
si sviluppano in altezza e si articolano secondo la struttura economica e
familiare: al piano terra si trovano i locali destinati al ricovero degli
animali e al deposito delle granaglie, sopra vi sono le cucine e le stanze
riservate a donne e bambini, quindi quelle degli uomini e, all'ultimo piano, la
sala di ricevimento, "muffredge", spazio destinato agli uomini, nel quale si
consuma il rito quotidiano del qat.
Le case yemenite, per esempio, sono alte fino
a sei piani e rappresentano un tipico esempio di architettura spontanea. La
tecnica costruttiva non prevede l'intervento di un architetto ma solo la
presenza di un capo mastro che costruisce l'abitazione senza una pianta
predeterminata, ma cercando di interpretare le esigenze della famiglia
committente.
La struttura tipica di una casa arabica
consta di fondamenta poco profonde in pietra, pareti esterne sempre in pietra
fino al primo piano e poi in mattoni 'crudi' (cioè fatti essiccare al sole) o
cotti in forni. Il tetto è formato da
travi di legno e copertura in fango, un tempo impermeabilizzata con un impasto
di albume d'uovo e gesso, recentemente sostituito da smalto bianco. La facciata,
particolarmente ricca di ornamenti, ha un aspetto elegante e armonico.
Una caratteristica interessante sono le
finestre, più piccole ai piani bassi e più grandi man mano che si sale verso
l'alto. Le aperture esterne sono composte da tre elementi funzionali: luce,
vista e ventilazione. I portoni sono spesso dei capolavori artistici, realizzati
in legni pregiati e fissati con grossi chiodi di ferro battuto; al centro è
ricavata un'apertura attraverso la quale si accede all'interno scavalcando lo
zoccolo formato dalla cornice della porta.
All'interno della casa le stanze sono
ripartite ai vari piani intorno a una o più sale, con un unico ingresso, una
sola cucina, una 'stanza dell'acqua' (bagno) ad ogni piano. L'arredamento è
essenziale: cuscini e materassi lungo le pareti che servono da sedili, nicchie
per riporre gli oggetti di uso quotidiano, tappeti, casse porta-oggetti in legno
scolpito o ferro. (figg. 2 e 3 Tipiche costruzioni in
terra cruda dello Yemen e dell’ Oman.)
Cap. 2 La terra cruda
La cifra significativa dell’architettura
della penisola arabica è l’utilizzo
della terra cruda, materiale con cui viene realizzata la struttura portante (e
non solo) delle abitazioni.
La terra cruda è stata adoperata da millenni
e con continuità dall’uomo per costruire, tra le altre cose, le proprie dimore;
essa ha avuto uno sviluppo notevole nelle civiltà del passato ed oggi è
ampiamente diffusa in molti paesi; è il materiale da costruzione più utilizzato
al mondo: almeno un terzo (ma forse anche la metà) della popolazione mondiale
vive in costruzioni di terra cruda.
Per costruire con la terra cruda è necessario
un terreno ad alta componente argillosa e, considerando il forte legame
esistente tra la reperibilità del materiale ed il suo utilizzo nella
costruzione, essa è stata usata in tutte le aree in cui il suolo presentava le
giuste caratteristiche.
La rivoluzione industriale, accusando di
inadeguatezza le tradizionali tecniche locali, ha determinato un momentaneo
declino della terra cruda (relegata, nella coscienza comune, alla costruzione di
capanne nei paesi in via di sviluppo!).
Si è persa così, almeno nel mondo
occidentale, la pratica costruttiva in terra, fino a quando, la crisi energetica
degli anni ’70 ha indotto gli architetti e gli ingegneri alla ricerca di
materiali eco-sostenibili, il cui utilizzo fosse compatibile con l’ambiente e
riducesse il consumo di energia in tutta la vita utile del manufatto. Ed ecco la
terra cruda tornare alla ribalta, soprattutto come oggetto di studio in vista di
una possibile utilizzazione ed ottimizzazione delle caratteristiche di
sostenibilità. Essa infatti presentava numerosi vantaggi rispetto ai
tradizionali materiali da costruzione:
-riduzione del consumo di energia nei
processi di produzione del materiale;

-riciclabilità;
-alto coefficiente di isolamento termico ed
igronometrico;
-riduzione dei residui di lavorazione;
-maggiore sostenibilità economica.
Se nella maggior parte del mondo occidentale
la terra cruda rappresenta un’alternativa eco-sostenibile al calcestruzzo
armato, il mondo mediorientale, Yemen, Oman, Iran in primis, hanno fatto di
questa non solo la materia prima per la costruzione degli edifici, ma
soprattutto una vera e propria cultura architettonica, ammirata dai visitatori
di tutto il mondo.
Il termine “costruzioni in terra cruda” è
generico ed include in sé tutte le costruzioni che utilizzano come materia prima
una terra prevalentemente argillosa, opportunamente impastata con acqua ed
inerti e fatta essiccare al sole.
È un materiale ampiamente diffuso e
facilmente reperibile e pertanto viene adoperato in vario modo e in più settori;
in funzione delle caratteristiche del suolo, delle condizioni climatiche, delle
tradizioni costruttive e delle esigenze progettuali, si sono sviluppate diverse
tecniche di messa in opera, che vanno da quelle che adoperano elementi
preformati e di dimensioni ridotte, a quelle per colatura dell’impasto
all’interno di casseri, a quelle che utilizzano la terra come rivestimento di
strutture in legno.
Innanzitutto si può distinguere tra terra di
tamponamento e terra portante. Nel primo gruppo ricadono quelle tecniche in cui
la terra è utilizzata per rivestire una struttura principale realizzata con
altri materiali. Nel secondo gruppo invece sono incluse tutte quelle tecniche
costruttive tese ad ottenere una costruzione con struttura portante in terra.
Questo gruppo può essere diviso a sua volta in altri due sottogruppi, in
funzione del comportamento strutturale dei paramenti murari: le pareti possono
essere realizzate o con elementi di dimensioni ridotte e comportarsi, a presa
avvenuta, come delle murature, oppure possono avere un comportamento finale di
tipo monolitico.
La caratteristica fondamentale della terra
cruda, che ne fa un’importante strumento di difesa contro le escursioni termiche
tipiche dei territori arabici, riguarda la sua intrinseca stabilità termica
dovuta alla sua massa grande e compatta, la quale consente di avere: in inverno
accumulo di energia solare e, al contempo, la più bassa dispersione di calore
possibile, e, in estate, un adeguato raffrescamento (ottenuto grazie a semplici
aggetti per schermare la luce del sole), che consente di mantenere la
temperatura interna di almeno 5 gradi inferiore rispetto all'esterno. La
solidità e l’imponenza delle strutture realizzate in terra cruda offrono,
inoltre, un’eccellente protezione dai venti che nei territori desertici,
soffiano violenti e carichi di sabbia. Oltre a quelli già enunciati, la terra
cruda offre dei comfort che la rendono un materiale naturale all’avanguardia,
come la capacità di garantire un efficace sistema di ricambio d’aria, realizzato
attraverso una delle più avanzate tecniche di
ventilazione naturale, che trova largo impiego, per esempio nelle torri del
vento iraniane. Alla base di tale tecnica risiede un meccanismo che prevede la
possibilità di catturare il vento in alto,
dov'è più veloce e più freddo, condurlo all'interno dell'edificio, attraverso
condotti verticali che hanno un involucro di massa consistente, (in modo da
impedire il riscaldamento dell'aria) ed espellere quindi l'aria calda e viziata
dei vani interni attraverso apposite aperture poste in alto.
Non meno importante si rivela l’aspetto
riguardante il risparmio energetico e la riduzione dell’inquinamento e dei
materiali di scarto prodotti. La produzione del calcestruzzo, per esempio,
comporta il consumo di una tonnellata di combustibile per ogni tonnellata di
cemento prodotto, generando contemporaneamente una tonnellata di anidride
carbonica. Al contrario, il processo produttivo dei materiali in terra cruda,
comprese la loro posa in opera e l’esercizio delle costruzioni con essa
realizzate, non generano alcun tipo di inquinante e permettono il riutilizzo
dei, già pochi, prodotti di scarto. In termini monetari, inoltre, il risparmio
rispetto alle costruzioni tradizionali, si attesta sul 20-40% ed è
essenzialmente dovuto all’abbattimento dei costi di realizzazione e di
trasporto.
Tuttavia le costruzioni in terra, proprio in
virtù del fatto che il loro costituente principale è una terra prevalentemente
argillosa e ricca di humus, risultano estremamente vulnerabili all’attacco
dell’acqua, all’infiltrazione di umidità e ai cicli gelo-disgelo; ciò ne provoca
il processo di rigonfiamento e successivo ritiro, che a sua volta ne favorisce
la fessurazione interna; il caldo afoso del giorno seguito da temperature
notturne rigidissime causa, invece, problemi di gelività che generano il
distacco del materiale; il vento, la grandine e la pioggia favoriscono
l’erosione degli strati più esterni; l’attacco da parte di muffe, licheni e
termiti causano un generale indebolimento della struttura. Ognuno di questi
fattori compromette la risposta meccanica della struttura alle sollecitazioni
esterne e, in particolare, rivelano una
spiccata vulnerabilità sismica. Per questi
motivi, sempre più spesso nella preparazione dell’amalgama da utilizzare per le
costruzioni, si ricorre all’aggiunta di leganti, come calce, cemento e bitume,
in percentuale variabile tra il 2 e il 4%, al fine di migliorarne le prestazioni
meccaniche; il prodotto che si ottiene viene chiamato “terra stabilizzata”, la
quale trova largo impiego anche nel settore dei trasporti. Inoltre, la capacità
di assorbire le spinte sismiche e la resistenza ai grandi venti vengono
migliorate attraverso l'adozione di una struttura interna costituita da un
graticcio di pali in legno di piccolo diametro, e da opportune legature
effettuate agli angoli perimetrali e negli incroci dei muri.
Cap. 3 Effetti dei flussi termici sulle
strutture
Le dimore sia umane che animali vengono
concepite e strutturate in modo tale da assolvere a due obiettivi fondamentali:
protezione dagli agenti atmosferici esterni e garanzia di comfort abitativo.
Entrambe queste due esigenze devono
fronteggiare l’ineluttabilità dei particolari fattori climatici locali oltre che
il naturale succedersi dei periodi freddi a quelli caldi.
Le strutture in terra cruda, si oppongono
energicamente alle temperature estreme e attutiscono, attraverso la massa
muraria delle pareti e del tetto, i fortissimi gradienti termici esterni, senza
l’ausilio di climatizzazione artificiale.
Affinché un’abitazione sia confortevole dal
punto di vista dell’equilibrio termico deve riuscire ad attenuare le
sollecitazioni dovute alle temperature esterne e, nello specifico, deve riuscire
a realizzare caldo in inverno e fresco in estate.
In inverno la situazione termica prevede che
la temperatura esterna sia nettamente inferiore di quella interna, con delle
variazioni tra giorno e notte non molto significative; l’interno dell’abitazione
tende, per raggiungere l’equilibrio termico con l’esterno, a raffreddarsi
tramite le porzioni esposte e, cioè le pareti verticali e il tetto.
Per evitare di ricorre spropositatamente alla
climatizzazione e/o al riscaldamento artificiale (imputati di gravare
pesantemente sul consumo energetico mondiale), sono pertanto necessari alcuni
accorgimenti che vadano ad agire sulla struttura stessa, attraverso 1) delle
aperture ad hoc che contribuiscano a captare la maggiore radiazione solare
possibile, ventilando adeguatamente gli ambienti e 2) l’utilizzo di soluzioni
tecnologiche che consentano di evitare la dispersione di calore attraverso le
pareti. Una di queste è la facciata ventilata, particolarmente sfruttata nei
climi rigidi, la quale funziona come un collettore solare che permette di
ventilare naturalmente gli ambienti interni con aria a temperatura maggiore di
quella esterna.
In estate la situazione è completamente
all’opposto, la temperatura esterna è molto più calda di quella interna e vi è
una maggiore incidenza dei gradienti termici tra giorno e notte. Nella figura
sottostante vengono rappresentati gli andamenti delle temperature esterne ed
interne nell’arco delle 24 ore in estate.
Si può affermare che la temperatura esterna
in estate abbia un andamento oscillante che presenta un massimo in
corrispondenza delle ore centrali del giorno e un minimo in quelle della notte;
le temperature interne, che si raggiungono negli ambienti per opera
dell’irraggiamento solare agente sulle pareti e sul tetto, presentano un
andamento simile, ma si può facilmente osservare che la seconda curva ha un
accentuato sfasamento ed una decisa attenuazione rispetto alla prima.
Ciò è dovuto al fatto che in estate
l’involucro esterno delle abitazioni mitiga le differenze termiche esterne,
ritardando anche la trasmissione del calore di un certo intervallo temporale.
In estate, dunque, si ha la seguente
situazione termica: di giorno il calore entra all’interno riscaldando gli
ambienti, di notte questi si raffrescano per opera dell’abbassamento delle
temperature e della conseguente fuoriuscita del calore all’esterno. Anche in
questo caso è opportuno, per limitare il ricorso al condizionamento artificiale,
adottare particolari accorgimenti costruttivi come il tetto ventilato che ha la
funzione di ridurre il flusso di calore in entrata, incidente sul tetto della
struttura.
Cap. 4 L’architettura animale: i termitai
desertici
Non è difficile supporre che molti
comportamenti che l’uomo ha lentamente acquisito nel corso della sua storia
derivino dall’osservazione del mondo animale e delle modalità attraverso cui
questo ha saputo adattarsi, di volta
in
volta, ai contesti ambientali e climatici delle proprie aree di appartenenza.
Il termitaio è il massimo esempio di
architettura animale cui si ispirano i più arditi prodotti ingegneristici e
architettonici di tutti i tempi. Esso rappresenta il nido delle termiti, gli
insetti tradizionalmente più temuti dal legno, alle quali, però, va riconosciuto
il titolo di abilissime costruttrici; queste, infatti, impastando la sabbia con
una sostanza collante prodotta dalle loro mandibole, riescono a creare un
impasto che seccandosi diventa durissimo ed estremamente solido, edificando dei
veri e propri castelli cuneiformi, la cui struttura architettonica di base è
l’arco (che l’uomo per millenni non ha saputo realizzare) e concepiti in modo
tale da ridurre al minimo le fluttuazioni termiche al loro interno.
A dimostrazione di come le dimensioni di cui
la natura ha dotato ogni suo elemento siano emblematiche per l’adattamento ad un
determinato ambiente, non si può definire il termitaio se non come un capolavoro
di edilizia naturale e di alta ingegneria; esso si innalza anche per molti metri
rispetto al piano campagna, il più alto è il termitaio Africano Macrotermes
bellicosus, che si staglia dal suolo per ben 12 metri…per fare qualcosa di
simile l’uomo dovrebbe, in proporzione, costruire un grattacielo di circa 10Km!
(fig. 21 Termitaio “Macrotermes bellicosus”)
Tali edifici non sono solo alti ma si
sviluppano anche molto in profondità poiché, soprattutto le termiti desertiche,
per soddisfare i loro bisogni di umidità, scavano gallerie in direzione delle
falde acquifere, raggiungendo anche i 40 metri di profondità e garantendo un
continuo approvvigionamento d’acqua.
L’interno di queste costruzioni è vuoto, ma
la disposizione dei cunicoli è strategica poiché crea delle correnti d’aria che
fungono da condizionatori di calore e umidità, garantendo il continuo ricambio
di ossigeno. La parte più interna del termitaio è quella che costituisce il vero
prodigio architettonico; per ogni funzione necessaria alla vita sociale delle
termiti, esistono degli appositi ambienti: c’è la camera occupata dal re e dalla
regina, quella per la covata, quella per le riserve di cibo e quella adibita
alla coltivazione dei funghi (utilissimi proprio per mantenere ottimali le
condizioni igrometriche).
La struttura del termitaio è tale che il
rapporto superficie esposta/superficie non esposta risulta essere non casuale;
l’asse maggiore di tale curiosa costruzione si sviluppa in direzione Nord-Sud,
in modo da esporre a meridione il lato più corto, mentre le gallerie interne
sono posizionate in modo tale da garantire la permeabilità ai flussi
d’aria, attraverso l’opportuna chiusura e
apertura (col fango) dei cunicoli stessi, che quindi si comportano come veri e
propri condotti di ventilazione. Si pensi che quando la temperatura esterna è di
40°C l’interno dei termitai presenta una temperatura di ben dieci gradi
inferiore.
La porzione più esposta all’irraggiamento
solare è la cresta del termitaio, che però non contiene gallerie; essa
costituisce un cappello pieno, capace di proteggere i passaggi sottostanti
attraverso la sua massa termica; questa, inoltre,
essendo attraversata da una sorta di comignolo, è in grado di favorire la
fuoriuscita dell'aria viziata.
Queste strategie di climatizzazione generano,
unitamente al metabolismo delle termiti, un microclima interno, la cui
temperatura si mantiene pressoché costante nel succedersi delle stagioni.
Il termitaio, quindi, pur essendo il prodotto
del lavoro di una famiglia di insetti, delle termiti appunto, rivela al suo
interno una strabiliante funzionalità ed un’incredibile serie di comfort e di
soluzioni progettuali, che l’uomo ha potuto realizzare grazie all’ausilio
dell’alta tecnologia, dell’elettricità, dei traguardi raggiunti dalla scienza e
dalla cultura e della razionalità di cui egli è naturalmente dotato.
Cap. 5 Confronto fra la struttura delle
costruzioni in terra e quella dei termitai
Si è analizzato, fino a questo punto, la
struttura degli edifici in terra della penisola arabica (Yemen, Oman e Iran),
contestualizzando le tecniche costruttive e le soluzioni progettuali al
particolare quadro climatico esistente in questi territori; quindi si è
osservata la struttura del tipico termitaio desertico, sottolineandone la
capacità di assolvere efficacemente alle esigenze di questi piccoli ma grandi
architetti, quali sono le termiti.
Di entrambe queste due forme di architettura
è stato maggiormente approfondito l’aspetto climatico e, cioè, la risposta di
queste costruzioni agli importanti gradienti termici (giornalieri e stagionali),
che interessano le zone desertiche e, quindi, anche i territori della penisola
arabica.
Volendo operare un confronto diretto tra le
due forme di architettura, che in maniera più generale si collocano a
capostipiti delle due grandi famiglie “architettura dell’uomo” e “architettura
animale”, e tenendo sempre in debita considerazione gli autori di ciascuna delle
due, si può affermare che entrambe sono il risultato di un processo di
adattamento (dell’uomo e della termite) ad un habitat molto difficile,
caratterizzato da una situazione climatica che presenta punte termiche estreme,
anche nell’arco della stessa giornata, e da fattori meteorologici inclementi
come afa, vento e piogge torrenziali.
Le strutture in terra, superficiali o
troglodite che siano, offrono una valida risposta alle escursioni termiche sia
per le proprietà intrinseche di questo materiale, sia per le dimensioni delle
murature e delle pareti, sia, ancora, per la strategica struttura e disposizione
degli ambienti rispetto all’illuminazione e al calore solare. Il termitaio,
parimenti, è una struttura estremamente solida e compatta, dalla forma e
dall’orientazione ottimali per usufruire al meglio delle ore d’insolazione. Il
principale materiale da costruzione anche in questo caso è la terra, la cui
durezza si oppone energicamente all’azione meccanica delle correnti.
Più in particolare, l’interno delle case in
terra che si sviluppano in superficie è strutturato in modo tale da assicurare
il comfort termico sia per le persone, che abitano solitamente i piani
superiori, che per gli animali e gli alimenti che si trovano ai piani inferiori;
l’umidità è ottimale grazie alla naturale capacità della terra di trattenere
quest’ultima (anche dopo la parziale essiccazione delle murature).
L’illuminazione, è garantita dalle aperture che sono più pronunciate ai piani
inferiori e vanno restringendosi man mano che si sale verso l’alto. La
ventilazione e il ricambio dell’aria, laddove non fossero sufficientemente
assicurati dalle finestre, possono essere migliorati coi sistemi di captazione
del vento, tipici delle torri del vento iraniane.
Le abitazioni troglodite, nonostante si
sviluppino in profondità, hanno una struttura simile ma speculare a quelle
superficiali; animali e granaglie al primo livello, stanze abitate ai livelli
successivi e, quindi, più in profondità. Tale disposizione assicura una giusta
umidità interna e un’elevata protezione dai gradienti termici e dai venti ma,
rispetto alle costruzioni superficiali, vengono fortemente penalizzate sia la
ventilazione, che l’illuminazione. Per tali motivi si cerca di migliorare
quest’ultimo aspetto attraverso l’utilizzo di intonaci e imbiancature che
esaltino il debole riverbero di luce proveniente dalla sola apertura
superficiale; per ciò che riguarda la ventilazione, l’unica risorsa disponibile
è un condotto che collega i vani interni con la superficie.
Il confronto col regno animale ci evidenzia
una migliore gestione da parte delle termiti delle aperture e dei cunicoli da
queste realizzati; la protezione dalle punte termiche e dagli agenti atmosferici
è assicurata dalla struttura e dall’orientazione del termitaio; le colture dei
funghi e il metabolismo delle termiti garantiscono la giusta umidità interna;
la ventilazione e il ricambio d’aria sono ottenuti efficientemente
dall’opportuna chiusura o apertura delle gallerie col fango.
Da un punto di vista più prettamente
socio-culturale, è possibile affermare che la tipica famiglia arabica non si
limita, come nella maggior parte del mondo occidentale, alla parentela stretta
(madre, padre e figli), ma come ben noto, essa comprende il capostipite, una o
più mogli, i figli, i nonni, le sorelle o i fratelli e, quindi i cognati coi
rispettivi figli; un nucleo, insomma, molto numeroso e compatto che convive in
una sorta di famiglia patriarcale dalle regole rigide e conservatrici;
analogamente il termitaio è un esempio di famiglia allargata, in cui convivono
migliaia (anche milioni) di esemplari, stretti intorno alla re e alla regina,
ognuno col suo ruolo da svolgere all’interno di un organizzatissimo centro
operativo.
Le soluzioni architettoniche sviluppate
dall’uomo e dalla termite sono quindi la naturale conseguenza di un’esigenza
adattativa ad una certa situazione climatica che, nel tempo, ha spinto l’una e
l’altra specie a cercare il compromesso ottimale tra funzionalità e reperibilità
delle materie prime; non solo, le due forme architettoniche si distinguono
soprattutto per la finale destinazione d’uso e, cioè, in entrambi i casi, un
“animale” sociale, che condivide coi suoi simili lo spazio abitativo, le
attività domestiche, le abitudini e i comportamenti della comunità intera.
Va, insomma, delineandosi una strana, ma
reale, convergenza adattativa tra l’uomo (e, in particolare, l’uomo che abita i
territori della penisola arabica) e la termite delle zone desertiche;
convergenza strana, non fosse altro che per le dimensioni intrinseche dell’uno
e dell’altra, che nella storia dell’umanità hanno determinato, come osservato
nell’introduzione a questo lavoro, una profonda diversificazione dei modi e
delle possibilità di sopravvivenza.
Ciò porta a pensare che nei processi
evolutivi l’uomo non sia solo stato condizionato dall’ambiente circostante, ma
che in qualche modo sia stato, da questo, anche ispirato a trovare delle
sistemazioni che si confacessero al meglio ai suoi bisogni.
Cap.6 Possibili applicazioni in vista del
risparmio energetico
L’utilizzo di materiali naturali per
edificare strutture a scopo abitativo (come le case in terra cruda e il
termitaio sopra analizzati) rientra in quel grande ventaglio di soluzioni
proposte dall’ “architettura bioclimatica”, cioè quell’insieme di tecniche
costruttive che permettono di rendere l’architettura di un territorio il più
possibile eco-sostenibile.
Oggi, di fronte al degrado ambientale del
territorio, l'obiettivo di chiunque si appresti a costruire non deve essere solo
il risparmio energetico, ma anche il miglioramento della qualità e della
vivibilità dell'ambiente in genere.
Ogni fase di trasformazione o di utilizzo
delle fonti energetiche fossili è causa di danni ambientali, che principalmente
si presentano sotto tre aspetti:
-Inquinamento atmosferico;
-Aumento dell'effetto serra e del
riscaldamento globale;
-Esaurimento delle risorse non rinnovabili.
Nell’architettura bioclimatica si progetta in
funzione di due fattori:
-bio: la vita e, in particolare il benessere
dell’uomo, dell’ambiente e del pianeta tutto;
-clima: l’insieme degli aspetti climatici del
luogo, delle risorse rinnovabili (sole, vento, acqua) e delle risorse
fisico-ambientali del territorio (orografia, vegetazione, terreno).
E' molto interessante osservare come in
alcuni territori gli aspetti bio-climatici siano stati fatti propri
dall'architettura tradizionale locale, molto prima che si parlasse di crisi
energetica o di degrado ambientale, portando a soluzioni costruttive ingegnose
dal punto di vista funzionale e spesso anche molto significative dal punto di
vista estetico e simbolico. Una vera e propria arte del costruire, di simbiosi
tra clima locale, caratteristiche dell'ambiente fisico e dei materiali da
costruzione. Le tipologie, le forme e le tecniche costruttive, i componenti e i
materiali impiegati, evidenziano soluzioni formali di “un'architettura che si è
sviluppata senza architetti”, frutto dell'intelligenza umana e della profonda
conoscenza dei fattori ambientali.
Il grande errore dell’architettura e
dell’edilizia moderna è quello di pensare solo all’innovazione tecnologica
(pannelli solari e fotovoltaici, energia eolica, biomasse) come supporto
all’eco-sostenibilità, ignorando che già la natura stessa e l’ingegno umano
contengono tutto ciò che serve per progettare in maniera intelligente e
sostenibile.
Le regole del buon
costruire possono essere ricercate anche nel mondo animale, (esempio che la
natura gratuitamente ci fornisce), esse vanno rivisitate, opportunamente
adattate alle diverse esigenze e integrate dalle attuali opportunità,
nell’ottica, quanto mai necessaria, di ottenere i migliori risultati nel
delicato equilibrio fra ambiente e innovazione.
*)
Vanessa Riitano nasce a Locri (RC)
nel 1984 ma vive da sempre a Roccella Ionica (RC), paesino del litorale ionico
della Calabria. Consegue la maturità scientifica nel 2003 e la Laurea
Specialistica in Ingegneria per l’Ambiente ed il Territorio nel 2009 con lode e
dal 2010 è iscritta all’albo degli Ingegneri di Reggio Calabria. Attualmente
lavora in una ditta di lavorazione del marmo come disegnatrice CAD e
contemporaneamente collabora con il comune di Roccella Ionica nel progetto di
raccolta differenziata porta a porta come temporary manager. Dal 2006 impartisce
lezioni private di matematica, fisica, chimica e lingue straniere.
La sua passione per la vita in tutte le sue
sfumature (arte, musica, sport, lettura, scrittura) la porta a intraprendere con
impegno e dedizione una miriade di attività che combinate al suo status di madre
e moglie ne fanno una persona super impegnata ma felice d’esserlo. Ha pubblicato
un libro di poesie con la CSA editrice (“Pensieri di carta”, collana Diamantini,
Dicembre
2010).
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